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Micossi (Assonime): “Giusto impedire Grexit ma il prezzo è la paralisi dell’Europa”

“Francia e Italia hanno impedito Grexit che voleva la Germania ma il prezzo è una vittoria politica a metà e la rinuncia ad ulteriori avanzamenti nella costruzione politica europea e nella governance econonica”: chi parla, in questa intervista a FIRSTonline, è Stefamo Micossi, direttore generale di Assonime (l’associazione delle società per azioni) ed europeista da sempre. Che aggiunge: “Poco importa che le riforme che vengono imposte alla Grecia siano ben giustificate ma la brutalità del metodo finisce per uccidere il merito”. L’unica alternativa per rilanciare davvero l’Europa sarebbe, secondo Micossi, quella di consegnare quote di sovranità nazionale alle istituzioni europee ma nessuno è pronto a farlo.

FIRSTonline – Dottor Micossi, come valuta l’accordo faticosamente raggiunto dall’Eurosummit sulla Grecia e quali prevede che siano i suoi effetti?

MICOSSI – L’accordo raggiunto a Bruxelles dall’Eurosummit congela la Grecia in un limbo a cavallo tra fuori e dentro, e lì resterà fino a che non abbia realizzato gli impegni ad azioni immediate dettati nel dettaglio, ai quali il Parlamento greco può solo metter la firma; detta condizioni di una durezza senza precedenti (es. modificare il codice civile entro il 22 luglio, adottare tutto il toolkit dell’OCSE sulle liberalizzazioni) in accordi di questo tipo. Il Fondo monetario deve essere parte del sostegno finanziario, quindi la Troika è stata in pieno ristabilita nella gestione dell’accordo. Non solo la pillola è amarissima, ma resta il dubbio che qualcuno i greci li voglia fuori, perché la realizzazioni di queste condizioni in tempi così brevi appare vicino all’impossibile.

FIRSTonline – Sta pensando alla Germania?

MICOSSI – In Germania si è ormai consolidata l’opinione che la Grecia stia “infettando” l’unione monetaria e che l’infezione non sia curabile finché la Grecia non viene cacciata. Di qui la proposta  di espellerli, che era reale, provvedendo l’assistenza necessaria ad affrontare l’emergenza umanitaria. La Francia e l’Italia si son messe di traverso.

FIRSTonline – Se così sono andate le cose, come si fa a dire che l’Europa è a guida tedesca?

MICOSSI – Difendendo la Grecia, la Francia ha difeso anche la propria “eccezionalità”: il suo disavanzo sta sempre sopra il 3 per cento, ma la Germania chiude un occhio, e con lei lo chiude anche la Commissione europea, che sa che nella porcilaia qualcuno tra i maiali è orwellianamente un po’ meno uguale. L’Italia si è schierata con lei. Il prezzo è chiaro: c’è una vittoria politica a metà (non si sa se veramente la Grecia può fare quel che si è impegnata a fare, se non lo farà, sarà espulsa comunque), ma c’è anche la rinuncia ad ulteriori avanzamenti nella costruzione politica e nella governance economica. Con la Grecia dentro l’Eurozona, di passi avanti sui temi della condivisione dei rischi sui debiti pubblici e di una capacità fiscale comune dell’Eurozona non si parlerà a lungo.

FIRSTonline – Al di là delle incognite politiche che riguardano la Grecia e la sua approvazione parlamentare in tempi  rapidi delle riforme, sul piano strettamente economico l’accordo riporterà Atene sulla via del risanamento e della crescita?

MICOSSI – Poco importa che molte delle riforme che oggi vengono imposte alla Grecia sono nel merito ben giustificate. La brutalità del metodo finisce per uccidere il merito. Un serio confronto sul futuro dell’Eurozona e dell’Unione non è più rinviabile. Il problema è che dal metodo intergovernativo si può uscire solamente accettando di affidare alle istituzioni comuni componenti essenziali di sovranità nelle politiche economiche e sociali. Ma né la Francia, né l’Italia, sono pronte a farlo. Urge una riflessione seria e a viso aperto, davanti alle opinioni pubbliche europee sempre più frastornate.

FIRSTonline – A questo punto, quali saranno gli effetti dell’accordo dell’Eurosummit sulla Grecia?

MICOSSI – L’unica alternativa allo stop di Grexit era quella di scrivere un programma super-severo, umiliando la Grecia due volte: perché hanno dovuto accettare tutto quello che avevano promesso ai loro elettori di non accettare mai – il taglio delle pensioni, l’aumento dell’IVA, le privatizzazioni, una lista di liberalizzazioni che neanche la signora Thatcher se la sarebbe immaginata, e via riformando; e perché il programma verrà verificato in loco dall’odiosa Troika, essendo il Fondo monetario internazionale stato convinto a partecipare ai nuovi finanziamenti, dunque a contribuire a scrivere e monitorare il programma di aggiustamento. Gli ispettori saranno presto ad Atene; l’attuazione del programma verrà di fatto gestita da commissari venuti dall’estero, dietro la foglia di fico dell’assistenza tecnica. 
 
A me pare improbabile che Tsipras possa sopravvivere una simile giravolta; si realizzerà dunque almeno l’obiettivo subordinato della Germania, che visibilmente era di sostituire il governo in carica con uno meno inaffidabile, possibilmente con ampio sostegno parlamentare (l’unità nazionale).

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