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Perplexity vuole Chrome: offerta record da 34,5 miliardi per il browser di Google

Pixabay

Dipende tutto dalla causa antitrust e dal verdetto del giudice Amit Mehta, ma nel caso in cui il colosso di Mountain View fosse costretto a cedere Chrome, c’è già chi si prepara a ballare sul “cadavere” digitale di Google. La notizia, rivelata dal Wall Street Journal, è di quelle che fa tremare la Silicon Valley: Perplexity, la startup californiana di intelligenza artificiale generativa, ha presentato un’offerta non sollecitata da 34,5 miliardi di dollari per acquistare Chrome, il browser più utilizzato al mondo con circa 3,5 miliardi di utenti e oltre il 60% del mercato globale.

Google in attesa del giudizio

Il tempismo non è casuale. Alphabet è nel pieno di un contenzioso storico con il Dipartimento di Giustizia statunitense, accusata di aver monopolizzato illegalmente il mercato della ricerca online. Mehta, lo scorso anno, ha già stabilito che Google ha abusato della propria posizione dominante, sfruttando accordi esclusivi con produttori di dispositivi come Apple e Samsung per mantenere il suo motore di ricerca come predefinito su miliardi di apparecchi. Ora il giudice deve decidere come ristabilire la concorrenza, e tra le opzioni in discussione c’è anche la cessione forzata di Chrome.

Perplexity, l’outsider che vuole scalare il trono della ricerca

L’offerta di Perplexity, più che un’operazione già pronta alla firma, appare come una mossa strategica studiata per inviare un segnale chiaro: se il tribunale imponesse la vendita di Chrome, esiste un acquirente “capace e indipendente” pronto a rilevarlo. La proposta, secondo il WSJ, sarebbe interamente finanziata da fondi di venture capital, che avrebbero già espresso il loro impegno a sostenere la transazione.

Dal punto di vista economico, l’offerta è significativa. Perplexity vale attualmente circa 18 miliardi di dollari e mette sul piatto quasi il doppio della propria valutazione, mentre il valore stimato di Chrome oscilla tra i 20 e i 50 miliardi, con alcuni analisti che lo giudicano persino dieci volte superiore.

Fondata a San Francisco nel 2022 da Aravind Srinivas, Perplexity è diventata in pochi anni uno dei nomi emergenti dell’AI generativa. Il suo “motore di ricerca conversazionale”, una sintesi tra chatbot e search engine classico, è in grado di rispondere alle query con linguaggio naturale e analisi in tempo reale dei contenuti web. Gli utenti mensili sono passati da 10 milioni a inizio 2024 a 15 milioni nel maggio 2025, segno di una crescita rapida in un mercato dominato da giganti come Google, Microsoft e OpenAI.

La società ha appena lanciato “Comet”, il suo browser AI, e non è nuova a operazioni ad alto impatto mediatico. Già ad inizio anno aveva tentato un’offerta per rilevare TikTok US, in piena disputa sulla proprietà cinese della piattaforma. L’acquisto di Chrome rappresenterebbe un salto dimensionale, permettendo a Perplexity di accedere immediatamente a una base di miliardi di utenti e di rafforzare la propria posizione nella corsa globale all’AI applicata alla ricerca.

Perché Chrome è un obiettivo strategico

Perplexity ha assicurato che, in caso di acquisizione, manterrebbe e supporterebbe Chromium, il progetto open source alla base di Chrome e di altri browser come Edge e Opera, e che lascerebbe Google come motore di ricerca predefinito, pur consentendo agli utenti di modificarlo. Un approccio che punta a rassicurare sia gli investitori sia il pubblico, preservando continuità e sicurezza nell’uso del browser.

Per Google, invece, Chrome è un asset strategico. Non solo è la porta d’accesso ai suoi servizi, ma è anche uno strumento cruciale per raccogliere dati e alimentare il proprio ecosistema pubblicitario e le nuove funzionalità di intelligenza artificiale, come le “AI Overview” già integrate nei risultati di ricerca (è il primo risultato che vedete apparire dopo che si effettua una ricerca su google). Una cessione priverebbe Alphabet di un vantaggio competitivo decisivo proprio nel momento in cui la competizione tecnologica globale si gioca sull’AI e sul controllo dell’accesso alle informazioni.

Uno scenario ancora incerto

Nonostante l’offerta, la maggior parte degli analisti resta scettica sulla possibilità che la vendita si concretizzi. Il giudice Mehta ha definito l’ipotesi di cedere Chrome “la soluzione più pulita ed elegante” per ristabilire la concorrenza, ma non ha lasciato intendere quale direzione prenderà. Google, dal canto suo, ha già annunciato ricorso e avverte che uno spacchettamento forzato minerebbe innovazione e sicurezza, creando rischi per gli utenti e riducendo gli incentivi a investire in nuove tecnologie.

Se però la pressione regolatoria dovesse aumentare e il tribunale optasse per il rimedio più radicale, Perplexity potrebbe trovarsi improvvisamente nella posizione di ereditare uno dei pilastri di internet. Sarebbe una delle acquisizioni più clamorose della storia del web, capace di ridefinire gli equilibri non solo del mercato dei browser, ma dell’intero settore dell’AI applicata alla ricerca online.

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