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Spending review: governo approva 1 miliardo di tagli ai ministeri

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto sulla spending review da 1 miliardo dei ministeri.

Il Premier Paolo Gentiloni ha firmato il Dpcm che ripartisce i tagli selettivi alla spesa fra i ministeri, per ridurre l’indebitamento della Pubblica Amministrazione, previsto dall’ultimo Documento di Economia e Finanza per il triennio 2017-2020. La riduzione del budget imposta ai ministeri sarà operativa con la prossima legge di Bilancio e prevede tagli di spesa di 1 miliardo di euro l’anno per  i ministeri a partire dal 2018.

“Le nuove disposizioni – precisa il comunicato di Palazzo Chigi – consentono quindi il superamento del criterio della spesa ‘storica’ e la riconsiderazione degli stanziamenti di risorse rispetto alle nuove esigenze. Ciascun Ministero deve indicare le azioni che intende intraprendere per conseguire il taglio di spesa deciso”. Trei i criteri da seguire: revisione di procedure amministrative o organizzative per l’efficienza; de-finanziamento interventi previsti; revisione meccanismi o parametri che determinano la spesa (prestazioni, aliquote ecc.). Entro il 20 luglio prossimo i ministeri dovranno inviare le loro proposte al ministero dell’Economia che le sottoporrà al vaglio della Ragioneria.

Il comunicato precisa infine che, inconsiderazioni degli obiettivi di governo, “il Dpcm esclude dalle riduzioni di spesa quelle relative a investimenti fissi lordi, calamità naturali ed eventi sismici, immigrazione e contrasto alla povertà”.

Il CdM ha detto sì anche alla riforma del Terzo settore, uno dei temi chiave all’ordine del giorno della riunione odierna, avviata tre anni fa con le linee guida e culminata con la Legge delega. In particolare i decreti legislativi approvati riguardano Codice del Terzo settore, la disciplina del 5 X 1.000 e la normativa sull’impresa sociale.

Nell’annunciare la riforma in questione, durante la conferenza stampa, il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ha parlato di “importante riconoscimento politico e normativo” ad un settore (volontariato sociale NdR) che si rivela “essenziale per la coesione sociale e la buona vita delle nostre comunità”.

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