Concerto a Cardiff, 4 luglio 2025. Ora è ufficiale: gli Oasis sono tornati. Dopo 16 anni di silenzio e rancori, Liam e Noel Gallagher hanno seppellito (forse temporaneamente) l’ascia di guerra e sono saliti di nuovo insieme sul palco, inaugurando il tour della reunion davanti a 75mila fan in delirio al Principality Stadium della capitale gallese. Era dal 2009, dal famoso litigio nel backstage di Parigi, che i due fratelli non condividevano più un microfono. Ma ieri sera, tra cori da stadio e smartphone puntati, la band simbolo del britpop anni ’90 ha riacceso gli amplificatori. E, come direbbe Liam, è stato “Biblical“.
Tutto risolto quindi tra Liam e Noel? Ritrovato amore fraterno? Difficile crederlo. Più che un abbraccio sincero, sembra che a pesare di più per il richiamo del palco sia stato soprattutto il cachet milionario. Perché tornare a suonare insieme è emozionante, ma farlo per 7 milioni di euro a serata ha decisamente un altro sapore. Ma ai fan interessa poco. Gli Oasis sono tornati. E nel mondo è riesplosa la Oasismania.
Oasis, concerto a Cardiff: 23 hit nella scaletta
Sulle note di “Fuckin’ in the Bushes”, intro storica dei loro live, gli Oasis sono tornati a fare quello che sanno fare meglio, suonare. Niente fronzoli, nessuna sorpresa e anche poche chiacchere. Ma d’altronde ai fan bastava una sola cosa: vederli di nuovo insieme sullo stesso palco. E non ci sono solo Liam e Noel, ma anche Gem Archer, Andy Bell e il grande ritorno di Paul “Bonehead” Arthurs, colonna delle origini. La scaletta suonata a Cardiff, 23 brani uno dietro l’altro, è un concentrato di britpop anni ’90, un greatest hits che pesca a piene mani da Definitely Maybe, (What’s The Story) Morning Glory? e Be Here Now. Con la voce di Liam in grande forma e un Noel più defilato ma impeccabile, il suono Oasis è tornato ad essere esattamente quello che il pubblico voleva.
La serata si è aperta alle 18:00 con i Cast, seguiti da Richard Ashcroft alle 19:00, ex frontman dei The Verve, che ha infiammato lo stadio con Bitter Sweet Symphony, The Drugs Don’t Work e Lucky Man. Una curiosa inversione di ruoli rispetto al 1993, quando erano gli Oasis ad aprire i suoi concerti. Trent’anni dopo, è lui ad aprire per i Gallagher. Alle 20:15 in punto, è arrivato poi il momento che tutti aspettavano: il ritorno sul palco dei due fratelli, sorprendentemente anche mano nella mano. Quasi due ore di musica, chiuse attorno alle 22:15 tra cori da stadio, braccia al cielo e un pubblico in estasi. Si parte con Hello e il suo coro “It’s good to be back”, si passa da Acquiesce, Slide Away, Whatever, Live Forever e si chiude con poker da pelle d’oca: The Masterplan, Don’t Look Back in Anger, Wonderwall e Champagne Supernova. Ecco di seguito la scaletta di Cardiff (e con ogni probabilità dell’intero tour):
- Hello
- Acquiesce
- Morning Glory
- Some Might Say
- Bring It On Down
- Cigarettes & Alcohol
- Fade Away
- Supersonic
- Roll With It
- Talk Tonight
- Half the World Away
- Little by Little
- D’You Know What I Mean?
- Stand By Me
- Cast No Shadow
- Slide Away
- Whatever
- Live Forever
- Rock and Roll Star
- The Masterplan
- Don’t Look Back in Anger
- Wonderwall
- Champagne Supernova
È molto probabile che questa resti la scaletta fissa per tutto il tour. Del resto, gli Oasis non hanno mai amato cambiarla ma ai fan va benissimo così.
Oasis in concerto: un tour con numeri da capogiro
“Oasis Live ’25” non è solo una delle reunion più attese nella storia del rock, ma una vera e propria operazione economica su scala globale. Solo con le prime 17 date nel Regno Unito e in Irlanda, sono stati venduti 1,4 milioni di biglietti, per un incasso diretto di oltre 400 milioni di sterline, pari a circa 470 milioni di euro. Ma la forza del fenomeno va ben oltre la biglietteria.
