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Piazza Affari come il Dow Jones: è sopra quota 22 mila

FIRSTonline

Anche Piazza Affari, come il Dow Jones, ha varcato quota 22 mila. A Wall Street l’indice continua ad aggiornare il record storico, ieri fissato a 22.121,15 punti. A Milano il Ftse Mib, che ha chiuso a 22.031, resta ben lontano dai massimi ma aggiorna quotazioni che non si vedevano da due anni. Il tutto in un quadro di ripresa generale illuminato, secondo l’agenzia di rating Fitch, dai mercati emergenti e dalla Cina in particolare, “il cui recupero è stato più pronunciato di quanto previsto”.

Grazie a Pechino (ma anche a Corea, Taiwan e perfino Brasile) la crescita del Pil mondiale 2017 salirà al 3% e al 3,2% l’anno prossimo. Gli ultimi dati arrivati stanotte da Pechino gettano, a dire il vero, un’ombra su questo quadro in rosa: a luglio i volumi dell’import/export, pur in crescita a doppia cifra, sono stati inferiori alle previsioni. Ma resta il fatto che, incurante dei diktat di Trump, il commercio mondiale viaggia ai massimi dal 2010.

Da Wall Street arrivano altri segnali di fiducia per i mercati: la stagione delle trimestrali si avvia alla chiusura con un aumento medio degli ultimi del 12%. Charles Schwab, il gigante del trading in Borsa, fa sapere che la quota cash della clientela è scesa ai minimi: tutti, operatori o semplici risparmiatori sono attivi sul mercato, decisi a non mancare le buone occasioni sul mercato.

RIPRENDE IL RALLY DELL’EURO, LA FED FRENA SUI TASSI

La congiuntura, insomma, resta positiva nonostante le minacce della Corea del Nord e le difficoltà dell’economia tedesca, la più esposta al rally dell’euro, salito a 1,181 sul dollaro. Non hanno giovato alla valuta Usa le dichiarazioni rilasciate da James Ballard, il governatore della Federal Reserve di Saint Louis. Il membro non votante del Federal Open Market Committee ha affermato che i tassi d’interesse non devono più salire perché l’inflazione resta debole. Occhio ai dati della bilancia commerciale tedesca (in uscita stamane) e dei prezzi al consumo in Usa (venerdì).

IL PADRONE DI SAMSUNG RISCHIA 12 ANNI DI GALERA

Listini asiatici in lieve calo dopo la bilancia commerciale cinese. Tokyo arretra dello 0,3%. Debole la Cina, su dello 0,1% il listino di Seoul. La Corte di Giustizia coreana ha chiesto una condanna a 12 anni per corruzione per Lee Yae Jong, erede dell’impero Samsung.

I dati cinesi, per la verità, non sono poi così deludenti. L’export di Pechino è salito dell’11,2% in renmimbi, contro il +17,3% di giugno. L’import aumenta del 14,7% (contro il 23,1%). Il surplus della bilancia commerciale sale a 321 miliardi di renmimbi, a sua volta ai massimi sul dollaro da dieci anni. Si arresta intanto la fuga di capitali: per il terzo mese di fila il saldo delle riserve segno un incremento.

WALL STREET PUNISCE BUFFETT, DEBOLE IL PETROLIO

A Wall Street nono record consecutivo per il Dow Jones (+0,1%). Sale anche l’indice S&P (+0,16%), Nasdaq +0,51% grazie anche alla spinta di Apple (+1,4%). Attesa oggi per i risultati di Wal-Mart (+1%) e Tyson Foods, i titoli del commercio tradizionale più esposti alla concorrenza di Amazon. Prevalgono le vendite su Berkshire Hathaway (-1,12%) di Warren Buffett dopo un calo degli utili nel secondo trimestre: non è facile gestire una posizione cash salita a 100 miliardi di dollari.

Debole il comparto energia (-0,9%) in attesa della conclusione del vertice tra i produttori Opec e non Opec di Abu Dhabi: il Brent scende a 52,17dollari al barile, wti a 49,23. A Piazza Affari Saipem ha chiuso in rialzo dello 0,2% dopo una nuova commessa in Oman e Uganda. Eni +0,1%. Ancora un ribasso per Tenaris (-1,4%), che nei giorni scorsi ha dato indicazioni deboli sulla redditività dei prossimi mesi a causa del rialzo delle materie prime.

