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S&P e IHS Markit si fondono, ecco il nuovo cervello delle Borse

Photo by David Vives on Unsplash

Correva l’anno 1860 quando, alla vigilia della guerra di Secessione, presero il via le pubblicazioni dell’orario delle ferrovie degli Stati Uniti, la prima attività di Standard &Poor’s , oggi S&P, la premiata ditta che, ancora 160 anni dopo per il Wall Street Journal rappresenta “la scorciatoia obbligata per valutare lo stato di salute dei mercati finanziari”, grazie al suo indice azionario ed al rating sulle emissioni obbligazionarie, indispensabile per orientarsi tra i bond come il vecchio orario dei treni in movimento tra New York e Philadelphia.

L’accordo è stato raggiunto tra i due Cda e il vecchio  Signore dei mercati, oggi prende moglie nella persona di IHS Markit, una giovane londinese nata  nel 2016 dalla fusione di due società che raccolgono milioni di dati grazie al software utilizzato dalle grandi banche e dalle finanziarie per sottoscrivere bond e titoli azionari, nonché i dati sugli scambi sul mercato del petrolio e di altre materie prime in cui finora ha combattuto con Platt’s , altro indice controllato da S&P. Questo, in sintesi, il matrimonio finanziario del secolo. S&P s’avvia all’altare con una valutazione di 82 miliardi di dollari, Ihs Markit è valutata con un enterprise value di 44 miliardi di dollari inclusi 4,8 miliardi di debito netto. Le nozze, naturalmente carta contro carta, prevedono S&P assuma il controllo con la cessione di titoli per un ammontare corrispondente.  

Non stupiscano certe cifre. Dagli anni Ottanta quando Michael Bloomberg comprese che il futuro sarebbe passato dal controllo dell’elettronica, i prodotti finanziari, sempre più veloci, hanno mandato in pensione i vecchi traders sostituiti da strategie sempre più sofisticate e legate al controllo dei dati. Di qui la progressiva trasformazione del business: i vecchi listini azionari si stanno trasformando in aggressivi protagonisti del mercato, capaci di mettere a disposizione, naturalmente dietro compensi, i dati richiesti da operatori affamati di informazioni. E così le varie borse hanno potuto far fronte al calo degli introiti delle commissioni con i proventi delle varie S&P e Factsheet. Non a caso in questi anni si è scatenata una vera e propria corsa ai merger. Blackstone ha venduto al London Stock Exchange il colosso Refinitiv, nuovo nome di Thomson Reuters pagata 27 miliardi di dollari senza esitare a sacrificare Borsa italiana assai meno redditizia, specie in prospettiva. Per valutare il potenziale del controllo di queste macchine dei dati basti dire che dal 2017, primo anno di attività piena di Ihs Markit, nata per iniziativa di 12 banche, tra cui Goldman Sachs e Bank of America, il valore de titolo si è moltiplicato per tre.   

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Categories: Finanza e Mercati