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Pdl e corruzione: condanna per Fitto, accuse a Formigoni

A pochi giorni dalle elezioni arrivano nuovi guai giudiziari per il Pdl. Stavolta sulla scena ci sono due ex amministratori locali di primo piano. Il caso più eclatante riguarda Raffaele Fitto, presidente della Regione Puglia dal 2000 al 2005, ministro per i Rapporti con le Regioni e la Coesione territoriale nel terzo governo Berlusconi e attualmente capolista pidiellino alla Camera in Puglia. Ieri è stato condannato in primo grado a quattro anni per corruzione, finanziamento illecito ai partiti e abuso d’ufficio. La pena prevede anche l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e un anno d’inibizione a trattare con la pubblica amministrazione.

I giudici del Tribunale penale hanno stabilito che Fitto, nella campagna elettorale del 2005, ricevette una tangente di 500 mila euro dall’imprenditore romano Giampaolo Angelucci (condannato a tre anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento). In cambio, fece in modo di assegnare un appalto da 198 milioni di euro per la gestione delle residenze sanitarie assistite alla società Tosinvest. Secondo la magistratura l’ex ministro è colpevole anche di abuso d’ufficio per lo stanziamento agli oratori di fondi inizialmente destinati all’impiantistica sportiva. Fitto è stato assolto invece dall’accusa di peculato e da un’altra contestazione di abuso d’ufficio. In tutto, il processo contava 30 imputati e le condanne sono state 13. La sentenza è arrivata alla vigilia della visita di Silvio Berlusconi a Bari per la campagna elettorale.

Il secondo caso giudiziario arrivato a scuotere il Pdl riguarda Roberto Formigoni. L’ex Presidente della Regione Lombardia è stato accusato di associazione a delinquere e corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Maugeri. La Procura di Milano chiederà il rinvio a giudizio anche per altre 17 persone. 

Secondo i pm, Formigoni è stato “promotore e organizzatore” dell’associazione a delinquere e ha garantito favori alla Fondazione Maugeri tra il 1997 e il 2011 e al San Raffaele tra il 2002 e il 2011. Come contropartita, l’ex governatore avrebbe intascato “utilità” per 8 milioni di euro: non solo gli ormai famosi viaggi esotici e le escursioni in yacht, ma anche “somme di denaro contante – scrivono i magistrati – periodicamente consegnate in Milano da Daccò a Formigoni di importo non determinato e, comunque, complessivamente non inferiori a circa euro 270mila”. Pierangelo Daccò, grande amico del Celeste, è il faccendiere già condannato a 10 anni per concorso nel dissesto finanziario del San Raffaele.

“Pensavo mi accusassero anche di omicidio e strage, posso dichiararmi soddisfatto – ha commentato Formigoni -. Dopo un anno e mezzo potrò conoscere gli atti. Ma non emerge nulla di nuovo che già il mondo non conoscesse. La tempistica della Procura è molto efficiente, che cosa non si fa per cercare di coprire lo scandalo Montepaschi della sinistra. Nel giro di 24 ore si incriminano Scaroni e Orsi, si condanna Pollari, si continua a distruggere l’Ilva e si depositano gli atti per Formigoni”. 

Quanto alle somme che Regione Lombardia ha corrisposto al San Raffaele e alla Fondazione Maugeri, “corrispondono al centesimo di euro alle prestazioni erogate da questi due istituti ai cittadini – ha continuato Formigoni -, secondo le norme del Sistema Sanitario Nazionale. Le carte rese note oggi dalla Procura non dimostrano che siano stati erogati indebitamente fondi a questi istituti e a nessun altro istituto sanitario di Regione Lombardia”.

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Tags: GiustiziaPdl