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L’Eni nell’energia solare: un’idea che viene da lontano

L’entrata dell’Eni nel mondo dell’energia solare è stata accolta come una felice sorpresa alla vigilia della Fiera delle “rinnovabili” che si è appena conclusa a Milano. Il gruppo del cane a sei zampe, per bocca del suo amministratore Claudio Descalzi, ha annunciato un piano complessivo per 420megawatt in pannelli solari. Punto di partenza per questa nuova impresa, messa a punto nell’arco di due anni di ricerca, sono previsti investimenti iniziali per 250 milioni di euro con un ritorno del 6-7%. Ma il piano generale messo a punto è ancor piu’ambizioso e si allargherà a sei regioni italiane e a 7 stati stranieri dove il solare si affiancherà al petrolio e al metano che, da sempre, sono la ricchezza dell’Eni.

Il disegno ha colto di sorpresa i tanti improvvisati eroi del solare che negli anni dei facili incentivi erogati dai vari governi si erano abituati a investimenti da fiaba e oggi si trovano il colosso Eni come concorrente. Ma non solo.

Pochi ricordano che il colosso italiano era stato uno dei primi ad avvicinarsi alla tecnica dei pannelli solari. Attorno agli anni novanta del secolo scorso i pannelli solari erano prodotti da cinque imprese a livello mondiale. Si trattava della Eurosolare, posseduta per il 60% dall’Agip e per il 40% da un raggruppamento Agi – Ansaldo. La tecnologia utilizzata dagli italiani era stata raggiunta solo da altre quattro società: Siemens Solar (Usa), Solarex (Amoco), Photowat(Francia) e Kyocera (Giappone). 

I tempi erano lontani e sono stati sbriciolati da furbi avventurieri della finanza e da non solo finanzieri svegli ma anche da noti nomi della mafia siciliana e della camorra. Ben venga, oggi, la decisione dell’Eni di ritornare alle intuizioni e al coraggio di fine secolo e contribuire alla  rinascita vera delle energie rinnovabili senza ritornare a una grande mangiatoia di capitali dispersi con soluzioni inaffidabili nel tempo.

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