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Mps sull’ottovolante, liquidità per 4 mesi. Mediaset sale

FIRSTonline

La crisi di Monte Paschi precipita gettando una zona d’ombra sul rilancio del settore. L’emergenza contribuisce a frenare il rally della Borsa di Milano: l’indice Ftse Mib arretra dello 0,54% poco sopra i 19.100 punti. In ribasso anche Parigi -0,26% e Madrid +-0,7%. Francoforte registra un lieve guadagno +0,03%. Lo stesso fa Londra +0,07%.

Il Parlamento ha approvato l’autorizzazione ad aggiornare gli obiettivi di finanza pubblica per il 2017 prevedendo una maggiore spesa fino a 20 miliardi di euro, per approntare una rete di sicurezza a favore del settore bancario.

Ma la notizia coincide con due nuovi siluri contro la scassata navicella del Monte Paschi (che ha toccato un minimo di -18,18% a 15,17 euro) per una capitalizzazione che si è ridotta sotto i 450 milioni di euro: a) la banca ha comunicato che resta in cassa liquidità per soli quattro mesi (i 10,6 miliardi cash si ridurranno a questo ritmo a 200 milioni); b) l’investimento di Atlante nei titoli junior mezzanine si farà solo se lo Stato metterà non più di 1 miliardo di euro nell’aumento nell’ambito di un’operazione di mercato, si legge in un documento integrativo pubblicato nella notte. Nell’eventualità che scatti il burden sharing, Atlante si ritirerà dall’operazione. Oggi alle 14,00 termina il periodo di riapertura dell’offerta per la conversione volontaria di bond subordinati in azioni, mentre domani si conclude l’aumento riservato agli investitori istituzionali.

Più tranquillo l’andamento del resto del sistema.

Unicredit -0,43%. L’agenzia Moody’s ha confermato la valutazione sulla banca di piazza Gae Aulenti, lasciando il rating di lungo termine al gradino Baa1, con outlook stabile. Secondo Moody’s, il mix di un incremento del capitale, della riduzione dei prestiti problematici e della crescita degli accantonamenti pone Unicredit in un posizione migliore per affrontare le sfide rappresentate da un contesto operativo avverso in Italia. In un’intervista a Repubblica l’a.d. Jean Pierre Mustier si dice convinto che, “qualunque soluzione sarà trovata” su Mps e altre banche in difficoltà, il sistema bancario italiano sarà più forte dopo Natale e sottolinea che dopo il previsto aumento di capitale (a suo dire già necessario già 18 mesi fa) “il centro di gravità azionario probabilmente sarà più internazionale“. Il manager dice che Unicredit non intende vendere la partecipazione in Mediobanca -0,9%. Banco Popolare e Bpm -1%.

Ancora in salita stamane Mediaset +1,4% dopo che Vivendi è salita al 25,7% del capitale. Con il 29,9%, che raggiungere a breve, Vivendi avrà un’effettiva minoranza di blocco e a quel punto Berlusconi sarà costretto a negoziare, è l’opinione che filtra dal grupp Bolloré. Il Cda di Mediaset ha deciso all’unanimità di proseguire nella battaglia legale contro la mancata cessione a Vivendi di Premium e di presentare un esposto all’Agcom in cui si chiedono interventi “anche in via provvisoria e di urgenza”.Si apprende intanto che Arnaud de Puyfontaine, Ad di Vivendi, sarà venerdì in Consob per essere ascoltato in merito all’esposto presento da Fininvest.

Telecom Italia, coinvolta per ora solo marginalmente nella contesa, perde l’1%.

Sul fronte macro recupera l’oro, scambiato a 1.134 dollari l’oncia (+0,2%). Invariato il mercato dei bond governativi: lo spread Btp/Bund staziona sui 157 pb, mentre prosegue la leggera pressione sul differenziale Btp/Bono in area 50 punti base.

Sale il petrolio con il Brent che segna un progresso dello 0,6% a 55,6 dollari al barile. A Piazza Affari Saipem perde l’1,4%: Ubs ha abbassato la raccomandazione a Neutral da Buy. Tenaris scende dell’1%.

Eni +0,2%: oggi Ubs ha alzato il target a 17 euro da 15,5 confermando il rating Buy.

Negative le utility Enel -1,4%. Boom di Go Internet +12% dopo la firma dell’accordo definitivo della durata di 15 anni con Open Fiber .

Bene anche Prelios +5,6%: il cda ieri ha confermato l’andamento positivo della gestione caratteristica e ribadito le stime per il 2016 già comunicate il 10 novembre scorso. Risanamento +11% dopo un accordo con il fisco.

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