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Life Science: molti talenti sono attratti dalla buona reputazione del settore, ma poi non restano

Imagoeconomica

Moltissimi sono entrati, ma molti escono. Durante gli ultimi due anni, l’industria Life Science, un comparto che in Italia impiega quasi 200mila persone e conta più di 5.000 imprese, ha avuto un ruolo strategico nella lotta al Covid19. Il settore ha attirato molti talenti, ma in molti casi le aziende non sono riuscite a trattenerli. Lo dice un’indagine di Jefferson Wells e Frezza & Partners che ha coinvolto oltre 60 delle principali aziende Life Science del Paese.

Il 68% degli intervistati dice che negli ultimi due anni la reputazione del settore e delle imprese è migliorata grazie soprattutto (per il 44%) all’impegno delle aziende nel miglioramento della salute delle persone e (27%) alla lotta al Covid19.

Life Science: in forte crescita la capacità di attrarre talenti

Ciò si è tradotto in una forte crescita (74%) della capacità di attrarre persone di talento, ma al contrario le aziende fanno fatica a trattenerli, tanto che per il 65% dei responsabili HR il turnover è aumentato. Il trend coinvolge profili eterogenei: dal top management alle posizioni di staff, dagli operatori tecnici e scientifici alle figure commerciali. In particolare, la tendenza interessa soprattutto le classi di età più giovani, quelle tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e 44 anni, che compongono oltre il 90% del personale che lascia l’azienda (rispettivamente, 44% e 47%).

Eppure la ricerca di profili in questo ambito è prevista in crescita del +22% nel primo trimestre 2022, secondo l’ultima indagine di Manpower Employment (di cui Jefferson Wells fa parte), valore che si confronta con la difficoltà da parte del 76% delle aziende italiane nel reperire i talenti necessari. Secondo quanto rilevato dall’indagine sono tre i principali requisiti che le persone ricercano in un’azienda: percorsi di avanzamento di carriera, un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa e una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro. Si tratta di un’inversione di tendenza da parte dei lavoratori se si pensa che, fino a due anni fa, tra le prime tre priorità rientravano uno stipendio elevato e benefit aziendali, oggi scesi rispettivamente al quarto e sesto posto della classifica.

Le persone ora cercano work life balance e flessibilità orari

“Percorsi di avanzamento di carriera, equilibrio nel mix vita-lavoro e flessibilità di orari sono i principali fattori ricercati all’interno di un’azienda pharma da parte delle persone”, afferma Alessandro Testa, Jefferson Wells Director. “Il fatto che elementi come uno stipendio elevato e benefit aziendali siano scesi da questo immaginario podio, rappresenta un punto di riflessione per le aziende, che sono chiamate ad interrogarsi sul tema del ‘work life balance’, una novità che la pandemia ha accelerato”.

Le aziende del comparto si stanno già organizzando di conseguenza, per attrarre e trattenere i nuovi talenti, mettendo in atto una serie di azioni per questo scopo. Nello specifico, le iniziative più efficaci implementate dalle imprese riguardano azioni per favorire l’equilibrio tra lavoro e vita privata (es. smart working, orario flessibile, ecc.), benefit personalizzati e piani welfare e iniziative di employer engagement, seguiti da percorsi di formazione e sviluppo strutturati.

La “fuga dei talenti” – dice una nota- deve essere corroborata dall’azione congiunta di società di consulenza specializzate, in grado di accompagnare le aziende non solo attraverso i processi di ricerca e selezione dei migliori talenti – che rappresentano un asset sempre più richiesto e limitato – ma anche nella definizione e realizzazione di campagne di talent attraction ed employer branding, in grado di attrarre e trattenere le figure più richieste.
 

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