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Oro su e dollaro giù, ma non è quello che sembra

Kairos

La forza dell’oro e la debolezza del dollaro hanno fatto pensare a una crisi di fiducia sui mercati nei confronti della moneta americana, a causa di un eccesso di misure deflazionistiche sia fiscali che monetarie. Ma non è così”. Lo sostiene Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nell’ultimo episodio del suo podcast mensile “Al Quarto Piano”.

“In realtà – prosegue Fugnoli – la forza dell’oro, più che a timori d’inflazione (che sui mercati non ci sono, anzi) è legata al calo dei rendimenti reali di tutti gli altri asset finanziari. In questo momento i rendimenti sulle obbligazioni governative americane sono i più bassi da molto tempo a questa parte. Quanto alla valuta, più che di una debolezza del dollaro dovremmo parlare della forza dell’euro, legata anche ad attese di maggiore tenuta del sistema europeo dopo l’accordo sul Recovery Fund. Peraltro, la debolezza del dollaro ha anche alcuni effetti positivi: ad esempio, aiuta la tenuta dei paesi emergenti, che sono indebitati in dollari e che quindi possono respirare se la loro moneta si rafforza sulla valuta americana”.

Fugnoli ricorda che “agosto è un mese tradizionalmente difficile per i mercati finanziari: i volumi diventano sottili, il posizionamento di solito è più pesante rispetto ai primi mesi dell’anno e quindi di denaro nuovo che entra a supporto delle quotazioni ce n’è di meno. Quest’anno non farà eccezione: ci sarà una certa volatilità e una certa difficoltà a fare nuovi massimi. Siamo ancora in una situazione di oggettiva difficoltà per quanto riguarda la pandemia, soprattutto negli Stati Uniti, dove il numero dei casi per milione di abitanti è il triplo di quello registrato in Europa nei mesi più bui, tra marzo e aprile. Stiamo assistendo inoltre alla reintroduzione di qualche misura di lockdown. Ci sono anche in Europa segnali di ripresa dell’epidemia, che a loro volta causano una certa prudenza da parte dei consumatori. Niente di particolarmente grave, ma si tratta comunque di elementi che vanno contro l’idea che il peggio sia passato e che si possa andare verso una ripresa lineare. C’è inoltre qualche segnale di pausa nella risposta dei policymaker, che razionalmente aspettano che le ampie misure introdotte finora diano i loro effetti prima di introdurne di nuove”.

In ogni caso, secondo Fugnoli “la correzione dei mercati non dovrebbe essere molto profonda, per vari motivi. La tecnologia americana sta andando benissimo, anche meglio di quello che si pensava, riuscendo a tenere sui massimi del dopo-crisi l’indice S&P500. Questo naturalmente aiuta anche le Borse europee, che sono ancorate a quella americana. Di conseguenza, lo scenario non si prospetta particolarmente preoccupante, tenendo anche conto che all’orizzonte sembrano sempre più vicini i vaccini. Sui mercati, il quadro per la fine dell’anno si prospetta moderatamente positivo, con andamenti prevalentemente laterali ma anche con la possibilità verso la fine dell’anno di nuovi rialzi”.  

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Categories: Finanza e Mercati