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Sfida all’Fbi: Google e WhatsApp si schierano con Apple

Continua a fare rumore il “no” di Apple alla richiesta dell’Fbi di fornire la tecnologia necessaria a forzare l’iPhone di uno dei killer di San Bernardino. Al coro di voci levatesi nelle ultime ore si è aggiunta anche quella del ceo di Google Sundar Pichai, che ha fatto eco alle parole dell’Ad di Cupertino Tim Cook, citandole quasi alla lettera.

Pichai, infatti, ha definito la richiesta della autorità americane “un precedente preoccupante”, laddove Cook aveva parlato di “precedente pericoloso”. Sostanzialmente identica anche la posizione del co-fondatore di Whatsapp Jan Koum: “Non dobbiamo permettere che venga instaurato questo pericoloso precedente: oggi la nostra libertà e la nostra autonomia sono in gioco”.

Una richiesta, dunque, quella dell’Fbi, che finisce per unire tre dei grandi colossi della Silicon Valley, solidali nel timore di un nuovo effetto Nsa-gate, la possibilità che, di fronte ad una nuova invasione della privacy dei sistemi, alcuni governi stranieri possano decidere di nazionalizzare la propria rete, erodendo ampie fette del loro mercato.

Del resto, dietro al no di Tim Cook, più che le ragioni etiche, esistono soprattutto delle ragioni pratiche e tecniche. Perché la soluzione una tantum richiesta delle autorità Usa, molto semplicemente, non esiste.

Il sistema di criptaggio introdotto da Apple nel 2014, infatti, sarebbe impenetrabile anche per la stessa Apple. L’unica soluzione sarebbe quella di creare un software parallelo per sabotare i meccanismi di sicurezza di Cupertino, quindi proprio quella backdoor, quella porta posteriore di accesso ai dati contenuti tutti i dispositivi Apple, che Fbi e dintorni assicurano di non volere.

“E come se nel mondo fisico mi chiedessero di produrre l’equivalente di una chiave in grado di aprire centinaia di milioni di serrature”, ha spiegato Tim Cook per rendere l’idea del genere di intervento che andrebbe compiuto. La creazione di un passepartout per tutti i device Apple sembra un rischio che Cupertino non può permettersi di correre.

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