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Peter Thiel e l’oligarchia dei miliardari hi-tech: chi è (dopo Musk) la nuova eminenza grigia di Trump

FIRSTonline

La cerimonia del secondo insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, lo scorso 20 gennaio, non ha segnato soltanto l’inizio di un nuovo mandato di The Donald alla Casa Bianca. Ha avuto anche tutte le caratteristiche delle premesse per l’avvento al potere di una tecnocrazia che è espressione del mondo della high tech. Nelle primissime file, infatti, sedevano, oltre all’allora immancabile Elon Musk, l’amministratore delegato di Tesla e SpaceX nonché il presidente di X (già Twitter), anche Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Sundar Pichai, rispettivamente ceo di Meta, Amazon e Google. Ancorché in posizioni più defilate, erano presenti sul Campidoglio pure l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, e quello di OpenAI, Sam Altman.

Peter Thiel e i broligarchi: chi sono

Soltanto tre giorni prima, nel suo ultimo discorso alla nazione, il presidente democratico uscente, Joe Biden, aveva messo in guardia gli americani contro l’emergere di un’oligarchia di miliardari dell’alta tecnologia che rischiava di stravolgere la natura democratica della società statunitense. In effetti, gli imprenditori della high tech che si sono ritrovati ad acclamare Trump il giorno del suo ritorno alla Casa Bianca erano la quintessenza di quella che durante la campagna elettorale dell’anno precedente la giornalista britannica Carole Cadwallard aveva definito broligarchy – crasi di bro (abbreviazione di brother, nel senso di membro di una fratellanza maschile) e oligarchy – per indicare un gruppo di uomini di vasto potere legati al mondo della Silicon Valley, sebbene Musk avesse trasferito nel 2021 il quartier generale di Tesla ad Austin nel Texas. La rottura tra Trump e Musk, con l’uscita di quest’ultimo non solo dalla sfera dell’amministrazione federale ma anche e soprattutto dalle grazie di The Donald, non ha modificato nella sostanza questa situazione.

Da Musk a Thiel

Dopo la conclusione dell’esperienza di Musk alla guida del Department of Government Efficiency (DOGE), quale vera eminenza grigia della presidenza di Trump si è sempre più distinto Peter Thiel, il coideatore di PayPal nonché il cofondatore e presidente di Palantir Technologies, un’azienda informatica specializzata nell’analisi dei big data.

Come ha ricordato Massimo Gaggi sul Corriere della Sera del 5 agosto, Thiel è un personaggio che, al pari di Musk, usufruisce di ingenti commesse da parte del governo federale, nel suo caso fino dai tempi in cui nello Studio Ovale sedeva il democratico Barack Obama: l’amministrazione di Washington ha sottoscritto con Palantir Technologies contratti del valore di centinaia di milioni di dollari per sistemi di profilazione a beneficio della tutela della sicurezza nazionale e ne sta per stipulare un altro del valore di dieci miliardi di dollari in dieci anni per i software del Pentagono.

Inoltre, Robert B. Reich, l’ex segretario del dipartimento del Lavoro nella prima amministrazione del democratico Bill Clinton, ha denunciato in un articolo sul quotidiano inglese “The Guardian” del 30 giugno che proprio Palantir Technologies potrebbe fornire a Trump gli strumenti tecnologici per rafforzare la svolta autoritaria della sua presidenza e instaurare “una dittatura guidata dai broligarchi”, procurando le informazioni per prendere di mira gli oppositori politici di The Donald. Però, a differenza di Musk, che pure è stato fondamentale per sostenere finanziariamente PayPal quando la società di pagamenti digitali e di trasferimento di denaro attraverso Internet stentava a decollare, Thiel non punta soltanto a sfruttare i rapporti con il governo federale per ampliare la propria ricchezza.