Secondo le stime di Barclays, ogni fan spenderà in media 766 sterline a concerto (circa 900 euro), considerando non solo il biglietto, ma anche trasporti, hotel, pasti e ovviamente merchandising. Il risultato è impressionante: 1,2 miliardi di euro di indotto solo nei paesi anglofoni, con cifre che farebbero invidia al Pil di uno stato.
Le città che ospitano i concerti si trasformano in veri hub economici temporanei (un po’ come fu l’effetto Taylor Swift). A Cardiff, con le due serate inaugurali del 4 e 5 luglio, si stima un impatto economico di 70 milioni di euro. A Manchester, dove gli Oasis giocano in casa con cinque date a Heaton Park, l’indotto previsto supera i 160 milioni di sterline. Londra non è da meno. Le serate a Wembley potrebbero generare fino a 190 milioni di sterline. E poi c’è tutto il mondo parallelo del brand Oasis. Il solo merchandising aggiunge al bilancio altri 160 milioni di sterline, portando il totale dell’impatto nel Regno Unito a circa 400 milioni di sterline.
Ma il viaggio è appena iniziato. Se le previsioni verranno confermate anche all’estero, con le tappe in America, Asia e Sudamerica, si parla di 3-4 milioni di biglietti venduti a livello globale, per un incasso diretto tra 420 e 600 milioni di sterline, e un impatto economico complessivo che potrebbe superare i 2,2 miliardi di dollari.
Più che una reunion, quella degli Oasis si è trasformata in una vera e propria multinazionale del britpop, capace di macinare numeri da capogiro e dimostrare, ancora una volta, che la nostalgia non è solo un sentimento, ma un potente motore economico.
Quanto guadagneranno Liam e Noel? Cachet stellare (ma solo se non litigano)
Che a unire oggi i due fratelli più rissosi del Regno Unito sia più il denaro che l’amore fraterno, è difficile da smentire. Secondo i tabloid britannici, Liam e Noel Gallagher guadagneranno circa 6 milioni di sterline a concerto, circa 7 milioni di euro. Numeri da vertigine, che li rendono le rockstar più pagate d’Europa nel 2025. Solo con le 17 date tra Regno Unito e Irlanda, il bottino personale si avvicina ai 50 milioni di euro a testa. Rock ’n’ Roll Star, in fondo, anche sul conto in banca.
Ma il dettaglio più interessante è nascosto tra le righe del contratto. Per evitare scenate e disastri dell’ultimo minuto, niente anticipi e niente bonifici prima dello show: il compenso si sblocca solo a fine serata, dopo aver cantato e, soprattutto, senza essersi mandati a quel paese. È una “clausola anti-lite“, pensata apposta per disinnescare il sempre possibile “effetto Gallagher”. In pratica: niente concerto, niente soldi. Un escamotage per evitare un nuovo “caso Parigi 2009” e garantire la sopravvivenza della tournée. Per ora funziona. E finché funziona, i milioni scorrono.
Biglietti d’oro (e truffe): il caso del dynamic pricing
La reunion degli Oasis ha fatto esplodere l’entusiasmo, ma anche le polemiche. E non tanto per colpa dei fratelli Gallagher, quanto per l’organizzazione. I biglietti sono andati esauriti in pochi minuti, ma a far discutere è stato soprattutto il sistema del “dynamic pricing” adottato da Ticketmaster.
Cos’è? Una pratica legale ma controversa, che adegua i prezzi in tempo reale in base alla domanda. Risultato: biglietti da 100 sterline che, sotto pressione dei fan, sono schizzati fino a 600 sterline (circa 700 euro) e ondata di proteste che ha spinto il governo britannico ad aprire un’indagine parlamentare.
Ma, come se non bastasse, oltre al danno si è aggiunta anche la beffa delle truffe online: si stimano oltre 2 milioni di sterline (2,3 milioni di euro) persi in acquisti fraudolenti. La media delle perdite? 510 euro a persona. Un dato che racconta l’altra faccia della medaglia dell’Oasismania. Un assalto alle biglietterie che ha lasciato sì stadi pieni, ma anche migliaia di fan a mani vuote o peggio, truffati.
