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Malasanità: progetto Aiba per assicurare gli ospedali e tutelare i cittadini

Il fabbisogno assicurativo delle strutture sanitarie italiane supera il 1,6 miliardi di euro. È questo il dato emerso dalla ricerca realizzata da Aiba (Associazione Italiana dei Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni) in partnership con il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università La Sapienza e presentata oggi a Roma nel corso del convegno annuale di AIBA “Sanità pubblica e assicurazioni: la proposta dei Broker per la tutela del cittadino”.
 
L’analisi è stata eseguita su un campione di 126 strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale ripartite tra 32 aziende ospedaliere singole e 18 ASL a cui affluiscono 94 strutture.. È stato quindi determinato il fair value (valore corretto) del premio puro calcolato senza considerare i caricamenti: la spesa media annua che dovrebbero sostenere le aziende sanitarie del Sud per un’adeguata copertura assicurativa è di 1,7 milioni di euro, mentre al nord il valore medio sale a 2,7 milioni di euro. Effettuando una proiezione sulle strutture sanitarie italiane censite dal Ministero della Salute la ricerca Aiba rileva che lo Stato dovrebbe spendere 1,6 miliardi di euro l’anno per rispondere alle esigenze assicurative delle aziende sanitarie. Si tratta di definire quale parte di rischio debba essere assicurabile per trovare un giusto equilibrio tra rischio ritenuto e rischio trasferito al settore assicurativo.
 
Il mercato assicurativo italiano – ha affermato in apertura il presidente dell’AIBA Francesco G. Paparella – non presenta un’ampia offerta di questa tipologia di coperture: da un lato per l’assenza di interlocutori professionali in grado di affrontare un rischio caratterizzato da bassa frequenza ma di consistente portata economica; dall’altro per la carenza di un modello matematico di tariffazione fondato su principi metodologici pertinenti e robusti dal punto di vista dell’approccio statistico-attuariale”.
 
 LA PROPOSTA AIBA
 
La soluzione proposta da AIBA punta a determinare la parte di rischio che per frequenza e costo medio potrebbe essere finanziata mediante un contributo (fiscale o di altra natura) su base nazionale costituendo un primo strato di competenza pubblica, gestito da un Fondo di Solidarietà Nazionale. Un secondo livello sarebbe lasciato alle compagnie di assicurazioni private operanti in concorrenza e senza vincoli di obbligatorietà. Il modello di gestione dei rischi suddiviso tra pubblico e privato ha già mostrato le sue potenzialità nel settore delle coperture assicurative dei rischi agricoli dove è stata applicata una metodologia in grado di favorire una migliore conoscenza dei rischi, al punto da portare a una riduzione della quota gestita mediante intervento pubblico.
 
IL TAVOLO TECNICO
 
La ricerca di Aiba, entro giugno 2012, sarà messa a disposizione delle Istituzioni per creare un Tavolo tecnico dove i soggetti interessati (Ministero della Salute, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Economia, Consap, Isvap, Ania, Anra e Aiba) avranno gli strumenti tecnici adeguati e i dati sulla sinistrosità reale per poter individuare meccanismi virtuosi che riportino gli assicuratori a offrire le garanzie necessarie alle strutture sanitarie.
 
 “Non è vero che mancano dati in questa materia. Ci sono diverse fonti informative sul problema del risk management delle aziende ospedaliere e della rischiosità della professione medica”, sottolinea Francesco Paparella. “L’obiettivo è favorire la condivisione dei dati per individuare una soluzione praticabile che, oltre a ridare ordine al comparto, possa offrire tutela reale ai cittadini vittime di comportamenti gravemente colposi da parte della classe medica”.
 
IL CONTESTO
 
Sono circa 34 mila l’anno le denunce dei cittadini nei confronti di medici delle aziende sanitarie per casi di malasanità. Le cause dell’aumento di litigiosità fra cittadini e operatori sanitari sono molteplici: da un lato l’accresciuta consapevolezza da parte dei pazienti e l’opera di sensibilizzazione delle associazioni a difesa dei diritti dei malati; dall’altro l’evoluzione giurisprudenziale, l’allungamento delle aspettative di vita, il progresso tecnologico nei processi diagnostici/terapeutici e l’aumento delle patologie curabili.
 
Le assicurazioni hanno progressivamente abbandonato il settore delle strutture sanitarie, considerato non redditizio, mandando deserte molte gare pubbliche e di fatto spingendo le aziende ospedaliere verso società estere con licenza unica europea, molto spesso prive del know-how sufficiente.
 
Tende a diffondersi anche l’auto-assicurazione. Secondo Aiba la formula dell’auto-assicurazione dovrebbe preoccupare tutti i cittadini e le istituzioni per le inevitabili ricadute sociali di lungo termine, tenuto conto dell’esposizione finanziaria a cui si sottopongono le amministrazioni pubbliche in assenza di una rete di protezione assicurativa. Il rischio sociale è evidente: sul lungo periodo i cittadini potrebbero non ottenere un tempestivo e congruo risarcimento del danno subito. Danni che peraltro sono in deciso aumento: i sinistri denunciati da Asl e medici sono cresciuti di quasi il 300% negli ultimi 15 anni.
 
IL CONVEGNO
 
Sono intervenuti al convegno Aiba esponenti del mondo politico e della sanità, vertici delle istituzioni, accademici e assicuratori: Domenico Gramazio (Vicepresidente della XII Commissione permanente Igiene e Sanità); Paolo Panarelli (Direttore Generale CONSAP); Paolo Garonna (Direttore Generale ANIA); Vasco Giannotti (Presidente Fondazione Sicurezza in Sanità); Silvia Di Palo (Direttore Struttura Complessa Legale Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni Battista di Torino “La Molinette”); Paolo De Angelis (Professore Ordinario di Tecnica e Finanza delle Assicurazioni dell’Università “La Sapienza” di Roma); David Morganti (Studio Legale Morganti & Associati); Maurizio Castelli (Country Manager Italia XL Insurance); Francesco Avallone (Vicepresidente Federconsumatori).
 
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