Si atteggia anche a intellettuale umanista, grazie agli studi di filosofia alla californiana Stanford University e a una laurea in giurisprudenza conseguita in questo stesso ateneo. Soprattutto ha sviluppato un progetto di trasformazione radicale della società basato sul connubio tra crescita incontrollata del capitalismo, avanzata della tecnologia, libertarismo, profondo scetticismo nei confronti della presunta cultura dominante e superamento della democrazia elettorale.

Peter Thiel e l’individuo sovrano

Il programma di Thiel vorrebbe configurarsi come la risposta a quella che ritiene essere l’inevitabile collasso della società odierna, una prospettiva che ha ricavato da The Sovereign Individual: How to Survive and Thrive during the Collapse of the Welfare State (New York, Touchstone), un volume pubblicato nel 1997 da James Dale Davidson, un operatore statunitense di fondi di investimento, e da William Rees-Mogg, un giornalista britannico che aveva diretto il quotidiano londinese “The Times” dal 1967 al 1981.

Il libro preconizzava che la diffusione di Internet su scala globale avrebbe portato alla dissoluzione degli Stati nazionali, in quanto l’economia e la finanza digitali avrebbero ostacolato sempre di più la riscossione delle imposte e quindi la disponibilità di un gettito fiscale che assicura di mantenere operativi i servizi e le infrastrutture, a partire dal welfare, sui quali lo Stato stesso si regge e grazie ai quali è in grado di esercitare le proprie funzioni.

In parallelo, si sarebbe verificata una accentuazione dell’individualismo, perché le persone sarebbero state liberate dall’oppressione dei rispettivi governi e, in ragione di questa indipendenza, si sarebbero ritrovate nella condizione di sviluppare le proprie potenzialità in piena autonomia. Inoltre, il rafforzamento della finanza digitale avrebbe condotto le valute virtuali, generate dal mercato, a sostituire le divise emesse dagli Stati.

Le origini del Thiel-pensiero

The Sovreign Individual è diventato un classico del movimento neoreazionario statunitense, che è cresciuto soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Tuttavia, nella celebrazione del tramonto dello Stato come un’occasione di liberazione dell’individuo sottoposto al gravame delle imposte, Davidson e Rees-Mogg riecheggiavano uno dei principali ideologi del conservatorismo tradizionale di stampo libertario, Albert Jay Nock, che già nel 1935 aveva dipinto lo Stato come una sorta di associazione a delinquere, a causa del prelievo fiscale destinato all’assistenzialismo (Our Enemy, the State, New York, William Morrow).

Thiel considera The Sovreign Individual il libro che lo ha maggiormente influenzato, a tal punto che ne ha voluto scrivere la prefazione alla seconda edizione, uscita nel 2020 con un diverso sottotitolo: Mastering the Transition to the Information Age. La presentazione del volume come una specie di manuale non solo per sopravvivere all’avvento della società della tecnologia informatica, ma anche per saper sfruttare questo cambiamento a proprio vantaggio ha offerto a Thiel l’opportunità per esporre i suoi piani per il mondo di domani. A suo giudizio, il futuro sarà deciso dalla dialettica tra due forze, l’intelligenza artificiale e la crittografia.

La prima favorirebbe l’avvento del totalitarismo, perché porterebbe in sé le premesse per un controllo centralizzato della società, a partire dall’economia. La seconda, invece, rendendo possibili scambi non monitorabili attraverso Internet, faciliterebbe l’individualismo e l’instaurazione di una società pienamente libertaria.

Peter Thiel, il libertarismo e le sue ambiguità

Libertà, per Thiel, significherebbe anche potersi ribellare al “pensiero unico”, alimentando lo scetticismo degli individui fino alle estreme conseguenze. In questa prospettiva, le teorie cospiratorie e la disinformazione acquisirebbero una loro dignità poiché si configurerebbero come un salutare correttivo di una sorta di “verità unica” propinata dallo Stato e dalle istituzioni culturali legate all’establishment.

