X

Sanità privata in Italia, chi fattura di più? La redditività resta sotto i livelli pre-Covid. Report di Mediobanca

Imagoeconomica

Secondo il report dell’Area Studi Mediobanca, gli operatori sanitari privati italiani con un fatturato individuale superiore a 100 milioni hanno registrato nel 2023 un giro d’affari complessivo pari a 12 miliardi di euro, in rialzo del 5,7% sul 2022 e del 15,5% sul 2019. Tali variazioni seguono il calo del 6,6% del 2020, il rimbalzo del 13,8% del 2021 e il più contenuto recupero del 2,6% del 2022. Gli operatori della
diagnostica sono cresciuti del 19,4% sul 2019, nonostante le due successive contrazioni legate al calo di tamponi e test sierologici, quasi azzerati nel 2023; seguono i gestori di RSA e gli operatori ospedalieri (entrambi al +15,1% sul 2019). I primi beneficiano del miglioramento del tasso di occupazione dei posti letto nelle RSA e delle continue aperture di nuove strutture, non ancora sufficienti però a colmare il gap in termini di capacità ricettiva rispetto ai principali paesi europei. Chiudono i player della riabilitazione (+5,7% sul 2019).

Risale anche la redditività, ma resta sotto i livelli pre-pandemia

Dopo la battuta d’arresto del 2022, la redditività è tornata a crescere nel 2023, con il margine operativo netto in aumento del 96% sul 2022: l’Ebit margin è così salito al 3,7% rispetto al 2,0% del 2022, risultando però ancora lontano dal 5,4% del 2019. Le pressioni sui costi operativi, alimentate dalle code della crisi sanitaria e dalle spinte inflattive emerse nel 2022 e non ancora del tutto riassorbite, hanno infatti continuato a comprimere la redditività del settore.

Con riferimento alle singole specialità, l’Ebit margin più elevato è segnato dalla diagnostica
medica (11%), seguita dall’assistenza agli anziani (6,4%), mentre i player dell’assistenza
ospedaliera e quelli della riabilitazione segnano valori più contenuti, inferiori ai livelli del 2019,
ma in miglioramento sul 2022. La redditività della diagnostica è però diminuita per il secondo
anno consecutivo, a fronte dell’azzeramento del business Covid-19 a più alta marginalità,
sostituito dalla meno profittevole attività poliambulatoriale.

Le aspettative per il settore e per le società analizzate

Pur avendo i principali operatori privati della sanità registrato ricavi superiori ai livelli del 2019 già dal 2021, nel 2023 la loro redditività, benché in aumento, rimane ancora al di sotto dei valori precedenti la crisi, a causa della persistente presenza di diverse criticità sia di carattere macroeconomico che specifiche del settore. Spiccano le liste d’attesa che, insieme a motivi economici, hanno spinto quasi una persona su
dieci nel 2024 a rinunciare a prestazioni sanitarie. Secondo l’IPSOS, i tempi di attesa hanno spinto l’80% degli italiani a rinunciare più di una volta alle cure del SSN, con l’84% di essi che si rivolge a un privato e il 13% che rinuncia del tutto a curarsi, quota che sale al 19% tra chi è in ristrettezze economiche.

Queste dinamiche contribuiscono al rialzo della spesa privata pari a circa 74 miliardi di euro nel 2023 tra accreditamento, spesa intermediata e spesa diretta delle famiglie, ovvero 59 miliardi al netto degli acquisti di farmaci e altri presidi sanitari a carico delle famiglie. La spesa sanitaria pubblica nel 2024 ammonta a 138,3 miliardi, pari al 6,3% del PIL, con un incremento del 4,9% rispetto al 2023. L’accreditamento è cresciuto dell’1,7%, grazie alla possibilità concessa alle Regioni di avvalersi di operatori accreditati per ridurre le liste d’attesa. Le stime per il triennio 2025-2027 indicano una stabilizzazione della spesa sanitaria pubblica al 6,4% del PIL in linea con il livello del 2019; è però attesa la crescita del peso della sanità sulla spesa corrente primaria (15,8% nel 2027 vs 15,3% del 2024).

Queste proiezioni risentono della crescente richiesta di prestazioni legata alle dinamiche demografiche, con l’incidenza degli ultrasessantacinquenni che nell’Area OCSE è salita dal 7,6% della popolazione nel 1950 al 18,3% del 2023, in previsione di portarsi al 26,6% nel 2061. L’Italia, con il 24,3% nel 2023, ha un valore ampiamente superiore alla media OCSE (alle spalle del solo Giappone), atteso in rialzo al 33,3% entro il 2061.

Per i Paesi OCSE la spesa sanitaria media pro-capite, somma della componente pubblica e di quella privata, è ammontata a 5.573 dollari nel 2023 e al 9,2% sul PIL. Nel confronto internazionale gli Stati Uniti emergono con il 16,7% sul PIL (13,4mila dollari per abitante), seguiti da Svizzera (12,0%), Germania (11,8%) e Francia (11,6%). L’Italia è al di sotto della media sia in termini pro-capite con 4,8mila dollari, che in rapporto al PIL (8,4%). Per uguagliare l’incidenza raggiunta in Germania, l’Italia dovrebbe incrementare le spese nella sanità di 75 miliardi o di 70 miliardi prendendo a riferimento la Francia.

Nel 2023 nel nostro Paese la sola spesa sanitaria pubblica è stata pari al 6,2% del PIL, dietro Spagna (7,2%), Regno Unito (8,9%), Francia e Germania (10,1%). Nel 2024 l’Italia si è attestata al 6,3%, in previsione di collocarsi al 6,4% lungo l’intero triennio 2025-27. Nel 2023 il 78,6% del valore complessivo è originato dalle strutture pubbliche e il 21,4% da quelle accreditate. La spesa erogata da queste ultime mostre una crescita media annua (+3,1%) superiore a quella dei presidi pubblici (+2,5%) tra il 2002 e il 2023, con l’eccezione del periodo emergenziale, segnato da numerose misure di potenziamento del SSN.

La classifica delle maggiori strutture private

Ma vediamo chi ha fatturato di più, secondo l’analisi di Mediobanca. Nel 2023 al primo posto per ricavi si colloca Papiniano, holding del Gruppo San Donato e Ospedale San Raffaele (1.835mln), che precede Humanitas (1.188mln), Policlinico Universitario A. Gemelli (917mln), GVM – Gruppo Villa Maria (897mln), e KOS (752mln). Alcuni gruppi hanno una presenza geografica capillare sul territorio nazionale: KOS, Segesta, S.O. Holding e Don Gnocchi sono operativi in nove o più regioni italiane, con una presenza più
marcata al Nord. Tra i player ospedalieri si distinguono GVM e GHC con attività, rispettivamente, in dieci e otto regioni. Papiniano e Humanitas sono concentrati in Lombardia: il primo è attivo anche in Emilia-Romagna dove sviluppa il 4,5% dei ricavi, il secondo in Piemonte e Sicilia (20,3% del fatturato).

Sono infine otto gli operatori che gestiscono strutture all’estero, per lo più con presenze marginali. Fanno eccezione GVM, con 14 presidi esteri che realizzano il 14,1% dei ricavi, e KOS con 52 RSA in Germania da cui deriva il 29% del fatturato. La proiezione internazionale di Papiniano è in ampliamento, grazie all’acquisizione delle polacche American Heart of Poland e Scanmed, e la stipula di un contratto biennale di gestione dell’ospedale iracheno di Al Najaf.

Related Post
Categories: Economia e Imprese