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OpenAI sfida Microsoft sul terreno di LinkedIn: in arrivo la Jobs Platform per il lavoro nell’era dell’IA

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OpenAI alza il tiro. Dopo aver rivoluzionato la produttività con ChatGPT, la società guidata da Sam Altman si prepara a lanciare OpenAI Jobs Platform, una nuova piattaforma di ricerca e matching professionale interamente alimentata dall’intelligenza artificiale. L’annuncio è arrivato da Fidji Simo, ceo delle applicazioni di OpenAI ed ex numero uno di Instacart: “credo che l’intelligenza artificiale aprirà più opportunità per un numero maggiore di persone rispetto a qualsiasi altra tecnologia nella storia. Ma l’IA sarà anche dirompente”.

La piattaforma, attesa entro la metà del 2026, punta a diventare un punto di incontro privilegiato tra aziende e talenti esperti di AI, mettendosi però in rotta di collisione diretta con LinkedIn, il colosso del recruiting online di proprietà di Microsoft, tra l’altro principale in OpenAI.

Cosa promette OpenAI Jobs Platform

La nuova piattaforma non sarà riservata ai giganti dell’economia. Simo ha sottolineato che “non sarà solo un modo per le grandi aziende di attrarre talenti, ma includerà un percorso dedicato a piccole imprese e governi locali, per aiutarli a trovare le competenze AI necessarie a modernizzarsi e servire meglio i cittadini”.

In questo senso, OpenAI intende differenziarsi da LinkedIn, proponendo uno strumento più specializzato e calibrato sul mondo dell’intelligenza artificiale. Il Texas Association of Business, ad esempio, collaborerà con OpenAI per collegare migliaia di aziende locali a nuovi professionisti dell’IA.

Certificazioni AI: la seconda mossa contro LinkedIn

Parallelamente al Jobs Platform, OpenAI rilancia sulla formazione con l’OpenAI Academy, già utilizzata da oltre 2 milioni di persone. Il progetto verrà potenziato con certificazioni ufficiali che andranno dalla semplice alfabetizzazione digitale fino a competenze avanzate come il prompt engineering.

Il tutto sarà integrato dentro ChatGPT: grazie alla modalità Study, chiunque potrà prepararsi ed essere certificato senza uscire dall’app. L’obiettivo è di raggiungere 10 milioni di americani certificati entro il 2030, con partner del calibro di Walmart. Come ha dichiarato John Furner, ceo di Walmart U.S., “Il futuro del retail non sarà definito dalla tecnologia, ma dalle persone che sanno usarla. Portare la formazione AI ai nostri dipendenti significa dar loro gli strumenti per riscrivere le regole del settore”.

Una mossa quindi che posiziona OpenAI non solo come concorrente di LinkedIn nella ricerca di lavoro, ma anche come alternativa alla sua piattaforma di e-learning, LinkedIn Learning.

Una partnership sempre più scomoda con Microsoft

La sfida assume contorni geopolitici nel mercato tech. Microsoft è al tempo stesso il maggiore finanziatore di OpenAI (con oltre 13 miliardi di dollari investiti) e proprietaria di LinkedIn, il servizio che rischia di essere minacciato dalla Jobs Platform. Non è un caso che già nel suo ultimo bilancio annuale, Redmond abbia etichettato OpenAI come concorrente diretto in settori chiave come la pubblicità online e i motori di ricerca.

Il rapporto tra le due società appare sempre più fragile. Da un lato resta la collaborazione tecnica – Azure è tuttora il cuore dell’infrastruttura di ChatGPT – dall’altro emergono fratture profonde sul piano strategico. Al centro c’è la volontà di OpenAI di trasformarsi in Public Benefit Corporation per attrarre nuovi capitali. Una mossa che richiede il via libera di Microsoft, la quale dispone di un potere di veto e sarebbe pronta a sfruttarlo per ottenere maggiore influenza nella governance.

Sam Altman, nel frattempo, lavora per ridurre la dipendenza dal partner storico. Con SoftBank e Oracle ha lanciato la joint venture Stargate, un colossale piano da 500 miliardi per costruire data center proprietari, e secondo indiscrezioni avrebbe persino avviato contatti con Google Cloud. Una scelta che equivarrebbe a un atto di indipendenza formale, se non a una rottura.

Tutto questo contribuisce a trasformare il legame Microsoft–OpenAI in una vera e propria “guerra fredda tech”, a cui si aggiunge la storica faida personale tra Sam Altman ed Elon Musk, che continua a fare da sfondo alle mosse strategiche della società.

Il dialogo con Washington

Il lancio della Jobs Platform e delle certificazioni si inserisce anche nel dialogo con Washington. OpenAI ha aderito all’iniziativa della Casa Bianca per l’alfabetizzazione all’IA e ha già siglato un contratto fino a 200 milioni di dollari con il Dipartimento della Difesa Usa. Inoltre, è parte del maxi-progetto Stargate (500 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture AI).

La società di Altman punta così a legittimarsi come attore non solo tecnologico ma anche sociale, cercando di governare la transizione occupazionale che l’intelligenza artificiale inevitabilmente imporrà. “Non possiamo eliminare la discontinuità che l’IA porterà, ma possiamo aiutare più persone a diventare fluide nell’uso dell’IA e a connettersi con le aziende che hanno bisogno delle loro competenze”, ha ribadito Simo.

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Categories: Tech