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Mazzoncini, Fs: “Quotazione in Borsa, ma senza fretta”

A poco più di quarantotto ore dalla sua nomina, il nuovo amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, detta le linee guida per il prossimo futuro del gruppo dopo le turbolenze delle ultime settimane.

L’obiettivo primario, concordato con il Mef e con il Governo, è quello di rafforzare e valorizzare l’azienda. Solo in seguito si potrà pensare alla quotazione in borsa. Inoltre, ha chiarito, “la quotazione sarà destinata ad un azionariato diffuso. Non ci sarà un azionista industriale. Il Dpcm escluderà questa fattispecie”, ha detto il neo AD nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi a Roma.

L’arrivo di Ferrovie dello Stato su Piazza Affari dunque non avverrà necessariamente entro la fine del 2016. La data contenuta all’interno del Dpcm, ha specificato ancora Mazzoncini, “è solo una prospettiva, non un termine perentorio”. Ad oggi non è ancora possibile fornire una tempistica precisa, occorrerà prima valutare lo stato di salute del gruppo e cercare di sopperire alle debolezze.

Al momento la priorità verrà data al completamento del nuovo piano industriale che ha già superato la prima fase precedentemente all’insediamento del nuovo board, “quando saremo pronti e avremo un perimetro aziendale stabilizzato e forte, guarderemo alla quotazione come ad un’opportunità” – ha continuato il neo Ad – sottolineando che né il Dpcm, né il Def 2016 indicano una data certa o un introito relativo alla privatizzazione. E in ogni caso, ha aggiunto Mazzoncini, la quotazione “non è il fine del nostro mandato, ma è il mezzo per rendere più robusta la nostra azienda”.  In precedenza, Mazzoncini aveva parlato di una “pregiudiziale” rispetto al piano industriale rappresentata dalla definizione del quadro regolatorio da parte del governo (con la legge sul trasporto pubblico locale), della Ue e dell’Autorità dei trasporti.

Scendendo nel dettaglio, lo sbarco in borsa avverrà solo in seguito a un miglioramento dell’azienda nei settori del Tpl (Trasporto pubblico locale) e delle merci. Per questo motivo sarà necessario attendere la riforma del trasporto pubblico locale, prevista per la metà del prossimo anno. Il tpl rappresenta una partita importante. Se sul settore ferro la leadership del gruppo nel mercato è quasi totale (insieme a Trenord si arriva al 90%) molto può essere ancora fatto sui comparti metropolitano e gomma. Quest’ultimo rappresenta una straordinaria possibilità di crescita e un comparto in cui l’85% del gettito arriva da aziende di proprietà pubblica. Impossibile non tenere in considerazione inoltre che il Tpl su gomma ha un volume di fatturato di 9 miliardi di euro “ e noi abbiamo una quota di mercato pari al 7%”

Grande attenzione verrà data al trasporto pubblico locale di Roma e Milano “Siamo interessati ai servizi metropolitani a Roma e Milano, aree dove il servizio metropolitano fa un fatturato equivalente a quello di Trenitalia regionale in tutta Italia”, ha osservato Mazzoncini. “Investiremo nelle città metropolitane, non possiamo non guardarle con interesse”.  

Tornando all’argomento principale, il nuovo amministratore delegato di Fs non vuole sentire parlare di privatizzazione, un termine, secondo lui, poco appropriato alla situazione: “porteremo in borsa il 40% del nostro capitale. L’azionista sarà il cittadino, esattamente come adesso. Una quota sarà destinata all’azionariato diffuso, il che è ben diversa da una privatizzazione che implica l’entrata nell’azionariato di altri gruppi industriali, cosa che non accadrà,” ha sottolineato l’ad.

Nessun dubbio neanche sul fatto che Rfi debba rimanere all’interno del gruppo Fs. “La proprietà della rete deve rimanere pubblica, questo è pacifico, è anche scritto nel Dpcm. Il gestore dell’infrastruttura (Rfi, ndr.) deve rimanere integrato nell’azienda. Non c’è una prospettiva che quella parte del gruppo possa uscire e andare alla deriva”.

I nuovi vertici di Rfi e Trenitalia saranno nominati “molto presto”, sono infatti aziende importanti che non possono restare senza un board completo ed efficace. Confermata infine la vendita a Terna entro fine anno della rete elettrica ad alta e media tensione di Rfi.

Infine sulla rete Mazzoncini ha definito “ideologica” la discussione sulla proprietà: “La rete è un bene da 26/27 miliardi che non rende nulla: non può che essere pubblica. Il gestore invece deve rimanere integrato nel gruppo. Può rimanere Rfi che già lo fa”.

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