Streaming, moda, vinili: è di nuovo Oasismania
Gli Oasis non sono solo una band. Sono un fenomeno culturale. E la reunion ha risvegliato una febbre collettiva che ha travolto musica, moda, collezionismo e grandi marchi. Oasis Live ’25 non è solo un tour: è un revival globale che si sente nelle cuffie e si vede per strada.
Su Spotify, le ricerche legate al gruppo sono aumentate del +785% dopo l’annuncio del tour. Solo Wonderwall è stata inserita in oltre 510.000 playlist in una settimana. E in totale, le canzoni degli Oasis compaiono in 97 milioni di playlist generate dagli utenti: una rinascita digitale per la band simbolo di un’era analogica. Ma è tutto ciò che porta il marchio Oasis ad andare a ruba: vinili in edizione limitata, poster da collezione, t-shirt con grafiche ispirate alle copertine storiche. Nel Regno Unito, i pop-up shop ufficiali allestiti nelle città del tour sono stati letteralmente presi d’assalto.
Tra i brand partner, Adidas ha colto l’occasione lanciando la collezione “adidas Originals x Oasis”, andata sold out in poche ore nel Regno Unito. La linea, ispirata agli stili indossati e amati dalla band fin dagli anni ’90, celebra 30 anni di originalità condivisa tra il marchio delle Tre Strisce e i fratelli Gallagher. Gli articoli esclusivi saranno disponibili online per tutto dall’11 luglio, mentre alcuni capi selezionati sbarcheranno in Italia a partire dal 20 luglio.
Anche Land Rover ha colto l’occasione, realizzando una versione speciale del modello Defender Octa e un murale monumentale a Manchester, patria del britpop. E perfino Lidl ha fatto la sua mossa con il lancio il 9 luglio di una giacca “Oasis edition” da 30 sterline, ispirata a Little by Little, già ricercatissima online.
Oasis Live ’25: tutte le tappe del tour mondiale
Il tour “Oasis Live ’25” prevede 41 concerti in 10 Paesi, dal 4 luglio al 23 novembre. Dopo il debutto trionfale in Galles, la band si prepara a riconquistare il mondo partendo da Manchester, la loro città natale, con cinque date a Heaton Park l’11, 12, 16, 19 e 20 luglio. Da lì si sposteranno a Londra, dove si esibiranno al Wembley Stadium il 25, 26 e 30 luglio, e poi ancora il 2 e 3 agosto. Toccherà poi a Edimburgo, con tre serate al Murrayfield Stadium (8, 9 e 12 agosto), e infine a Dublino, il 16 e 17 agosto al Croke Park.
Dopo aver salutato il pubblico di casa, la band attraverserà l’oceano per una lunga tournée internazionale che toccherà Toronto, Chicago, New Jersey, Pasadena e Città del Messico. Poi sarà la volta dell’Asia (Seoul e Tokyo), dell’Australia (Melbourne e Sydney), e infine del Sudamerica, con tappe a Buenos Aires, Santiago del Cile e la chiusura prevista il 23 novembre a San Paolo, in Brasile. In mezzo, un doppio ritorno a Wembley il 27 e 28 settembre.
Live Forever… anche nel 2026?
Il tour si chiama “Oasis Live ’25”, ma c’è già chi guarda oltre. Rumors insistenti parlano di un’estensione nel 2026, con una tappa celebrativa a Knebworth per i 30 anni dagli iconici concerti del 1996. Inoltre, l’Europa continentale è stata finora esclusa dal calendario, lasciando aperta l’ipotesi di un tour europeo che potrebbe passare anche dall’Italia con una data possibile tra Milano, lo Stadio Olimpico o il Circo Massimo a Roma.
I Gallagher hanno scoperto che, almeno sul palco, fare pace conviene. Liam l’ha detto chiaramente: “Non voglio più separarmi da Noel“. E con i numeri da record, il clamore globale e una discografia che ha superato indenne il tempo, fermarsi ora sembra quasi impossibile. Del resto, come cantano loro stessi: “You and I are gonna live forever“.