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Streaming al picco: negli Usa sorpassa la pay-tv via cavo, ma durerà? Nuovi scenari per spettatori e operatori

Pixabay

Nel breve periodo vedremo dei bei cambiamenti nell’offerta di contenuti e nell’industria dello streaming. Intanto però godiamoci le nuove spettacolari produzioni che possiamo raggiu ngere subito con un batter di ciglio.

Su Prime Video di Amazon il 2 settembre è arrivato “Gli anelli del potere“, da Tolkien, la più costosa produzione della storia dell’immagine in movimento. Si stima, infatti che la produzione sia costata 1 miliardo di dollari, tre volte tanto quanto è occorso per Top Gun: Maverick. Mentre HBO Max (in Italia Sky e Now TV) ci propone il prequel del super-blockbuster “Il Trono di spade” che si chiama House of Dragon, sempre da George R.R. Martin.

Da parte sua Disney plus sta per mandare sugli schermi la serie “Star Wars: Andor” alla quale si affiancheranno una sequela di programmi che includono, tra gli altri, il remake di Pinocchio, uno spinoff di Cars il classico Pixar e She-Hulk, che schiera l’omonimo personaggio creato dalla Marvel. Come spettatori non possiamo che gioire di queste proposte incluse nel nostro abbonamento senza bisogno di alcun supplemento. Durerà? Probabilmente no, la festa potrebbe finire con questa valanga di novità programmate quando gli streamers sembravano gli All Blacks, oggi in crisi anche loro.

Piattaforme sulla difensiva, lo streaming è giunto al picco

Anche gli imprenditori dello streaming e i loro investitori possono essere contenti: in America lo scorso luglio, lo streaming ha raggiunto una quota leggermente superiore di spettatori (il 34,8%), di quella della tv a pagamento via cavo (il 34,5%). È la prima volta che succede, un sorpasso storico, un traguardo pazzesco.

Ormai, però, c’è la convinzione diffusa che lo streaming sia giunto al picco e senz’altro non potrà replicare i tassi di crescita che ha avuto di recente, soprattutto durante la pandemia. Alcuni osservatori specializzati, e di riflesso gli investitori, stanno iniziando a ritenere che il modello di business dello streaming, del quale Netflix è il compendio e il modello, non sia più sostenibile dal punto di vista economico e della redditività. Secondo Wall Street è arrivato il momento di fare soldi piuttosto che lavorare incessantemente per raggiungere nuovi abbonati. Da questa consapevolezza nasce anche la spaventosa perdita di capitalizzazione di Netflix che si è visto portare via 200 miliardi di valore in pochi mesi.

Ci sono anche delle enormi pressioni su Disney che ha pur fatto un’impresa con Disney Plus superando il numero di abbonati di Netflix. Sono soprattutto di investitori attivisti come Carl Icahn a spronare la casa di Topolino a mettere mano a un nuovo modello economico di streaming.

Amazon e Apple sono meno investiti da questa turbolenza perché Prime Video e Apple TV+ sono, in ultima analisi, business ancillari delle molteplici attività dei due colossi. Possono permettersi di operare in perdita.

Le sale cinematografiche e la rinascita del settore grazie alle partnership

Non è che gli operatori che gestiscono le sale cinematografiche stiano tanto meglio o beneficino della perdita di appeal dello streaming. La gente è tornata nelle sale ma siamo ancora sotto i livelli pre-pandemici che si presentavano già stagnanti.

La seconda più importante catena di sale cinematografiche, Cineworld, è sull’orlo della bancarotta e deve subito trovare le risorse per fa fronte ai 9,5 miliardi di debito. AMC, la più grande catena del mondo, è ancor più indebitata ed è stata sulle prime pagine dei giornali non per le sue attività, ma per essere diventata un clamoroso caso di “meme stock”, cioè di azione speculativa di tendenza tra i trader e gli investitori non professionisti.

I gestori dei cinema hanno passato anni a lottare alacremente contro la rivoluzione dello streaming, adesso succede che stanno iniziando a guardare a Netflix, Apple e Amazon con occhi differenti, come possibili partner per avviare la rinascita del settore in difficoltà.

John Fithian, direttore della National Association of Theatre Owners, ha dichiarato al “Financial Times” che sono in corso trattative con Apple, Amazon e Netflix per un’uscita dei loro film nelle sale e che c’è “un certo ottimismo” riguardo a un accordo.

“Tutte e tre queste società stanno valutando la possibilità di uscite nelle sale cinematografiche più grandi – ha detto Fithian. Si tratterebbe di un portafoglio che non abbiamo mai avuto prima. Penso che nel 2023 cominceremo a vedere qualcosa”.

Un sistema traballante. L’inflazione e il carovita incidono sulla spesa per lo streaming e per il cinema

Alla base di questo stato di cose c’è la fondata preoccupazione che l’inflazione e il carovita possano intaccare seriamente la spesa dei consumatori/spettatori in beni voluttuari tra i quali si include anche il divertimento e la cultura. Una spesa, quella per i servizi online, che, peraltro, ha assunto proporzioni non indifferenti nel budget familiare.

Il “Financial Times” riporta l’opinione di Niels Juul, che è stato produttore esecutivo del film di Martin Scorsese, The Irishman, finanziato da Netflix. “Tutti a Hollywood pensano in grande. Ma gli abbonati sono ormai sommersi al punto da guardare le fatture mensili e dire: ‘Devo tagliare qualcosa, ho 140 dollari di abbonamenti qui!’”. Eppure sono proprio i consumatori a beneficiare di più dell’ambaradan dello streaming. Succede però che, malgrado gli abbonati stiano facendo un ottimo affare, una recente analisi di Morgan Stanley, riportata dal “Financial Times”, stima che l’afflusso annuale di nuovi abbonati alle piattaforme passerà dai 160 milioni del 2020 ai 60 milioni del 2025.

