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Renzi debutta in Borsa: “Imprenditori, aprite le aziende ai capitali finanziari”

“Tutto ciò che può essere un incentivo a investire è per noi una priorità assoluta”. Matteo Renzi investe così, con la sua carica di energia, il parterre di palazzo Mezzanotte, sede storica della Borsa italiana, popolato di manager e imprenditori accorsi al richiamo del premier. E’ l’occasione giusta per un monito preciso a quel che resta dei tradizionali “poteri forti”. 

“Basta con il capitalismo di relazione – ammonisce fin da subito – che ha prodotto degli effetti negativi. Bisogna mettere fine a un sistema basato sulle relazioni più che sulla trasparenza e sul rapporto con il mondo che sta fuori, che chiede più dinamismo e trasparenza”. 

“Quel sistema di relazioni – continua – in cui giornali, banche, fondazioni e partiti politici hanno pensato di andare avanti tutti insieme discutendo tra loro è morto”. E ancora: “Il sistema imprenditoriale è vitale, forte e ricco di energia ma in Italia esiste un problema di classe dirigente, non solo di politica”. 

Perciò, dice agli imprenditore il premier “aprite le vostre aziende ai capitali finanziari”, poco conta se italiani o meno. Anche la citazione di Chesterton serve a Matteo Renzi per una stoccata polemica: “La democrazia è il governo dei maleducati, l’aristocrazia è il governo di quelli educati male”. Ogni riferimento all’editoriale d’addio dell’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che aveva definito il premier “un maleducato di talento”, non è certo casuale.

Un intervento non rituale, insomma, che ha comunque permesso a Renzi di annunciare una prossima intesa con Bruxelles sul tema della bad bank: “Nelle prossime settimane – ha detto – troveranno corso e concretizzazione i passaggi sulle sofferenze bancarie e sugli strumenti tesi a mettere il sistema bancario nelle stesse condizioni degli altri Paesi europei”. 

Ma anche in questo caso la lieta novella è servita al premier per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. “Tanti italiani che lavorano nelle strutture internazionali, specie a livello medio, si sono convinti che a parlar male dell’Italia si fa carriera”. Al contrario, messaggio rivolto agli eurocrati alla vigilia dell’esame del Def da parte delle strutture comunitarie, “la politica non si fa commissariare”. 

Non è questione di chiedere trattamenti di favore, bensì “di non essere sottoposti a comportamenti pregiudizialmente ostili al nostro Paese”. Per farsi ascoltare meglio e di più a Bruxelles, poi, occorrerà metter la legislazione italiana sempre più al passo di quella europea, proseguendo sulla strada intrapresa con provvedimenti come la riforma delle Popolari “di cui già parlavano Ciampi e Draghi nel ’98 ma che abbiamo fatto noi”. 

Sul tema il Premier si mantiene vago, anche se fa un cenno all’opportunità di metter mano ai fondi pensione “che in Italia sono numerosissimi e spesso piccoli, in molti casi hanno un grado di investimento nel nostro paese che è fra i più bassi a livello europeo, e forse a livello mondiale”. “E’ un tema – commenta – su cui sta lavorando il ministro Padoan e credo che sarà un argomento su cui discutere molto nei prossimi mesi”.

Per oggi basta così. Il premier se ne va, scortato da Andrea Guerra. Dalla sala escono potenti e meno potenti (le matricole del programma Elite) dell’imprenditoria privata: Giuseppe Recchi, Federico Ghizzoni, Rodolfo e Marco de Benedetti, Claudio Costamagna, Gian Maria Gros-Pietro, Lapo Elkann, Brunello Cucinelli, Alessandro Profumo, Fabrizio Viola, Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera, Pietro Scott Jovane e Maurizio Costa. Da oggi non chiamateli più poteri forti.

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