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Mediobanca: la sconfitta di Nagel terremota la finanza italiana. Mps, Calta e Mef più vicini alla conquista Piazzetta Cuccia con l’occhio a Generali

Imagoeconomica

L’ultima speranza dell’Ad Alberto Nagel e di tutto il management di Mediobanca si è infranta di fronte all’impietosità del risultato dell’assemblea di Piazzetta Cuccia che ha sancito in modo netto la bocciatura dell’Ops lanciata dalla stessa Mediobanca per contrastare l’assalto del Monte dei Paschi e dei suoi principali sostenitori – Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la cassaforte degli eredi di Leonardo Del Vecchio – con l’endorsement del Governo. Non è un risultato sorprendente ma è un risultato che non cambia solo il futuro di Mediobanca ma quello degli equilibri di comando della finanza italiana e del capitalismo finanziario il cui baricentro è destinato a spostarsi per la prima volta da Milano a Roma.

Annullato l’ostacolo dell’Ops di Mediobanca su Banca Generali, il Monte dei Paschi e suoi sostenitori hanno ora la strada spianata per la vittoria dell’Ops lanciata sulla stessa Mediobanca, che finirà l’8 settembre ma che sta già andando molto bene e soprattutto contiene il vero oggetto del desiderio di Caltagirone e del Governo Meloni e cioè la partecipazione del 13,1% di Mediobanca in Generali. Una partecipazione strategica che, unita alle quote azionarie detenute da Caltagirone (6,59%) e degli eredi Del Vecchio (9,93%), può aprire a questi ultimi e a Mps, con la benedizione del Governo che è azionista della banca senese, la conquista delle Generali, il vero tesoro della finanza italiana e uno dei pochi gruppi nazionali con un profilo internazionale con una dote impressionante di titoli di Stato nelle sue mani.

Questo è lo scenario più probabile dopo la secca bocciatura dell’Ops di Nagel nell’assemblea di Mediobanca. Ci sono però alcune ombre oltre a quella suscitata dall’anomalo interventismo del Governo nella finanza italiana. E la più grave è quella evocata dallo stesso Nagel subito dopo la sconfitta nell’assemblea di oggi e cioè il conflitto d’interessi che si annida in Caltagirone e Delfin, azionisti sia di Generali che di Mediobanca che di Mps. Non scordiamoci per di più che sul modo in cui il Governo ha di fatto consegnato a Caltagirone e Delfin (e al Banco Bpm) la guida del Monte con la vendita l’anno scorso della sua quota del 15% sta indagando la Procura di Milano, il cui esito è atteso a breve. Sono tutte partite aperte e nessuno sa come andranno realmente a finire ma una cosa è certa: da oggi la finanza italiana non è più quella di prima e la sua capitale è proprio Roma, con tutto quel che comporta la vicinanza eccessiva al potere politico, che da arbitro s’è fatto giocatore.

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Categories: Finanza e Mercati