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Lo scontro Usa-Cina travolge le Borse: la scuderia Agnelli va ko

FIRSTonline

Le tensioni Usa-Cina, i danni economici da Covid-19 e le prese di profitto, dopo il recupero di aprile, piegano le Borse europee, che chiudono in profondo rosso nel giorno di avvio della Fase 2 dell’Italia. La riapertura di una parte delle attività non scalda però il listino milanese che cede il 3,7%, fermandosi a 17.035 punti, in linea con Francoforte -3,61%; Parigi -4,24%, Madrid -3,4%. Limita i danni Londra, -0,24%%. Negativo l’avvio di Wall Street, che al momento però procede contrastata con il Nasdaq in progresso dello 0,6%.

A pesare sull’umore dei mercati europei è in primo luogo il dato pesante del manifatturiero: l’indice Pmi italiano, in aprile, è crollato al minimo storico di 31,1 punti (sotto quota 50 indica contrazione) da 40,3 a marzo; le aspettative erano persino peggiori, a quota 30. Il tracollo da pandemia colpisce anche gli altri paesi della zona euro: 34,5 punti in Germania, 31,5 in Francia. Per lo Stivale inoltre Confindustria ha stimato anche un dimezzamento della produzione industriale in marzo e aprile.

A quest’andamento si sommano ora le preoccupazioni per lo scontro in atto fra Washington a Pechino, sull’origine del coronavirus e la scarsa chiarezza dei cinesi. Il segretario Usa Mike Pompe, nel weekend, ha detto di avere le prove che la Cina ha volontariamente nascosto la reale portata dell’epidemia nel paese a inizio anno. Da Londra gli fa eco oggi Ben Wallace, segretario alla Difesa in Gran Bretagna, che alla radio Bbc afferma: “i cinesi hanno molte domande a cui rispondere per la velocità con cui hanno informato il mondo della crisi”. Il celeste impero respinge le accuse, ma questa tensioni fra le due principali potenze economiche del mondo spaventano gli investitori. La situazione pesa anche sul petrolio, quanto mai volatile. Il greggio texano con consegna giugno 2020 sale dello 0,6% e si muove a 19,9 dollari al barile. Il future Brent, giugno 2020, sale dello 0,45% e scambia a 26,56 dollari al barile.

L’avversione al rischio premia l’oro, che si apprezza a 1714,70 dollari l’oncia. Lo stesso accade al dollaro, come valuta rifugio, che si muove in progresso contro un panel di valute. L’euro cede lo 0,6% e il cambio è attorno a 1,09.

Tiene invece l’obbligazionario italiano, anche grazie agli acquisti della Bce. Lo spread con il decennale tedesco scende a 230 punti base (-1,82%), con il rendimento del Btp stabile a 1,74%.

Una seduta complessivamente positiva in avvio dell’ennesima settimana campale, che si chiuderà venerdì con il giudizio sul rating del debito sovrano delle due agenzie di rating Moody’s e Dbrs che si pronunceranno dopo lo status quo, annunciato da S&P Global, e il downgrade deciso da Fitch. Di mezzo c’è però anche la sentenza della Corte costituzionale tedesca, attesa domani, sulla partecipazione della Bundesbank agli acquisti di bond nell’ambito del QE da parte della Bce. Una bocciatura potrebbe rivelarsi una mazzata mortale per il destino della zona euro.

Tornando in Piazza Affari il titolo più bizzarro oggi è Ferrari, +1,46%. Il cavallino rampante taglia il traguardo in testa, in una brevissima fila di solo due blue chip positive, dopo essere arrivato a perdere fino al 6% a seguito della pubblicazione dei conti del primo trimestre e il taglio delle stime sul 2020.

L’altro titolo in verde è Diasorin, +0,06%, praticamente piatto.

Le vendite hanno colpito soprattutto i titoli più esposti agli Usa e i petroliferi:  Cnh -7,56%; Eni -5,77%; Tenaris -5,54%. Male Exor -6,47% e Fca -5,64%. Atlantia cede il 6,4%.

Fra le banche la peggiore è Unicredit, -5,62%. Affari & Finanza, l’inserto settimanale economico di Repubblica, riporta uno studio di Mediobanca sul settore che prefigura che l’impatto dell’emergenza sanitaria in corso possa far sentire i suoi effetti, sui conti economici degli istituti, anche per tutto il 2021.

Fuori dal listino principale invece Fincantieri, +11,47%, festeggia la maxi commessa della Marina statunitense. Si tratta dell’assegnazione alla controllata americana, Marinette Marine, di un contratto del valore di quasi 800 mln di dollari per la costruzione dell’unità capoclasse del programma “FFG(X)” per le nuove fregate lanciamissili della Us Navy. Prevista l’opzione per 9 ulteriori navi che porteranno il valore del contratto a 5,5 mld di dollari. Imi mette il target price in revisione, Akros lo alza a 0,65 euro.

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