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Milano, fotografie inedite 1930-1970 in mostra alla Galleria Carla Sozzani

Una selezione delle sue più straordinarie fotografie vintage, manipolazioni di forma, luce e movimento stampate tra gli anni Trenta e gli anni Settanta. “Due aspetti difficili hanno sempre dominato il mio carattere: provocazione e curiosità; in termini più raffinati: una sete di conoscenza. E così sono diventato un fotografo a dispetto della pittura accademica, ma sono rimasto un pittore a dispetto della fotografia.” Heinz Hajek-Halke, nato a Berlino nel 1898, poco conosciuto al grande pubblico, è tra i pionieri della fotografia del XX secolo che hanno marcato con una forte personalità la trama del secolo scorso. Dopo aver trascorso l’infanzia in Argentina, nel 1911 torna nella sua città natale dove si ricongiunge con il padre Paul Halke, pittore e vignettista, suo primo maestro di disegno, e inizia a studiare arte presso l’Accademia di Belle Arti. Costretto a lasciare gli studi per arruolarsi nel 1916 nella Prima guerra mondiale, li riprende dopo due anni frequentando prima i corsi del pittore Emil Orlik e quindi le lezioni di Hans Baluschek, da lui ritenute più progressiste e meno convenzionali.

Dal 1923 lavora come fotoreporter per l’agenzia di stampa Press-Photo, sperimentando, fin dai suoi esordi, diverse tecniche: fotomontaggi, doppie esposizioni, collage. Il fotomontaggio fu per lui soprattutto un mezzo per aprire alla tecnica fotografica “un’immensa possibilità di espandere i suoi mezzi di espressione artistica”. Collabora con i grandi fotografi Willi Ruge e Else Neulander (Yva) allo sviluppo di immagini sempre più complesse. I suoi lavori saranno richiesti dalle riviste più note della Repubblica di Weimar. Durante la Seconda guerra mondiale si ritira sul Lago di Costanza in Svizzera, dove inizia a occuparsi di fotografia scientifica nel campo della biologia degli insetti. Attraverso un grande banco ottico esplora diverse tecniche di manipolazione chimica, di distorsione della luce e di ingrandimento sui piccoli soggetti. Nel 1949 diventa membro di “Fotoform”, gruppo preminente d’avanguardia dei fotografi della Germania occidentale fondato da Otto Steinert; sei anni più tardi inizia a insegnare fotografia e grafica presso l’Università delle Arti di Berlino. Tra i suoi studenti si contano personalità che hanno segnato la storia della fotografia come Dieter Appelt e Floris Neussus. La necessità di sperimentare, di ricercare nuove forme ricreando macrocosmi attraverso ingrandimenti di microcosmi, spinge Heinz Hajek-Halke a metà degli anni ‘50 ad abbandonare la macchina fotografica e a concentrare il suo lavoro in camera oscura, seguendo le orme di Man Ray e László Moholy Nagy, dimostrando la validità della fotografia come mezzo espressivo nello sviluppo su carta di immaginari astratti. 3 Con una serie di “incidenti guidati” attraverso reazioni chimiche di acidi, solventi o vernici su oggetti come vetri, stoffe, liquidi e plastiche, produce direttamente i negativi su vetro. Studia inoltre il movimento di strutture costruite con fili flessibili e il loro gioco di luci, attraverso il quale dà forma a figure, definite “Lichtgrafik” (grafiche di luce) dal critico e storico dell’arte tedesco Franz Roh.

Questi numerosi esperimenti rientrano, in termini di lavorazioni fisico-chimiche, in una ricerca alchemica sperimentale, una sorta di zona grigia tra arte e scienza dove Heinz Hajek-Halke, uomo enigmatico, individualista, anarchico, muove e guida con tecnica e rigore il suo immaginario. Il suo è un lavoro sistematico, costituito da disegni preparatori, temi ricorrenti e soluzioni precedenti rivalutate e riviste nel tempo per confermarne la validità. In questo processo Heinz Hajek-Halke è sempre rimasto un fotografo e i suoi studi preparatori hanno trasformato le sue stampe fotografiche in immagini. Dieci anni prima della sua morte, avvenuta a Berlino nel 1983, Heinz Hajek-Halke, senza eredi, consegna la sua opera completa al fotografo e amico Michael Ruetz, che dopo una precisa archiviazione, l’ha donata all’ Archiv der Akademie der Künste di Berlino di cui è membro. Due i libri pubblicati in vita: Experimentelle photographie nel 1955 e Lichtgraphik nel 1964. Nel 2002 il Centre Pompidou di Parigi ha dedicato a Heinz Hajek-Halke la prima grande retrospettiva a cura di Alain Sayag e nel 2012 l’Akademie der Künste di Berlino un’ importante antologica curata da Michael Ruetz.

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Categories: Cultura