D’altra parte, nel romanzo Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien, a cui Thiel si è ispirato per dare il nome alla propria azienda, i palantir sono sfere di cristallo che distorcono la verità e propongono aspetti selettivi della realtà. Tra le forme di ortodossia dell’informazione criticate da Thiel spiccano le teorie sul cambiamento climatico provocato dall’uomo e la funzione positiva dei vaccini nell’affrontare gli agenti patogeni e nel prevenire le malattie.

In una recente intervista al New York Times, Thiel è arrivato a definire Greta Thunberg, l’attivista che ha lanciato il movimento “Fridays for future” in appoggio allo sviluppo sostenibile, letteralmente un potenziale “Anticristo” che, con il proprio presunto moralismo e alimentando sensi di colpa, legittimerebbe restrizioni e comportamenti conformistici a difesa dell’esistente. In tal modo, verrebbe ostacolato il progresso e sarebbe perpetuata la stagnazione del mondo, spegnendo la fiducia degli individui in un futuro migliore.

Dalla propria esperienza universitaria a Stanford Thiel ha maturato soprattutto il convincimento che, in nome della promozione della diversità, dell’inclusione, della correttezza politica e del multiculturalismo, molti atenei avrebbero soffocato il dissenso, penalizzato il pensiero critico e incentivato il conformismo, come ha esposto in un libro scritto nel 1995 insieme a David O. Sacks, un altro imprenditore del campo della high tech, The Diversity Myth: Multiculturalism and Political Intolerance on Campus (Oakland, CA, The Independent Institute).

Inoltre, per Thiel libertà e democrazia non sarebbero compatibili. A suo avviso, il voto rappresenterebbe un metodo estremamente inefficace per assumere decisioni, mentre il vantaggio di una tecnologia non regolamentata consisterebbe nella possibilità di provocare cambiamenti epocali senza bisogno di ricevere l’approvazione degli altri, meno che mai di una qualche maggioranza. Il sospetto, però, è che, per Thiel, libertà significhi soprattutto una deregolamentazione del mercato per permetterne il controllo da parte di aziende dominanti.

Non a caso, ha ripetutamente sostenuto che le imprese, fin dalla loro nascita, avrebbero il sano obiettivo di arrivare a instaurare un regime di monopolio nel proprio settore e che la concorrenza sarebbe un qualcosa da perdenti. Secondo quanto il presidente di Palantir Techlologies ha affermato in Zero to One: Notes on Startups, or How to Build the Future (New York, Crown Currency, 2014), proprio il gigantismo aziendale e i monopoli creerebbero le condizioni indispensabili per attuare trasformazioni rivoluzionarie e durature, in quanto le corporation egemoni non si limiterebbero a gestire l’esistente ma sarebbero incentivate ad abbandonare la prudenza per lanciarsi in progetti avveniristici.

Thiel: il mondo che verrà si sta già realizzando

Al di là di palesi contraddizioni in termini (per esempio, la presenza di monopoli finisce per soffocare la libertà di mercato), Thiel sembra tracciare un futuro distopico. La realtà che delinea, però, risulta molto meno immaginaria e lontana nel tempo di quanto possa apparire a prima vista.

Alcuni degli elementi della visione di Thiel sono già in corso di realizzazione sotto la presidenza di Trump. Per esempio, la polemica contro il politicamente corretto di Thiel e Sacks ha precorso la crociata contro l’ideologia woke che ha contribuito a riportare The Donald alla Casa Bianca nelle elezioni del 2024 e ha poi indotto il tycoon, fino dal primo giorno del suo secondo mandato, a smantellare con un ordine esecutivo i programmi “Dei” (Diversity, equity, and inclusion), cioè le forme di tutela della diversità e dell’inclusione, dell’amministrazione federale.

Inoltre, Trump ha nominato alla guida del dicastero della Sanità, Robert F. Kennedy Jr., che si era distinto per la sua posizione no-Vax perfino al culmine della pandemia del coronavirus ed aveva esternato più volte la convinzione – priva di alcun riscontro scientifico – che i vaccini avrebbero effetti collaterali quali l’autismo, l’iperattività e lo sviluppo di allergie. Proprio questa settimana Kennedy ha annunciato tagli per quasi mezzo miliardo di dollari nei finanziamenti alla ricerca per lo sviluppo di vaccini a tecnologia mRna, suscitando lo sconcerto degli scienziati perché la decisione mette a serio rischio la capacità di fronteggiare future pandemie.