Un ridimensionamento considerevole e preoccupante dato che alcuni servizi di streaming, come Disney e Warner Bros Discovery che contano di raggiungere il break-even nel 2024. Quindi tutto il sistema inizia a vacillare.

Il cambio di strategia degli streamers: basta “binge vision”

Come pensano i servizi di streaming di far fronte a questo nuovo stato di cose? Disney e Netflix stanno programmando un aumento dei canoni di abbonamento e lavorando alla introduzione di nuovi layer di accesso al servizio supportati dalla pubblicità.

Vogliono offrire ai consumatori un’opzione più economica in un contesto di concorrenza agguerrita e di inflazione in crescita. A questo scopo Netflix ha già avviato una collaborazione con Microsoft. Presto vedremo qualcosa. Anche la condivisone gratuita dell’account tra familiari e amici potrebbe arrivare al capolinea per essere offerta solo con un extra.

Tutte le piattaforme, in misura più o meno rilevante, stanno mettendo termine al costume della binge vision, cioè le maratone visive, per le novità. Gli episodi delle serie maggiori arrivano già uno o due alla settimana (il venerdì, in genere) e non più tutti simultaneamente.

Warner (HBO Max), invece, ha messo mano a tagli significativi e altre “misure aggressive per correggere la rotta” con lo scopo di ottenere almeno tre miliardi di dollari di risparmi entro il 2024. Il nuovo amministratore David Zaslav ha lasciato di stucco Hollywood mettendo fine al mega progetto di Batgirl, una produzione da 90 milioni di dollari.

Giro di vite sugli originals

Malgrado il forte rallentamento nell’acquisizione di nuovi abbonati, le piattaforme di streaming continueranno a investire fino al 2023 le ingenti risorse programmate nella produzione di contenuti originali.

Negli anni a venire questa effervescenza produttiva si attenuerà di fronte alla necessità, non tanto di estendere l’audience, quanto di massimizzare i ricavi che è possibile spremere dalla base degli abbonati esistenti. Ma anche qui c’è un problema di non poco conto soprattutto per i servizi di streaming puro come Netflix, HBO Max, Hulu e Disney Plus.

Lo spiega bene al “Financial Times” Niels Juul: “Se intendono competere con Apple e Amazon, che hanno una quantità illimitata di risorse che proviene da altre attività, il ridimensionamento dei budget diventa molto complicato nel senso che non è più possibile arruolare i grandi talenti perché non si possono più pagare i loro cachet. A cosa allora ricorreranno? A film indipendenti con budget di 12 milioni di dollari? Mi dispiace, quel treno è già passato”.

La partita si gioca tutta sui blockbuster. Quindi ad essere penalizzate saranno le produzioni indipendenti che avevano caratterizzato l’ondata dello streaming in modo positivo dando spazio a un certo cinema d’autore e di qualità che non trovava spazio, proprio per quelle ragioni, nelle produzioni destinate alle sale cinematografiche. Si stanno anche restringendo i premi per i produttori previsti dalle piattaforme. Se un tempo un progetto poteva ritagliarsi un 20 o 30 per cento sul margine, adesso questa quota tende a non superare il 10 per cento.

L’ascesa della reality TV

Un’altra tendenza già percepibile negli orientamenti dei servizi di streaming è quella verso forme di intrattenimento del genere televisivo basato sulla rappresentazione di situazioni di vita reale, non sceneggiate: il reality appunto. Si tratta di una produzione più a buon mercato e più veloce del dramma sceneggiato. Netflix ha già iniziato a sperimentare questi formati di live streaming unscripted.

Amazon ne ha già sperimentato il successo e il gradimento con LOL – Chi ride è fuori, un reality italiano del 2021 condotto da Fedez e passato su Prime Video. Non ci resta che attendere e vedere. Una cosa certa esiste, però, ed è che lo streaming c’è e resterà.

Fonti:

  • Alex Barker e Christopher Grimes, Big budget blockbusters arrive amid fears of ‘peak TV’, “The Financial Times”, 25 agosto 2022
  • Christopher Grimes, Cinema operators look to streaming groups to help fill blockbuster shortfall, “The Financial Times”, 3 settembre 2022
  • Alex Barker, Netflix is starting to look more like traditional TV, “The Financial Times”, 1 settembre 2022
  • Anna Nicolaou e Richard Waters, Netflix teams up with Microsoft for ad-supported streaming tier, 13 luglio 2022
  • Christopher Grimes, Disney overtakes Netflix on streaming subscriptions, 11 agosto 2022
  • Brooks Barnes, Disney Considers a Membership Plan to Leverage Its Empire for Disney+, “The New York Times, 31 agosto 2022
  • Ross Douthat, With ‘House of the Dragon’ and ‘The Rings of Power,’ We’ve Entered the Age of Blockbuster TV, “The New York Times, 31 agosto 2022
  • Oliver Barnes e Robert Smith, Cineworld hopes to mount an escape thriller to rival Hollywood, 27 agosto 2022
  • Madison Darbyshire e Alice Hancock, Adam Aron, meme-stock marketer driving AMC’s wild ride, 19 marzo 2022
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