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Schumacher: “Più tasse a Berna? Potrei andarmene dalla Svizzera”

A nessun grande campione dello sport piace pagare le tasse su contratti milionari e sponsorizzazioni d’oro. Michael Schumacher non fa eccezione, e minaccia di abbandonare la Svizzera qualora venga approvata una riforma fiscale che abolisce alcuni privilegi fiscali di cui beneficiano i circa 5.500 ultraricchi residenti nel Paese.

I tempi, però, sono ancora lunghi: non si tratta di un disegno di legge ma di una iniziativa popolare depositata in parlamento dai partiti della sinistra. La proposta, denominata “stoppa i privilegi fiscali dei milionari” è stata approvata con 103 mila firme, e qualora venisse accettata l’ex ferrarista – ma non solo lui – sarebbe incentivato ad abbandonare la terra dei cantoni, dove vive con la sua famiglia in una lussuosa dimora sul lago di Ginevra.

Schumacher ritiene di essere un cittadino cosmopolita: da pilota di Formula 1 non considera i propri guadagni assoggettabili al fisco di Berna, e in un’intervista al quotidiano tedesco Der Sonntag ha scagliato anatemi contro il possibile aumento fiscale.

La Svizzera è un crocevia finanziario che non può non risentire della crisi del debito europeo, tanto da essere sottoposta a pressioni internazionali affinchè rinunci al segreto bancario per denunciare gli ingenti capitali “nascosti” oltralpe, bottino cospicuo per le casse statali dei paesi limitrofi.

Se il segreto bancario venisse smantellato – per mezzo di accordi europei – e anche gli incentivi per i milionari cancellati dall’ordinamento fiscale, il quadro macroeconomico svizzero potrebbe risentirne, e non poco. Basti pensare che la Banca Centrale ha dovuto implementare da ormai più di un anno un forte piano di acquisto di valuta estera, inondando il mercato di Franchi per evitare l’eccessivo apprezzamento della divisa nazionale, causato dagli afflussi di capitali sia dall’Europa che dall’Asia.

Titoli di stato svizzeri e fortini delle istituzioni creditizie potrebbero diventare relativamente meno attraenti, e i super-ricchi di mezzo mondo verrebbero incentivati a trasferirsi altrove.

Il “peg” del Franco all’Euro, quindi, potrebbe non essere più necessario in futuro, indicando forse un lento declino della finanza svizzera. O un riequilibrio finanziario nella zona euro che riporti fiducia nella valuta continentale, riducendo la corsa al porto sicuro degli asset finanziari del Paese. Chissà che – un pò per volta – Berna non riconsideri la propria posizione all’interno dell’Unione Europea.

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