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SCENARI FINANZIARI D’ESTATE – Non sarà un Espirito Santo a spegnere gli animal spirits dei mercati

“La liquidità c’è, per carità. Ma non sta scritto da nessuna parte che debba per forza essere investita. Alla vigilia di un’estate che può riservare brutte sorprese, dopo un rally impegnativo e una stagione intensa di aumenti di capitale non mi stupisce che molti preferiscano per ora restare liquidi”. La vede così Gianluca Verzelli, vicedirettore centrale di Banca Akros, uno dei navigatori di lungo corso più prudenti ed attenti di piazza Affari. A dargli ragione è il comportamento dei grandi gestori internazionali, che hanno fatto Rottapharm verso i porti sicuri (yen, Bund tedesco e Bond Usa), così come l’atteggiamento degli investitori istituzionali che, dopo l’indigestione di matricole della prima parte del 2014, hanno disdegnato l’offerta di Riiapharm, costretta a rinviare l’Ipo e provocato il mezzo flop di Fincantieri.

Già, dopo un primo semestre scintillante, la Borsa ha cambiato passo: colpa, tra l’altro, delle tensioni geopolitiche sotto traccia (Medio Oriente ed Ucraina), ancor di più della mancata ripresa dell’economia di Eurolandia. E così, sotto la calma apparente, si moltiplicano i focolai di crisi, ultimo caso il rischio default di Banco Espirito Santo. E il retail, che pure ha risposto in maniera positiva nel caso di Fincantieri, già batte in ritirata. “Mi auguro di no – spiega Paolo Balice, presidente dell’Aiaf – perché il contributo dei risparmiatori è essenziale per ridurre la volatilità del nostro listino. In questi mesi si gioca una partita molto importante: o si dà spessore al listino, grazie a nuove quotazioni, formazione degli intermediari e anche ad una maggiore attenzione verso i i titoli medi e piccoli, oppure non centreremo l’obiettivo di render meno bancocentrico il listino”.

Nell’attesa, però, non sono pochi i fattori che consigliano prudenza, come spiega Antonio Tognoli, vicepresidente di Integrae Sim, una delle società che più impegnate nel ruolo di tlent scout di nuove proposte per Piazza Affari. “Diversi sono i fattori che hanno cambiato il quadro rispetto al primo semestre. La Fed, innanzitutto, ha dato il via, seppur con molta cautela, al processo che porterà ad alzare i tassi già nel 2015. In questa prospettiva, i grandi investitori americani che hanno contribuito al rialzo delle Borse europee cominciano a rimpatriare i fondi, che serviranno a colmare i mancati acquisti della banca centrale”. In Europa, intanto, i prezzi non si riprendono, segnale pessimo per la congiuntura. “In Italia si viaggia attorno al mezzo punto percentuale ma mi fa più effetto la situazione tedesca: l’inflazione non risale oltre l’1 per cento, assai lontana dal target della Bce”. 

In questa cornice, a deprimere i listini è la situazione dell’industria. “Il dato più negativo sono gli ordinativi, da cui si deduce che il trend non migliorerà in autunno, frustrando le attese dei money managers che avevano puntato sulla ripresa europea”. E, possiamo aggiungere, sull’effetto Renzi. “I conti sono presto fatti – sintetizza Tognoli – L’impegno del Fiscal Compact vale 45-50 miliardi, gli impegni presi dal premier valgono almeno altri 10-15 miliardi. Eppure il governo nega manovre aggiuntive, cosa che aumenta l’incertezza degli operatori internazionali che non ci vedono chiaro”. Di qui la fuga” No, la situazione è molto diversa rispetto ad un paio di anni fa: stavolta non c’è disaffezione verso l’Italia. Gli operatori sono pronti a rientrare quando la situazione si chiarirà”. Magari dopo l’estate, l’occasione per “un bagno di umiltà dei mercati – sottolinea Verzelli – che in questi mesi sono stati drogati dal miraggio di una liquidità infinita, buona per risolvere ogni situazione. Invece, dopo l’ottima raccolta delle banche, bisogna pensare a come ripagare la fiducia degli azionisti”.

Insomma, non sarà un’estate all’insegna del Toro. Sperando, per giunta, che i focolai di guerra del Medio Oriente non stravolgano il quadro internazionale, che pure presenta poche note di conforto. “Quel che sta avvenendo nelle aree petrolifere – commenta Claudia Segre, segretario generale dell’Assiom Forex – rappresenta una novità drammatica. Hamas è tornata alla carica grazie a nuovi finanziamenti. L’Isil, voltate le spalle alla Siria, ha compreso che la partita si giocava su controllo dei pozzi: oggi i terroristi ricavano un milione di dollari al giorno dai pozzi e possono contare su mezzi infiniti. L’Occidente deve prender atto che le aree più strategiche della regione stando passando sotto il controllo di potenze estremiste, cosa che sta suscitando grosse tensioni anche negli Stati del Golfo come dimostrano i tracolli della Borsa di Dubai”. 

Un quadro fosco, finora passato in meno piano. “E’ facile capire il perché: il problema più immediato riguarda l’Europa, che invece di risalire la china. Forse è arrivato il momento di pensare a qualcosa di nuovo visto che sperare nell’inflazione come motore della ripresa non ci ha portato finora da nessuna parte”.Insomma, meno azioni ma senza vendita a pioggia. Attenti a cogliere le occasioni sul fronte dei Bond, in caso di tonfi improvvisi. Senza stress arsi oltre misura con la lettura quotidiana dei prezzi: non sarà un Espirito Santo a spegnere gli animal spirits dei mercati.

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