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Mps, Bankitalia entra duro: “Ci hanno nascosto i documenti”. E il titolo crolla: -20% da lunedì

MPS ANCORA GIU’ -6,7%. DA LUNEDì BRUCIATO IL 20% DEL VALORE. ALL’INVESTOR DAY DI NOVEMBRE NON SI PARLO’ DI ALEXANDRIA

La frana di Rocca Salimbeni non si ferma. Ora, dopo un primo rinvio per eccesso di ribasso,  il titolo vale 0,2375  in ribasso del 6,73 % rispetto alla chiusura di ieri, il martedì nero di Siena in cui sono stati  bruciati 267 milioni di capitalizzazione. In tre giorni Mps ha perso il 20% circa  del suo valore, vanificando gli effetti del rally scattato il 7 gennaio, quando venne decisa l’applicazione “soft” dei  requisiti patrimoniali di Basilea III.

Ma quella breve stagione di rialzi minaccia di essere oggi uno dei tanti boomerang destinati a  rimbalzare sulla Rocca senese nell’assemblea di domani. Come è possibile, ci si fomanda che i derivati nel mirino siano stati scoperti dal nuovo management solo a ottobre? E perché, in ogni caso, quando sono stati presentati al mercato i dati dei primi nove mesi, lo scorso 14 novembre, non è stato fatto alcun riferimento a possibili novità sui conti?

Certo, dal punto di vista contabile, la situazione sembra sotto controllo. Le perdite attualizzate su operazioni strutturate attuate da Monte dei Paschi  si aggirano intorno ai 720 milioni di euro, come ha dichiarato l’amministratore delegato Fabrizio Viola in un’intervista al quotidiano Il Messaggero, precisando che si tratta di perdite “di fatto già comprese nelle operazioni di risanamento in corso” ovvero già coperte dai Monti-bond per 500 milioni chiesti in più al Tesoro a novembre, quando la situazione era già nota in banca ma non al mercato.

Questa circostanza getta una luce sospetta sul rally che, da inizio 2013, aveva fatto impennare i prezzi da 0,22 a 0,30 euro ed oltre. E spiega perché, nonostante ormai i fondamentali non giustifichino nuove cadute, il mercato si fidi poco o nulla. Anche perché la tensione, ad un mese esatto dal voto, sale. E non basta a placare gli animi la minaccia di un’azione di responsabilità verso Giuseppe Mussari o l’ex direttore generale Antonio Vigni, l’uomo che ha custodito nei caveaux più riservati i veri contratti con le controparti di Santorini ed Alessandria.

Contro di loro scenderanno in campo gli attuali vertici dell’istituto. “Nella misura in cui ci saranno gli estremi per tutelare il valore patrimoniale della banca certamente ci muoveremo’. Cosi’ il presidente di Banca Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo, ha risposto al Tg1. “Stiamo facendo tutte le analisi necessarie per capire chi ha fatto che cosa”, ha spiegato Profumo.

Si muoverà anche la Fondazione, incurante del ridicolo. “L’azione verrà valutata non appena saranno disponibili tutti gli elementi e la dinamica dei fatti nonchè l’effettivo impatto sui conti della banca”, si precisa a Rocca Sansedoni dove si consumano gli ultimi mesi di governo di Gabriello Mancini, il paramedico ex Dc ed ex Margherita  che nel 2006 ha sostituito  Mussari che nel frattempo, dopo cinque anni da grande azionista (in cui era stata avallato lo sbarco a prezzi affezione in Banca 121, scandalo polizze For you compreso)  si accomodava alla guida dell’istituto. Difficile che quell’”atto dovuto”, come l’ha definito l’ex sindaco Franco Ceccuzzi, canddato alla poltrona nelle prossime elezioni, basti a salvare gli attuali vertici della Fondazione. Anche su Ceccuzzi, del resto, il movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ha qualcosa da dire: “E’ lo stesso Ceccuzzi – si legge in un blog amico –  che a suo tempo, nel benedire l’operazione di Padova dichiarò che ‘Banca Antonveneta è sempre stata l’anima gemella di Banca Monte dei Paschi’ […]. In passato è stato giusto preservare Banca Mps da pessimi affari in attesa della vera occasione di crescita, che il presidente Giuseppe Mussari ha individuato”. Un buon modo per preparare l’arrivo a Siena stasera di Beppe Grillo per lo tsunami in piazza, anteprima dello tsunami assembleare di domani, quando Mps ruberà ai vari Santoro e Floris il palcoscenico di una attualità politica rancorosa.

Infine, ma non in ordine di importanza, la durissima presa di posizione di Banca d’Italia, con un inusuale comunicato ufficiale, afferma che “la vera natura di alcune opernazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’autorità di vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Monte Paschi”.

“Le operazioni – prosegue la nota – sono ora all’attenzione sia della vigilanza sia dell’autorità giudiziaria, in piena collaborazione. Gli approfondimenti e le indagini sono coperti da segreto d’ufficio e da segreto istruttorio”. Solo in occasione del tracollo del Banco Ambrosiano negli anni Ottanta da via Nazionale sono  uscite parole così severe nei confronti degli amministratori di un istituto di credito. Stavolta, però, nel mirino c’è anche colui che fino a tre giorni fa sedeva ai vertici dell’Abi. Non a caso via Nazionale sottolinea  che “nei mesi scorsi i vertici di Mps sono stati rinnovati” e conclude affermando che “i nuovi amministratori stanno cooperando con l’autorità giudiziaria e con la Banca d’Italia per accertare le passate circostanze”.

Basterà tanta intransigenza a placare gli animi? Facile rispondere di no. Anche se ai tribuni in caccia di facili consensi  che fanno a  gara per aggredire il governo impegnato a disinnescare la mina del Monte è facile ricordare che l’Italia non può permettersi il lusso di una disavventura alla Lehman Brothers.    

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