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Snam rivede il suo portafoglio partecipate: ecco chi entra e chi esce nel nuovo Piano 2022-26

Imagoeconomica

Si potrebbe dire NonSoloSnam. Nel piano strategico al 2026 reso noto dalla utility, controllata da Cdp e partecipata dall’imprenditore modenese Romano Minozzi, non si parla solo di business, ma anche di mettere ordine nell’arcipelago indistinto delle partecipate Snam.

Le consociate viste come possibile fonte di valore

Già il comunicato dedica un capitolo a sé stante al portafoglio delle consociate, definito un “elemento di creazione di valore”. Inoltre, quando la società si riferisce alla strategia di allocazione del capitale, aggiunge che “resta prioritaria l’attuazione del piano di investimenti insieme alla massimizzazione del valore degli asset, cioè delle consociate” e precisa: “Snam potrebbe valutare una strategia di rotazione del capitale per gli asset considerati “non strategici” da utilizzare per possibili opportunità di crescita non organica.

L’Ad Venier attento alle opportunità di M&A

Più nel dettaglio è entrato poi lo stesso amministratore delegato di Snam Stefano Venier rispondendo alle domande degli analisti durante la presentazione del nuovo piano strategico 2022-2026, che prevede investimenti totali pari a 10 miliardi di euro (in aumento del 23% rispetto al piano 2021-2025):
Snam potrà considerare l’M&A “se si presenteranno opportunità non organiche nel business delle infrastrutture del gas con una chiara focalizzazione sul mercato nazionale” ha detto Venier. “Abbiamo solo piccole acquisizioni attualmente in atto nell’area business del biometano, che fanno parte della pipeline avviata nel 2022 e che sarà portata avanti nel 2023, ma sono davvero marginali rispetto ai numeri che abbiamo presentato”, ha puntualizzato l’AD.

La situazione attuale dell’arcipelago Snam e quali potrebbero essere le strategie future

Nel Monòpoli della società, da una parte ci sono alcune new entry strategiche, dall’altra ci sono partecipazioni considerate meno fit rispetto al business della utility e che potrebbero essere lasciate, mentre a ciò si aggiunge l’interesse per altri asset che potrebbero essere inglobati.

Snam le partecipazioni nop and yep

Snam che, ha rivisto la guidance sull’utile netto a fine 2026 a 1,27 miliardi di euro dai 1,13 del 2022, ha recentemente aggiunto nel suo portafoglio la partecipazione nel corridoio Sud con l’Algeria, composto da TTPC e TMPC, che sono state raggruppate in cluster per riflettere il loro ruolo rispetto agli obiettivi strategici di breve e medio-lungo periodo.

Del primo gruppo fanno parte gli asset definiti “Value Enhancers” dell’infrastruttura nazionale, ovvero quelli con una connessione alla rete Snam in Italia e che contribuiscono a circa il 60% dei proventi netti da partecipate previsto al 2026. Sono invece definite “Enablers” di opzionalità del business la francese Teréga, la britannica Interconnector e l’emiratina Adnoc: non hanno un collegamento con la rete italiana di Snam ma offrono visibilità sul mercato, così come opportunità di business e possibilità rispetto ad evoluzioni di portafoglio.

De Nora è una storia di successo

All’interno del capitolo sugli investimenti nei business della transizione energetica (che ammontano a 1 miliardo di euro), vengono ricordati i progetti in comune con De Nora. Snam ha una quota del 25,79% nella società quotata su Euronext Milan e specializzata nell’elettrochimica e nella filiera dell’idrogeno verde. “La nostra partnership con De Nora si sostanzia di ulteriori sviluppi, con la realizzazione di una Gigafactory per la produzione di elettrolizzatori in Italia, per la quale la Commissione UE, nell’ambito del programma IPCEI Hy2Tech, ha autorizzato la concessione di un sostegno finanziario entro un massimale di 63 milioni di euro”, si legge nel piano. Venier ha poi parlato di De Nora come di “una storia di successo“. “Il valore implicito è secondo noi più elevato del titolo attuale – ha aggiunto Venier – Siamo pronti a sostenerla, ma non abbiamo bisogno di avere una partecipazione del 25% e vedremo in futuro come si muoveranno le azioni e che opportunità ci saranno“.

Partecipate Snam: per Italgas possibile uno spin off

Inoltre, sono presenti partecipazioni come Italgas, di cui Snam è il secondo azionista, dietro a CDP, con una quota del 13,5%, e ITM Power, “che possono rientrare in una logica più opportunistica”, sottolinea Snam nel presentare il piano. In particolare riguardo Italgas Venier ha detto : “uno spin off, è quotata e opera in un settore nel quale noi non possiamo avere né una connessione diretta né sinergie per tutta una serie di motivi, è una buona azienda che fornisce un buon contributo al nostro gruppo, però possiamo considerarla per ottimizzare il nostro finanziamento“, ha concluso Venier.

Partecipate Snam e M&A: lo stoccaggio Edison è sotto osservazione

A una domanda sulla possibilità che Snam sia interessata alla capacità di stoccaggio di Edison, Venier ha risposto: “La risposta è ovvia. La capacità di stoccaggio di Edison è 1 bcm, la nostra 11 bcm. Avrebbe senso mettere insieme questi due asset per avere sinergie, ma molto dipende dalle decisioni che Edf ed Edison avranno al riguardo. Sicuramente seguiremo questa opzione molto molto attentamente“, ha spiegato.

Il baricentro del sistema energetico europeo si sposta a Sud

Più in generale Snam ha delineato quali saranno i settori di maggiore interesse, sui quali concentrale le sue attività di M&A. L’elevata incertezza e la diversificazione dalle fonti russe hanno fatto sì che il centro di gravità del sistema energetico europeo si sia spostato da nord verso sud, quindi verso il Mediterraneo, “da cui arriveranno in maniera strutturale maggiori flussi, con un ruolo più rilevante per il nostro Paese”, ha previsto Venier. In questo contesto, Snam “ha una posizione unica sul mercato dei Tso europei, è il più integrato in tutta la catena del valore, dal trasporto allo stoccaggio, e ha asset in posizioni cruciali per l’idrogeno”.

Il ruolo del Tag austriaco

l manager ha sottolineato la necessità di “rilanciare il ruolo dell’Italia nel contesto energetico europeo“. Un assist arriva dal cosiddetto “controflusso, un aspetto che in passato era meno importante”. “In futuro questo rappresenterà un’opportunità che coglieremo sempre di più – ha spiegato – Consideriamo questo flusso verso Nord come una cosa che aumenterà”. Il flusso verso nord può arrivare fino a 10 miliardi di metri cubi l’anno. Quest’anno sono stati esportati 4,2 miliardi di metri cubi di gas e sono già stati prenotati 6 bcm per il prossimo anno attraverso il Tap. Considerando che il mercato austriaco rappresenta solo 8 bcm, il Tag austriaco avrà un ruolo nuovo“.

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