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Msc abbandona Moby: addio al 49% per evitare guai con l’Antitrust

Imagoeconomica

Colpo di scena nei mari della navigazione italiana. Il gruppo Msc di Gianluigi Aponte ha deciso di abbandonare la partecipazione del 49% in Moby, cedendola gratuitamente all’azionista di maggioranza Vincenzo Onorato. E non solo. Msc rinuncerà anche al pegno sul restante 51% della compagnia e al recupero del finanziamento da 243 milioni di euro concesso nel dicembre 2023, che aveva rappresentato l’ultimo tassello del salvataggio finanziario della compagnia traghetti.

Una decisione drastica, formalmente volontaria, ma che arriva nel pieno dell’istruttoria avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) per verificare se il legame tra Moby e Gnv, già controllata da Msc, stesse generando un effetto distorsivo sulla concorrenza, in particolare sulle rotte marittime per la Sardegna.

Cosa era successo: l’acquisizione del 49% per evitare il fallimento

Nel settembre 2023 Msc aveva acquisito il 49% del capitale di Moby tramite la sua controllata lussemburghese Sas Shipping Agencies Services Sarl. L’operazione, parte di un piano di ricapitalizzazione annunciato già nel 2022, prevedeva l’immissione complessiva di 150 milioni: 82 milioni per saldare la partita debitoria con Tirrenia in amministrazione straordinaria e 68 milioni per entrare nel capitale.

Quell’intervento aveva salvato la “balena blu” dal fallimento, scongiurando la liquidazione del gruppo Onorato, che all’epoca portava sulle spalle un debito complessivo di circa 650 milioni di euro. La manovra aveva permesso l’omologazione del concordato preventivo da parte del Tribunale di Milano e l’inizio di una faticosa fase di risanamento.

La lente dell’Antitrust: rischio di concentrazione sulle rotte chiave

Tutto cambia a novembre 2024, quando l’Agcm apre un’istruttoria per valutare se la doppia presenza di Msc in Gnv (controllata al 100%) e in Moby (con una quota del 49%) possa aver indebolito la concorrenza, in particolare sulle tratte marittime Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia, Genova-Porto Torres e Napoli-Palermo.

Il cuore del problema è un legame strutturale che rischiava di configurare una posizione dominante. Oltre alla partecipazione azionaria, sotto esame è finito anche il maxi-finanziamento da 243 milioni erogato da Sas a Moby, garantito da un pegno sul restante 51% del capitale. Una situazione che, secondo l’Autorità, potrebbe aver influenzato negativamente la dinamica dei prezzi e la qualità dei servizi nel mercato dei traghetti, di fatto limitando l’alternativa tra operatori.

Per evitare problemi Msc si sfila da tutto

Per evitare una sanzione per comportamento anticoncorrenziale, ecco quindi che Msc ha messo sul tavolo la proposta drastica di cedere gratuitamente, entro la fine del 2025, la sua quota del 49% in Moby all’azionista Onorato, rinunciando al pegno sul restante 51% e senza chiedere indietro il capitale versato. In parallelo, il credito residuo verso Moby sarà trasferito a una società terza indipendente o abbattuto completamente.

Gnv, dal canto suo, si impegna a offrire un ristoro economico ai consumatori che hanno viaggiato sulle rotte oggetto dell’indagine, mentre Moby ha promesso di partecipare all’accordo di cessione della quota, avviare un piano di dismissioni per ripagare quanto possibile e proporre a sua volta compensazioni ai clienti coinvolti.

L’uscita di scena di Msc segna la conclusione di una parentesi strategica durata meno di due anni. Era iniziata come un’operazione di salvataggio – con connotazioni quasi industriali – ma si è trasformata rapidamente in un rischio di concentrazione. Nel frattempo, Moby ha ceduto alcuni traghetti (tra cui Sharden e Moby Vinci) a Gnv e ha dismesso la divisione rimorchiatori attiva nei porti della Sardegna.

Ora, la compagnia di Onorato torna completamente sotto controllo della famiglia fondatrice, ma con il peso di un debito che resta da onorare, senza più la rete di sicurezza dell’armatore svizzero.

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Categories: Economia e Imprese