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Mercati nervosi e oggi l’asta dei Bot. Piazza Affari inizia in lieve rialzo

FIRSTonline

Scende Tokyo. L’indice Nikkei limita i danni nella fase finale con perdite inferiori al punto percentuale, ma i grandi esportatori, Toyota in testa -2,4% segnalano il nervosismo per il ribalzo dello yen. La turbolenza ha colpito anche Wall Street: Dow Jones -0,76%, S&P – 1.02% e Nasdaq – 1,06%. In Europa solo segni negativi. Londra -0,94%, Parigi -1,39%, Francoforte -1,03%. La peggiore è Madrid -2,15%.

E Milano? Archivia la seduta con una perdita pari al’1,68%, indice Ftse Mib a quota 16286 dopo aver perduto fino al 2,4% nel corso della giornata. A guidare la discesa, al solito, le banche il settore più sensibile alle tensioni dei mercati. Ma anche, brutta novità, una delle roccaforti dell’export. Nel giorno i cui Prada la “cinese” festeggia un inizio d’anno brillante (fatturato +14%, profitti +13,5%) i timori per il rallentamento della Cina colpiscono i titoli del lusso: Ferragamo perde il 2,15%,Luxottica -2,66%, Tod’s -1%.

I listini, insomma, sembrano aver infilato, in vista del vertice della Fed della prossima settimana, il tunnel della crisi d’estate. E i segnali più pericolosi arrivano dal mercato valutario e dai bond. 

I BOT TORNANO A SFIORARE L’1% 

“I mercati hanno un po’ di volatilità ma che non c’entra nulla con la situazione italiana e quindi non vedo particolari pericoli”. Parola del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, in risposta alla domanda se, alla vigilia dell’estate, dobbiamo avere paura dei mercati finanziari come accaduto negli ultimi tre anni. Così Saccomanni ha tentato di esorcizzare i timori alla vigilia dell’asta dei Bot a 3 e 12 mesi. 

Ma i segnali di tensione non mancano. Nel primo pomeriggio di ieri lo spread su Bund si è spinto brevemente a quota 290 punti base con un rendimento sul 10 anni italiano al 4,48%, ai massimi da inizio aprile. L’allarme è poi parzialmente rientrato (rendimento 4,345&, spread a 275 pb) ma sul fronte delle aste, appare inevitabile la risalita dei rendimenti. 

Sul “grey market” il Bot a 12 mesi offerto stamane per 7 miliardi era trattato ieri al rendimento dello 0,975% (ai livelli di fine marzo) contro lo 0,703% dell’asta di metà maggio. La prova più impegnativa cade domani con l’offerta del Btp triennale, più 1-1,5 miliardi del 15 anni 15 e 3 miliardi di Ccteu. Non è escluso che il triennale possa avvicinarsi al 2,5%. 

VOLANO I T BOND, CROLLANO GLI EMERGENTI

Le tensioni sul mercato dei sovereing bond non riguardano solo l’Italia, al solito l’anello debole vista la fragilità della finanza pubblica: il rendimento del Treasury decennale Usa è salito ieri al 2,29%, il livello più alto dall’aprile 2012, prima di ridiscendere a 2,20%.

Anche i Bund tedeschi sono saliti fino all’1,66% (ai massimi da più di tre mesi) prima di chiudere a 1,60%. Ma i sommovimenti sui mercati valutari non finiscono qui. Sono entrate nel mirino le valute dei Paesi emergenti, già protagoniste di un rally formidabile Il real brasiliano e il rand sudafricano sono ai minimi da quattro anni e mezzo. La Borsa di San Paulo perde il 2,6%. 

Intanto cambiano le classifiche della finanza mondiale. Taiwan e Corea del Sud e sono ufficialmente dal paniere dei Paesi emergenti di Morgan Stanley. Al loro posto arriva la Grecia, retrocessa dall’area dei Paesi avanzati nel giorno in cui Atene chiude la tv di Stato. All’origine della grande volatilità di questi giorni c’è il saliscendi dei Japan bond. Ma la Bank of Japan non ha ritenuto di dover adottare nuove misure per calmare il mercato obbligazionario: le recenti turbolenze, per il governatore Kuroda , non rappresentano ancora un rischio significativo per la ripresa economica in atto.

E per chiudere un commento in linea con il nervosismo di giornata: “Ci sono almeno 60 probabiltà su 100 di una recessione globale entro 3-5 anni”. Parola di Bill Gross, il gestore di Pimco. 

GENERALI FA CASSA IN MESSICO, PARMALAT VERSO UN’ASSEMBLEA CALDA 

Ancora una giornata di passione per le banche. Sono andate giù le Banco Popolare (-2,9%), le Mps (-1,6%), le Bper (-2,7%%) e le Bpm (-1,2%). Se Intesa Sanpaolo ha perso il 2,87%, Unicredit ha registrato un calo dell’1,2% e Ubi del 2,6%. Frena Fonsai (-2,8%), complice il fatto che il presidente della compagnia, Fabio Cerchiai, ha gettato acqua sul fuoco non volendo commentare le voci delle ultime sedute circa un possibile interesse del finanziere, Warren Buffett, agli asset che metterà in vendita il gruppo Unipol. 

Generali -1,42% Il Leone ha annunciato nel pomeriggio la cessione delle minorities messicane realizzando una plusvalenza netta di circa 500 milioni di euro. Il gruppo – si legge in una nota – ha siglato l’accordo con Grupo Financiero Banorte per cedere le partecipazioni minoritarie del 49% in Seguros Banorte Generali e Pensiones Banorte Generali per un controvalore complessivo lordo di 857,5 milioni di dollari, pari a 649 milioni di euro.. Con l’operazione, continua il comunicato della compagnia , il gruppo assicurativo raggiunge oltre 2,2 miliardi di euro derivanti da operazioni di cessione da agosto 2012: tale ammontare corrisponde a oltre la meta’ del target di 4 miliardi previsto entro il 2015. 

Poche blue chip in Piazza Affari sfuggono all’Orso. Bene le Parmalat (+0,5%), mentre sale l’attesa per l’assemblea dei soci. Sono inoltre state gettonate le Autogrill (+1,68%), con il mercato pronto a scommettere su imminenti annunci, dopo che l’assemblea ha dato semaforo verde alla scissione delle attività di ristorazione da quelle di duty free. La scorsa settimana il presidente Gilberto Benetton ha dichiarato che qualora si presentassero occasioni di aggregazione, la famiglia Benetton sarebbe pronta a mollare la presa e scendere sotto il 50% nel capitale 

Enel Green Power +0,18%. Invariate Mediobanca e Mediolanum. Tra gli industriali pesanti perdite per Finmeccanica -3,75%. In ribasso anche Pirelli -2,39%. Si difende Fiat -0,43% si difende meglio di altri industriali. Tra le utilities, tonfo di Enel -2,9%declassata da Credit Suisse alla vigilia del lancio dei bond.  Telecom Italia scende dell’1,8%, pesante Mediaset -3,94%, punita dall’esito delle elezioni. 

Fuori dal paniere principale, le Rcs hanno perso quasi il 5% mentre gli investitori si interrogano sul prezzo al quale saranno emesso i nuovi titoli per l’aumento di capitale da 380 milioni che partirà lunedì. La decisione spetta al consiglio che si riunirà domani. 

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