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Obama: sanzioni sì, ma Russia ancora nel G8

Sanzioni sì, ma nessuna espulsione della Russia dal G8, che in ogni caso non si dovrà tenere a Sochi. Questa la posizione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che si trova all’Aja con gli altri leader delle grandi potenze mondiali per partecipare al vertice sulla sicurezza nucleare e al G7 sull’Ucraina.

Questa mattina, dopo l’incontro con il primo ministro olandese Mark Rutte, Obama aveva assicurato che le sanzioni imposte a Mosca da Stati Uniti e Unione europea “avranno un costo per l’economia russa”, mentre in un’intervista al giornale De Volkskrant aveva lanciato un avvertimento: “Se la Russia continuerà nell’escalation, dovremo essere pronti a imporle un costo maggiore”.

Intanto, sul fronte del nucleare, è stato raggiunto oggi un importante accordo. Il Giappone consegnerà agli Stati Uniti più di 315 chilogrammi di armi nucleari e scorte di uranio arricchito: la decisione è stata annunciata dai funzionari dei due Paesi da L’Aia e rappresenta una vittoria per Obama, che da tempo si batte per mettere in sicurezza gli arsenali delle varie nazioni del mondo.

“Quello di oggi rappresenta un importante impegno per il nucleare – ha detto il segretario americano all’Energia, Ernest Moniz –. Il materiale sarà trasferito negli Stati Uniti per essere trasformato” in una forma che resiste alla proliferazione nucleare. Il Giappone aveva ricevuto questo materiale negli anni ’60 dagli Stati Uniti e dal Regno Unito per scopi di ricerca.

Il summit, che è parte di un processo lanciato da Obama nel 2009, si è concentrato non solo sulle bombe atomiche, ma soprattutto sullo sforzo per ridurre il materiale nucleare, che se finisse nelle mani di terroristi potrebbe essere usato per costruire armi. Il numero di Paesi che possiedono queste riserve dal 2009 a oggi sono passati da 39 a 25.

Il vertice de L’Aia (che continuerà anche domani) ospita i leader e i funzionari di 53 nazioni e proprio domani dovrebbe diffondere nuovi dati per fare il punto sulla situazione e annunciare i propositi per arrivare all’incontro finale previsto a Washington nel 2016.

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