Lo stesso Trump si è poi dimostrato un tenace assertore della disinformazione come pratica politica attraverso la sua quasi quotidiana riscrittura dei fatti a proprio vantaggio. Da questo punto di vista, la trasformazione in patrioti degli eversori che il 6 gennaio 2021 avevano dato l’assalto a Capitol Hill è stato solo il caso più eclatante.

La deregulation è stata uno degli aspetti caratterizzanti dei primi sei mesi dell’amministrazione Trump, in particolare nel campo della protezione ambientale e della tutela dei lavoratori dipendenti. L’ordine esecutivo 14192, emanato il 31 gennaio, ha addirittura ingiunto alle agenzie federali di revocare dieci norme già in vigore per ogni nuovo provvedimento regolamentatore che intendono varare.

Infine, dopo una iniziale diffidenza, The Donald si è convertito alle criptovalute. Non senza dare adito a un palese conflitto di interesse, ne ha fatte emettere di proprie, lo $Trump e lo $Melania, da società riconducibili alla sua famiglia e ha inserito il Bitcoin nelle riserve monetarie strategiche degli Stati Uniti. Giovedì scorso ha perfino promulgato un decreto presidenziale per consentire ai fondi pensione di investire in criptovalute.

L’influenza di Thiel nell’amministrazione Trump

L’allineamento di The Donald sulle posizioni del presidente di Palantir Technologies non è per niente casuale. Thiel ha sostenuto il tycoon fino dalla campagna elettorale del 2016, quando Musk era ancora schierato con il partito democratico, ed era stato menzionato per un possibile incarico nella prima amministrazione di Trump, dopo che aveva svolto un ruolo di primo piano nel transition team di The Donald durante le ultime settimane della presidenza di Obama.

Inoltre, alcuni personaggi legati a Thiel ricoprono oggi incarichi di responsabilità nel governo. Ad esempio, il vice di Kennedy al dipartimento della Sanità è Jim O’Neill, già amministratore delegato della Thiel Foundation dal 2009 al 2012, mentre David O. Sacks, il coautore di The Diversity Myth, presiede il Comitato dei Consiglieri della Casa Bianca per la Scienza e la Tecnologia, che si occupa in particolare di intelligenza artificiale e soprattutto di criptovalute.

Inoltre, Thiel è stato il principale sponsor del conferimento della nomination repubblicana per la vice presidenza a JD Vance, che ha lavorato per lui alla Mithril Capital, una società di investimenti, tra il 2016 e il 2017. Infine, gli stretti rapporti con Vance forniscono a Thiel gli strumenti per cercare di ipotecare anche le politiche del potenziale erede di Trump nello Studio Ovale. Pochi giorni fa, infatti, The Donald ha indicato proprio Vance come il suo “più probabile” successore alla Casa Bianca, aprendogli apparentemente la strada almeno per conseguire la nomination repubblicana in vista delle elezioni presidenziali del 2028. Insomma, sembrerebbe un futuro fosco, improbabile e comunque lontano. Invece, la broligarchy nella versione di Thiel ha già iniziato a mettere le sue radici.

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STEFANO LUCONI insegna Storia degli Stati Uniti d’America nel dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova. Le sue pubblicazioni comprendono La “nazione indispensabile”. Storia degli Stati Uniti dalle origini a Trump (2020), Le istituzioni statunitensi dalla stesura della Costituzione a Biden, 1787–2022 (2022), L’anima nera degli Stati Uniti. Gli afro-americani e il difficile cammino verso l’eguaglianza, 1619–2023 (2023). La corsa alla Casa Bianca 2024. L’elezione del presidente degli Stati Uniti dalle primarie a oltre il voto del 5 novembre (2024).

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