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Paolo De Castro: “Riforma della Pac, senza fondi non si va avanti”

Se alla fine del negoziato sul bilancio per il prossimo settennio la quota di risorse destinate all’agricoltura non raggiungerà un livello accettabile, per garantire cioè la sicurezza alimentare dei 500 milioni di cittadini europei, la commissione Agricoltura dell’Europarlamento non licenzierà il suo progetto di riforma della PAC, la politica agricola comune”. Paolo De Castro, dal 2009 presidente di questa commissione dopo essere stato ministro delle Politiche agricole con Prodi e D’Alema, è molto determinato su questo tema. “Tanto quanto i componenti di tutti i gruppi politici presenti in questo organismo”, sottolinea in questa intervista rilasciata a FIRSTonline a Bruxelles.

FIRSTonline – Da che cosa nasce, presidente, questa sorta di aut aut?

De Castro – Dalla consapevolezza che non solo cinquecento milioni di europei ma sette miliardi di abitanti del pianeta siano di fronte a una vera e propria sfida del secolo: garantire la sicurezza alimentare in un mondo che ha bisogno di più risorse agricole di quelle che riesce a produrre.

FIRSTonline – L’Europa come affronta questa sfida?

De Castro – Stiamo disegnando – nonostante una generale disattenzione dei governi nazionali e delle opinioni pubbliche – una nuova politica agricola che assicuri produzioni alimentari di alta qualità sufficienti per i bisogni degli europei e competitive sui mercati internazionali. Che garantisca redditi decorosi agli agricoltori anche liberandoli da procedure e vincoli burocratici, che promuova lo sviluppo economico delle aree rurali. Che sia rispettosa dell’ambiente e delle specificità territoriali. E che metta in campo strumenti in grado di aiutare gli agricoltori a gestire le ricorrenti crisi di mercato.

FIRSTonline – E oggi questa nuova Pac a che punto è?

De Castro – Dopo due anni abbondanti di lavoro molto intenso, la commissione che presiedo ha predisposto i testi di quattro provvedimenti legislativi che, tutti insieme, andranno a comporre la riforma che potrebbe essere approvata dal Parlamento in seduta plenaria in un paio di mesi.

FIRSTonline – Presidente, non è una previsione troppo ottimistica con circa settemila emendamenti da votare?

De Castro – No, l’ostacolo maggiore non è questo. I relatori delle quattro proposte, che appartengono ai gruppi maggioritari (S&D e PPE) e i rappresentanti degli altri gruppi parlamentari lavorano a pieno regime per accorpare gli emendamenti simili e ridurre drasticamente tantissime richieste di modifica. Quindi un eventuale slittamento non andrà oltre uno-due mesi. I veri ostacoli sono altri.

FIRSTonline – Quali?

De Castro – La quantità di fondi che il bilancio destinerà alla PAC. E le visioni radicalmente diverse della Commissione e del Parlamento europei sui contenuti della riforma.

FIRSTonline – Sull’entità dei fondi che cosa dice?

De Castro – Molti Stati membri puntano a una riduzione del bilancio 2014-2020 rispetto al precedente. L’ultima sortita, recentissima, è di Cipro, attuale titolare della presidenza semestrale Ue, che insiste per tagliare le spese. E la prospettiva di ridurre le uscite trova oggi orecchie attente. 

FIRSTonline – Non sarà agevole dunque il negoziato fra l’Europarlamento, titolare ora del potere di codecisione, e il Consiglio europeo, dove sono rappresentati i 27 Stati membri?

De Castro – Certo, non sarà una passeggiata. Ma il Parlamento è l’unica istituzione europea i cui componenti siamo eletti a scrutinio universale. E questo alla fine ha un peso.

FIRSTonline – Su quali temi vertono le divergenze con la Commissione?

De Castro – Il principale è il ‘greening’, il rinverdimento, cavallo di battaglia degli ambientalisti, alcune delle cui idee si ritrovano nell’ultima proposta di riforma licenziata dalla Commissione europea. Che, contrariamente alle nostre attese, non contiene quasi nulla di quelle della nostra ultima relazione  che aveva ottenuto in plenaria il voto favorevole dell’85% dei deputati. 

FIRSTonline – Questo significa che l’Europarlamento è meno attento alla tutela dell’ambiente?

De Castro – Ma neppure per sogno. Consideriamo molto importante il discorso ambientale, ma siamo anche consapevoli del fatto che la sostenibilità ambientale non può essere raggiunta a prescindere dalla sostenibilità economica.

FIRSTonline – E allora qual è l’oggetto del contendere fra il Parlamento e la Commissione europei?

De Castro – La proposta del commissario per l’Agricoltura Dacian Ciolos fissa condizioni troppo rigide che finirebbero per appesantire inutilmente l’attività degli agricoltori.

FIRSTonline – Per esempio?

De Castro – L’obbligo di tenere a riposo il 7% della superficie di ogni azienda agricola, e quello (per i terreni di più di 20 ettari) di avere almeno tre colture. Condizioni di difficile applicazione in aree di coltivazioni intensive come in Italia e in particolare nel Mezzogiorno.

FIRSTonline – Lei invece che cosa propone?

De Castro – Dipendesse solo da me, direi no alla messa a riposo; ma nel mio ruolo propongo un’intesa a quota 3%. E al limite condivido la proposta del collega portoghese Capoulas Santos di accettare il 7% ma costituendo corridoi ecologici che raccolgano un certo numero di aziende. E sulle tre colture obbligatorie dico: innalziamo l’asticella a 50 ettari.

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