Nelle tante analisi che in questi giorni accompagnano la crisi francese una segnalazione particolare merita l’acuta analisi apparsa mercoledì su “la Repubblica” di Andrea Bonanni, già corrispondente da Bruxelles e grande esperto di politica europea. La crisi della Francia ha tanti risvolti – politici, istituzionali, economici, sociali, finanziari – ma, osserva giustamente Bonanni, non si può leggere ignorando le mire del Cremlino e di Putin. “Altro che offensiva nel Donbass, altro che bombardamenti su Kiev. L’ennesima crisi del governo francese, che stringe in un angolo il presidente Macron, è senza dubbio la più importante vittoria che Putin abbia messo a segno negli ultimi mesi” ed è il frutto avvelenato dell’azione convergente degli opposti populismi di Marine Le Pen e Jean-Luc Melenchon, “uniti solo nella fede putiniana”. Ma il problema non è solo francese. “Senza la Francia, l’Europa non può avere una politica estera. Peggio: non può avere neppure una precisa identità sulla scena mondiale”. In altre parole: senza la Francia non c’è più l’Unione europea. Macron ha certamente commesso i suoi errori in politica interna ma quando si pensa alla crisi francese sarebbe ora di guardare alla luna e non solo al dito. E’ quello che l’analisi di Bonanni ci spinge a fare.
Putin è il vero killer della Francia con la complicità di Le Pen e Melenchon ma se crolla Parigi addio all’Europa
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