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Olimpiadi 2026: Milano outsider, ma può battere Torino e Cortina

Pixabay

Milano fa sul serio. La sfida con Torino (che ha già ospitato l’edizione 2006) e Cortina d’Ampezzo (già sede nel 1956) per aggiudicarsi le Olimpiadi invernali del 2026 è più che aperta: il capoluogo lombardo, che finora non ha mai ospitato il massimo evento sportivo globale, nemmeno nella versione estiva, è però sulla carta sfavorito, per questioni politiche. Il Governo gialloverde infatti, che ha voce in capitolo e che nel Cdm di venerdì ha dato il via libera alla candidatura italiana, preferirebbe Torino (quota M5s per il sindaco Appendino) o Cortina (quota Lega per il governatore Zaia). Ma è il Coni a decidere, entro il 10 luglio (forse si prenderà qualche giorno di riflessione in più), e non è detto che tra le due litiganti sia proprio la terza a godere. La candidatura italiana sarà poi esaminata dal Cio, che il prossimo 3 ottobre a Buenos Aires svelerà le tre città che si contenderanno i Giochi del 2026.

Milano è l’outsider ma potrebbe farcela per vari motivi: è una città smart, dall’appeal internazionale, ha già convinto il mondo organizzando in maniera più che soddisfacente l’Expo, non ha mai organizzato un’Olimpiade e risponde alle caratteristiche gradite al Cio, che in questa fase storica, dopo le organizzazioni faraoniche degli ultimi decenni, è alla ricerca di sobrietà e strutture low cost. Il costo complessivo del progetto milanese, al netto dei 900 milioni che, una volta designata, il Cio riconoscerà alla città ospitante, è intorno ai 400 milioni e per la prima volta alcuni impianti potrebbero essere presi in affitto, come potrebbe avvenire con le gare di salto e combinata nordica ospitate a Sankt Moritz.

Inoltre, la città del Sindaco Sala può approfittare delle polemiche interne alla giunta a 5 Stelle a Torino, che ora sembrano risolte dopo l’intervento di Di Maio e Grillo ma che potrebbero aver fatto perdere slancio a una candidatura che pur avrebbe dalla sua l’apprezzato precedente del 2006, con strutture e impianti già pronti ad essere riutilizzati. “A Torino avevo offerto all’inizio una collaborazione – ha detto Sala ricordando l’iniziale ipotesi di un’Olimpiade in stile “MiTo” – ma c’era stato un blocco dal sistema torinese e non mi riferisco solo al sindaco, per cui andremo avanti da soli e decideranno Governo e Coni”.

Il Coni da parte sua si dichiara del tutto imparziale, riconoscendo valide le carte di tutte e tre le candidature, compresa quella Cortina che può puntare sul suo impareggiabile teatro naturale soprattutto per sci alpino, snowboard, sci di fondo, sulla vicinanza con il Trentino Alto Adige per le altre specialità e su un progetto persino più low cost di quello di Milano e molto più economico di quello di Torino (il cui budget supererebbe il miliardo di euro). “Siamo completamente laici in questa partita – ha assicurato il presidente Giovanni Malagò -, non c’è nessun tipo di tendenza a favore di qualcuno e lo verificherete”. “I progetti sono tutti belli ma forse un po’ ottimistici sulle previsioni: noi vorremmo un forte richiamo alla realtà nei preventivi”, si è limitato a commentare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti.

Di certo la candidatura milanese è quella più suggestiva, perché inedita ancorché complicata e non solo per motivi politici, visto che la città gode sì di un clima invernale ma non è in montagna e nemmeno ci è ben collegata. Il dossier però è ambizioso e mette al centro del progetto i luoghi simbolo della città: lo stadio Meazza sarà utilizzato per le cerimonie inaugurale e di chiusura della manifestazione, mentre la centralissima piazza Duomo ospiterà la Medal Plaza per le premiazioni. Punti strategici anche per le fan zone, che sarebbero ben quattro: Castello Sforzesco, Navigli, piazza Gae Aulenti e CityLife.

I Villaggi olimpici sarebbero due: uno all’ex ospedale di Sondalo, in Valtellina, e soprattutto uno a Milano nell’ex scalo ferroviario di Porta Romana, attualmente in disuso e già al centro di diverse idee, come quella di una grande area verde e di una Casa dello studente per i giovani dell’università Bocconi, non molto distante da lì. E lo sport? Le gare di sci saranno in Valtellina, nella già rodatissima Bormio, sede di Coppa del mondo e più volte dei Mondiali di sci alpino, ma anche a Santa Caterina Valfurva e a Livigno. Discorso a parte come detto per il salto e la combinata nordica, da “subappaltare” nella svizzera – ma vicina – Sankt Moritz.

Le competizioni al coperto invece si terrebbero nella città di Milano, dando una sistemata agli impianti che già ci sono: pattinaggio, hockey su ghiaccio e short track si disputerebbero tra il nuovo Palalido, l’ex PalaSharp (in quel caso è prevista la costruzione di un impianto ex novo) e soprattutto il Forum di Assago, già sede quest’anno dei Mondiali di pattinaggio artistico. Possibile anche l’utilizzo di alcuni padiglioni di Fieramilanocity, nell’ex area del Portello.

Il progetto, solido e ambizioso, ha però un punto debole e uno scoglio da superare. Lo scoglio è l’agguerrita competizione di Cortina, sostenuta con forza dal governatore veneto Zaia, che ha solidi appoggi nel mondo della Lega. Il punto debole è dato dalla posizione geografica di Milano: le piste da sci sono relativamente vicine, ma i collegamenti stradali per sostenere un evento del genere lasciano a desiderare. Da Lecco in poi, la strada statale per raggiungere la Valtellina è infatti a corsia unica. Il dossier però non tocca al momento questa questione. In generale, oltre alle strade, è la rete complessiva di collegamento a dare più preoccupazioni: la Valtellina è lontana dai principali aeroporti lombardi (è dalla parte opposta rispetto a Malpensa, tenendo come punto di riferimento Milano) e anche il trasporto ferroviario regionale viaggia su un binario unico. Attualmente il Milano-Tirano impiega 2h45, più il tempo necessario per raggiungere le piste. Decisamente troppo.

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Categories: Sport