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L’economia rifà i conti con i contagi: ecco come

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La ripresa economica è arrivata al Delta. Ossia di fronte alla nuova variante del virus, quasi tre volte  più contagiosa della versione originale che un anno fa ha sconvolto le nostre vite. Da qui in avanti si apre la diramazione dei possibili (per)corsi delle vicende socio-economiche.

Avete in mente il Po?  A Nord-Est di Ferrara il più lungo fiume italiano si divide in tre spezzoni. Così facendo, la sua forza si disperde, assieme alla portata d’acqua.

Si indebolirà ugualmente l’economia a causa dell’impennata esponenziale degli infettati e di quelli che si devono autoisolare ? Il rischio c’è. Ma è anche possibile evitarlo.

Il rischio c’è perché la nuova variante si diffonde molto più velocemente di quanto abbiamo vissuto nelle varie ondate finora. Aspettiamoci che la curva dei contagi si impenni ovunque e raggiunga livelli pari o superiori a quelli veri di un anno e mezzo fa, che erano un multiplo di quelli che le nostre scarse capacità di testare ci consentivano allora di contare. Saliranno, di conseguenza, anche i ricoveri in ospedale e i morti. Nonostante il fatto che le persone più fragili siano state difese con la vaccinazione (moltissime, purtroppo, non ci sono più).

La loro immunizzazione fa sì che la mortalità resti bassa. