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Roma annaspa, Milano corre: Renzi e Sala firmano il Patto

Il Campidoglio annaspa dilaniato da drammatici conflitti di potere che si intrecciano a grottesche manifestazioni di inesperienza o a risse faziose.

In meno di tre mesi le speranze di tanti romani – espresse con un larghissimo suffragio che ha fatto di Virginia Raggi la prima donna alla guida della Capitale – hanno ricevuto un colpo durissimo.

A Milano, invece, il clima è ben diverso. Oggi il sindaco Beppe Sala, il vincitore della sfida di giugno per la conquista dell’amministrazione comunale, si prepara a siglare un “Patto per la città” con il Presidente del Consiglio.

Matteo Renzi arriva nel capoluogo lombardo al termine di un confronto intenso e costruttivo tra Palazzo Chigi e Palazzo Marino che, a dispetto delle tentazioni di riposo estivo, non ha subito rallentamenti neppure ad agosto.

Il documento contiene impegni per un valore stimato intorno a 1,5 miliardi di euro e riguarda progetti essenziali per la città che sta affrontando, per di più nel vivo di una stagione certo non facile, un complesso processo di trasformazione verso una autentica dimensione metropolitana.

Governare l’impetuoso flusso di rifugiati e immigrati; sanare i rapporti con le periferie; rendere più efficace il sistema della mobilità urbana senza sconvolgere la vita dei cittadini sono solo tre esempi particolarmente scottanti. Ma altri se ne potrebbero fare.

Proprio per questo il “Patto” è importante per la giunta Sala sia per i contenuti concreti del documento sia perché il suo varo può essere considerato un segnale prezioso di attenzione da parte del Governo.

Sullo sfondo si coglie inoltre il riconoscimento del peso specifico che Milano e le sue istituzioni locali hanno conquistato in questi mesi, segnati anche dalla messa a punto di un progetto strategico per il dopo-Expo qual è Human Technopole.

Ma c’è anche un tema, quello della attrattività e della internazionalizzazione di Milano, sul quale Sala aveva puntato molto durante la campagna elettorale che dal nuovo Patto potrà auspicabilmente trarre un forte impulso.

Nel documento, infatti, vi è un capitolo dedicato ai rapporti con le grandi agenzie europee. La scelta di Londra per la Brexit comporterà infatti il trasferimento di alcune di queste istituzioni, attualmente con sede in Gran Bretagna. Si aprono perciò spazi per altre città dell’Unione: una occasione che Milano non vuol farsi sfuggire.

L’orientamento che oggi, sul punto, appare prevalente è in favore della Ema, l’agenzia europea del farmaco. Diana Bracco, rappresentante unico del mondo produttivo in seno alla cabina di regia costituita sull’argomento dal Governatore lombardo Roberto Maroni e dal Sindaco Sala, ripete spesso che Milano e la Lombardia hanno in materia tutte le carte in regola.

Nell’area di Milano si svolge circa un quarto delle ricerche scientifiche e tecnologiche realizzate nel Paese; in Lombardia operano 13 delle 37 imprese del farmaco biotech esistenti in Italia e 7 delle 13 realtà autorizzate, sul territorio nazionale, alla produzione di medicinali per le terapie avanzate.

Al di là degli aspetti tecnici, i 700 ricercatori che lavorano per l’ Agenzia del Farmaco a Londra, e le loro famiglie, trasferendosi a Milano troverebbero poi un ambiente ben dotato di servizi e ricco di offerte culturali.

La presenza a Parma, ormai dal 2005, dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare , offre poi un’altra prospettiva che certo ha destato l’interesse anche del ministro Maurizio Martina: quella di puntare , attraverso l’avvicinamento logistico di Ema ed Efsa, alla nascita di una Food and drug administration europea.

Un insieme di stimoli suggestivi che spingono in favore della scelta , per l’Italia e per Milano, di concentrare gli impegni per candidarsi a sede dell’Ema.

In realtà per Milano una opportunità molto importante, legata a un suo ruolo storico, sarebbe rappresentata anche dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, che pure dovrà lasciare la sede di Londra. E, in effetti, durante un convegno promosso a fine luglio dal Circolo della Pallacorda – uno dei più vivaci del Pd milanese – questa ipotesi era stata attentamente considerata.

In quella occasione Luigi Baglivo, un giurista partner dello studio Grimaldi (operante anche a Londra e Bruxelles), aveva presentato uno studio molto accurato e documentato sul possibile trasferimento dell’Eba e sulle ricadute positive che ciò avrebbe avuto per Milano.

Sono dati che mantengono tutta la loro validità. Se va prendendo corpo una ipotesi diversa questo probabilmente deriva da due fattori: la valutazione che la sfida sull’Eba avrebbe incontrato maggiori difficoltà (la candidatura di Varsavia appare dotata di forti carte politiche) e l’esigenza di evitare qualunque gara “fratricida” fra più città e/o fra più obiettivi.

L’inquietante vicenda romana a proposito di Olimpiadi ha dato, anche in questo caso, più forza al realismo ambrosiano.

AGGIORNAMENTO

Renzi e Sala hanno firmato il Patto per Milano. Il documento, che sintetizza gli obiettivi strategici per la città su cui Comune e governo lavoreranno insieme, “contiene progetti che valgono due miliardi e mezzo di euro – ha spiegato il sindaco –. Ad oggi sono state finanziate le necessità fino al 2017-18 con 650 milioni. Milano in questi anni ha fatto un salto di qualità ma ha ancora delle questioni da risolvere”.

Tra i capitoli del Patto per Milano figurano temi come l’ambiente, le periferie, la città metropolitana, il post Expo e infine l’internazionalizzazione di Milano. “Milano vuole competere con le altre città del mondo – ha concluso Sala – e assumere una posizione di rilievo”.

Quanto al post-Expo, Renzi ha assicurato che a breve arriverà il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sul tema. “Milano ha una responsabilità: è la città riferimento dell’Italia nel mondo, perché è leader in tanti settori, dall’imprenditoria al terzo settore”, ha detto Renzi.

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Categories: Politica