MILANO ANCORA BORSA TOP. GIOVEDÌ 6,5 MILIARDI DI BOT

Archiviata venerdì la stagione dei risultati societari, le Borse europee hanno vissuto una seduta di scambi modesti in un clima ormai pre-vacanziero. Gli indici hanno chiuso in terreno positivo, a eccezione di Francoforte, frenata dalla produzione industriale. Milano, ha registrato un +0,43% e l’indice Ftse Mib ha chiuso a quota 22.031 punti. Più timida Parigi (+0,09%), meglio Madrid (+0,17%) e Londra (+0,27%).

A Francoforte il Dax ha ceduto lo 0,33%, a causa soprattutto della notizia sulla produzione industriale in Germania, calata dell’1,1% su base mensile a giugno, al di sotto delle attese del consenso degli economisti, che si aspettavano invece una crescita dello 0,3%. L’output del comparto manifatturiero è diminuito dell’1,4%, mentre quello del settore costruzioni è calato dell’1%.

Il cross euro/dollaro si mantiene a cavallo della soglia di 1,18. Il secondario italiano archivia la seduta col segno più e lo spread che ha toccato in giornata i 152 punti base ai minimi da dicembre. Il rendimento del decennale italiano chiude la seduta sotto il 2%, dopo aver segnato un minimo a 1,981%. A sostenere il debito italiano concorre la riduzione delle aste in calendario, dopo la cancellazione da parte del Tesoro del collocamento a medio-lungo di metà agosto e quello degli indicizzati di fine mese. Il Tesoro ha annunciato che metterà a disposizione degli investitori 6,5 miliardi di euro in Bot 12 mesi nell’asta di giovedì 10 agosto, a fronte di un importo in scadenza di 6,6 miliardi.

Domani la Grecia offrirà titoli a 13 settimane. Questa settimana saranno attive anche l’Austria (ieri offerti 1,1 miliardi di titoli ottobre 2023 e febbraio 2047) e la Germania (mercoledì sono in arrivo 4 miliardi di Bobl a 5 anni).

BANCHE A TUTTO GAS: BPM VOLA GRAZIE AD ANIMA

La differenza positiva a favore di Piazza Affari è determinata dal rialzo del paniere dei bancari italiani (+1,3%) a fronte di un settore europeo poco mosso. Spicca il rialzo di Banco Bpm (+2,52%), dopo la vendita di Aletti Gestielle ad Anima (-1,9%). La cessione ha permesso alla società di neutralizzare l’impatto dell’esercizio della put option da parte di Unipol/Aviva sugli accordi bancassurance. L’operazione, avvenuta al prezzo di 700 milioni di euro per il 100% della società, porterà nelle casse di Banco Bpm 400 milioni di euro, comprensivi di altri pagamenti.

Fra le altre banche, brilla Unicredit, che ha guadagnato il 2,5%, a 18,34 euro, sui nuovi massimi da marzo 2016. È stata la miglior blue chip della scorsa settimana (+7%) e agosto potrebbe essere il sesto mese al rialzo di seguito. La performance da inizio anno si amplia a +33%, risultando quasi doppia rispetto a quella dell’Eurostoxx Banks (+17,5%).

Mediobanca +1%: Morgan Stanley ha alzato il target price a 10,7 euro (overweight invariato). Ubi +0,1%, Intesa +0,2%. Bper arretra invece dell’1,35%.

BASSANINI RIAPRE IL DOSSIER SULLA RETE TELECOM

Telecom Italia avanza dell’1,1% dopo che il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, ha parlato apertamente di un possibile acquisto della rete Tim da parte della società o dei suoi azionisti, Enel e Cassa Depositi e Prestiti. Vivendi ha confermato ieri sera di non esercitare alcun controllo di fatto su Telecom Italia, ritenendo che la partecipazione detenuta nel gruppo italiano non sia sufficiente a determinare “alcun stabile esercizio di un’influenza dominante in assemblea”. L’avvio dell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento, prosegue una nota di Vivendi, non può essere considerato, “in forza degli applicabili principi dell’ordinamento italiano, quale evidenza della sussistenza di una posizione di controllo”.

GENERALI VENDE LA SOCIETÀ DI PANAMA

Tra i pochi spunti di una seduta semi-vacanziera, Generali (+0,94%) ha siglato un accordo per la cessione delle proprie attività a Panama al gruppo assicurativo panamense Assa Compañía de Seguros per un corrispettivo di 172 milioni di dollari.

Fra i titoli industriali prevalgono i segni meno. Stm è salita dello 0,6%, ma chiudono in calo Leonardo (-0,7%), Fiat Chrysler (-0,2%) e Prysmian (-0,6%). Tra le mid/small cap Retelit guadagna il 5,1%, Tecnoinvestimenti +3%.

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