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Riforme, Renzi: 10.000 comitati per il Sì

“È un grandissimo bivio tra l’Italia che dice sì e quella che sa solo dire no”. Con queste parole il premier Matteo Renzi, parlando dalla sua Firenze, dal teatro Niccolini, ha avviato il lancio dei comitati per il sì al referendum costituzionale del prossimo autunno, il banco di prova della politica del suo governo.

Uno snodo decisivo per il premier, che si dice pronto ad andare a casa qualora vincesse il no: “La rottamazione non vale solo quando si voleva noi…. Se non riesco vado a casa”. “I comitati per il sì – ha proseguito il premier – saranno 10.000 in tutta Italia, dalle dieci alle cinquanta persone per comitato. Fino a ottobre serve una gigantesca campagna porta a porta per chiedere se si vuole riportare l’Italia a due anni fa o andare a testa alta verso il futuro”.

La partita più grande, secondo Renzi, è filosofica più che pratica: “non è quella del referendum di ottobre, ma quella di tornare a un’Italia che dice sì“. Il premier ha poi rispedito al mittente le critiche sulla riforma della Costituzione e soprattutto sull’abolizione del Senato: “A chi ci attacca accusandoci di tradire i principi stabiliti dai padri costituenti, rispondo che invece stiamo correggendo un punto su cui all’epoca le forze politiche non riuscirono a mettersi d’accordo e fecero una norma transitoria dicendo ‘cosi’ non va bene’. Il bicameralismo paritario non è quello che volevano coloro che scrissero la Costituzione”.

Un’altra delle novità del referendum è la sterzata in senso centralista rispetto alla Riforma del Titolo V del 2001, su cui Renzi ha chiarito: “In quella occasione il centrosinistra di Prodi era pressato dalla Lega, perciò impugnò la bandiera del federalismo. Per molti aspetti è stato utile, per altri un po’ meno, quando ad esempio hai Regioni con un potere persino superiore da quello previsto dal costituente”. 

Lo sforzo riformatore del Governo, però, non si esaurisce nella direzione del referendum: l’11 e il 12 maggio, come ha ricordato il premier, la Camera voterà sulle Unioni civili e “a naso servirà la fiducia”.

All’esterno del Teatro Niccolini, però, il premier è stato contestato da parte degli obbligazionisti di Banca Etruria. “Ci sono come sempre le polemiche, la questione delle banche – la risposta di Renzi – è molto semplice: noi sappiamo che il Governo ha risolto il problema dei correntisti che altrimenti per responsabilità di altri sarebbero saltati in aria. Il Governo si è preoccupato anche di dare una mano agli obbligazionisti subordinati, grazie al lavoro dell’Ue: non è un loro diritto, è un nostro tentativo di aiutare delle persone che si sono trovate in difficoltà ma che hanno comunque fatto degli investimenti, che non erano degli investimenti del conto corrente tradizionale, non è che prendevano lo 0,5 o l’1%, avevano dei ritorni importanti. Purtuttavia, abbiamo messo i denari per dare una mano anche a loro”. Inoltre, abbiamo eliminato – ha proseguito – il meccanismo atroce e assurdo delle banche popolari, abbiamo dato garanzie alle banche di credito cooperativo”.

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Tags: Renzi