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Pensioni: come calcolare se l’importo dell’assegno è giusto

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Mentre si continua a discutere su riforma delle pensioni e quota 100, gli attuari tirano, letteralmente, le somme.

Si parla spesso di pensioni minime e massime, di trattamenti inferiori al dovuto e di “pensioni d’oro”, di assegni troppo bassi per riuscire ad arrivare a fine mese e di importi talmente alti da risultare addirittura (per determinate categorie) ingiustificati rispetto alla carriera lavorativa.

Quasi mai però si forniscono ai pensionati gli strumenti giusti per comprendere quanto dovrebbero percepire e soprattutto quando l’assegno pensionistico può essere considerato sufficiente e come calcolare qual è, o meglio, quale dove dovrebbe essere il giusto importo.

A colmare questa lacuna ci hanno pensato gli attuari, che nel corso del loro XII Congresso Nazionale tenutosi a Roma hanno trattato proprio questo argomento, provando a rispondere all’interrogativo e stilando una vera e propria “pagella delle pensioni”.

PENSIONI: QUANDO L’IMPORTO È SUFFICIENTE

Secondo gli attuari, l’importo della propria pensione può essere considerato sufficiente quando l’assegno pensionistico percepito alla fine di una carriera lavorativa raggiunge una cifra fra compresa tra il 50 e il 70 per cento dell’ultimo stipendio, con una copertura che comprende sia la pensione base che l’eventuale assegno integrativo.

Facendo un esempio pratico, se l’l’ultimo stipendio ammontava a 2.000 euro, l’importo della pensione può essere considerato congruo quando si percepisce una cifra compresa tra i 1.000 e i 1.400 euro.

PENSIONI: QUANDO L’IMPORTO DELL’ASSEGNO È INSUFFICIENTE

Al di sotto delle soglie sopra indicate, gli attuari distinguono due differenti categorie:

  • insufficienza piena: in questo caso la pensione (base più eventuale integrativa) non supera il 30% dell’ultima retribuzione (esempio pratico: con uno stipendio di 2.000 euro si percepiscono meno di 600 euro).
  • Quasi sufficiente: quando l’importo della pensione è compreso tra il 30 e il 50 per cento dell’ultimo stipendio. In cifre: tra i 601 e i 1.000 euro di assegno su 2.000 euro dell’ultima retribuzione.

PENSIONI: QUANDO CONSIDERARE L’ASSEGNO ALTO

Gli attuari distinguono altri due contesti, i più rari a dir la verità, vale a dire quelli in cui l’importo dell’assegno pensionistico è più alto rispetto alla sufficienza. Possiamo considerare la nostra pensione pienamente sufficiente quando l’assegno è pari, in termini percentuali al 70-80% dell’ultima retribuzione (1.400-1.600 euro su 2.000). Con un importo al di sopra dell’80% dell’ultimo stipendio, la pensione può essere considerata ottima.

LA PAGELLA DEGLI ATTUARI SUL WELFARE ITALIANO

Usando gli stessi criteri utilizzati per le pensioni, gli attuari hanno “dato i voti” anche ai livelli di copertura dei fondi sanitari, fornendo dei parametri che ci permettono di capire quando la nostra copertura è insufficiente e quando invece può essere considerata ottima:

  • Insufficiente: assenza totale di copertura sanitaria integrativa.
  • Quasi sufficiente: copertura di grandi interventi e di grandi eventi morbosi, ma solo per chi ancora lavora, più la copertura della non autosufficienza (LTC-Long Term Care) sia per i lavoratori attivi sia per i pensionati.
  • Sufficiente: copertura per i grandi interventi e per i grandi eventi morbosi estesa anche ai pensionati, come LTC.
  • Pienamente sufficiente: alle prestazioni sopra descritte si aggiunge anche la copertura dei ricoveri
  • Ottima: copertura per i grandi interventi e per i grandi eventi morbosi estesa anche ai pensionati, copertura dei ricoveri, copertura dell’alta diagnostica, delle visite specialistiche e delle analisi diagnostiche.

“Previdenza e assistenza, assicurate ai cittadini con la combinazione di pensioni e sanità di base più forme integrative, sono parte determinante di un progetto di welfare integrato e allargato, fondato sulla collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore, che gli attuari hanno presentato al loro XII Congresso”, si legge in una nota.

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