Tra i tanti effetti collaterali delle tariffe commerciali imposte dagli Stati Uniti a mezzo pianeta, c’è anche quello sul petrolio. Sono infatti giorni movimentati, questi, sul fronte della materia prima energetica che è al centro di diverse valutazioni degli analisti, oltre che una tendenza al rialzo dei prezzi. Parte tutto dal rebus nel quale si trova impantanata l’India, il Paese che tra non molti anni sarà il più popolato al mondo e sul podio dei più ricchi, e che già oggi è uno dei più energivori e per questo importa tantissimo petrolio.
Visti i legami all’interno del gruppo Brics, che di fatto ruota sul triangolo Russia-Cina-India, Nuova Dehli importa la maggior parte del greggio proprio da Mosca, ma il presidente americano Donald Trump ha deciso che non va più bene e ha teso all’India quella che dai diplomatici locali viene definita senza mezzi termini una “imboscata”: tre settimane di tempo per trovare altri fornitori di petrolio, altrimenti i dazi del 25% già in vigore raddoppieranno al 50%. Per Trump, la scadenza del 27 agosto è un tentativo di privare Mosca di un’importante fonte di reddito per la sua offensiva in Ucraina.
Il triangolo Russia-India-Cina e il jolly Brasile
La Russia rappresentava quasi il 36% delle importazioni totali di petrolio greggio dell’India nel 2024, che ne acquista circa 1,8 milioni di barili al giorno, a prezzi scontati. In questo modo l’India ha risparmiato miliardi di dollari sui costi di importazione, mantenendo relativamente stabili i prezzi del carburante sul mercato interno. Cambiare fornitore comporterà probabilmente un aumento dei prezzi, ma non farlo influirà sulle esportazioni del Paese governato da Modi. Il quale adesso si rivolge ad altri partner: sempre all’interno del mondo Brics ci sarebbe il Brasile dell’amico Lula, anch’esso tra i grandi produttori di petrolio. I due si sono sentiti e hanno convenuto sulla “necessità di difendere il multilateralismo”. Non solo: secondo i media indiani, Modi potrebbe anche recarsi in Cina alla fine di agosto. E questo sarebbe un fatto storico, visto che sarebbe la sua prima visita dal 2018, anche se non è stato confermato ufficialmente. L’India e la vicina Cina sono da tempo in competizione per l’influenza strategica in Asia meridionale, ma il trumpismo potrebbe rimescolare le carte.
India out? Un affare per Pechino: la Russia fa lo sconto ai cinesi
E intanto la Russia, che non può permettersi di perdere alleati e sbocchi commerciali per vendere gas e petrolio, guarda proprio verso Pechino per sopperire all’impasse indiana. Secondo Bloomberg il greggio russo Urals viene ora offerto a prezzi scontati in Cina, a causa appunto delle incertezze sugli acquisti indiani. Le spedizioni spot di Urals dirette in Cina rappresenterebbero una significativa deviazione dei flussi di esportazione del petrolio russo, scrive Bloomberg, e l’Urals viene offerto con un premio di 1,50 dollari sul Brent di Londra, in calo rispetto al premio di 2,50 dollari al barile della scorsa settimana. E comunque nemmeno l’India sta a guardare: sul petrolio c’è ancora da capire, ma intanto lo sgarbo agli Stati Uniti è già stato restituito: Nuova Dehli ha sospeso i piani per l’acquisto di nuove armi e aerei dagli Usa: lo riferisce Times of India, aggiungendo che la visita programmata del ministro della Difesa indiano, Rajnath Singh, a Washington è stata annullata.
I prezzi del petrolio salgono, ma la domanda ora potrebbe diminuire
In tutto questo, come reagisce il mercato del petrolio? I prezzi del greggio oscillano tra le incertezze commerciali legate ai dazi statunitensi ma anche le speranze di una distensione del conflitto in Ucraina, da cui pure dipendono tante cose e in questo senso il possibile incontro annunciato tra Putin e Trump nei prossimi giorni (ci sarà davvero?) può rappresentare una speranza. Il prezzo del barile di Brent, con consegna a ottobre, guadagna oggi lo 0,37% a 66,67 dollari. Il barile di Wti, con consegna a settembre, sale dello 0,25% a 64,04 dollari. La tendenza è dunque al rialzo ed è ovvio: con questi chiari di luna, le esportazioni di greggio russo potrebbero risentire delle dinamiche geopolitiche, il che dovrebbe sostenere i prezzi del petrolio. Ma potrebbe anche succedere, secondo alcuni analisti, che queste sovrattasse finiscano per far diminuire la domanda mondiale di oro nero e quindi i prezzi.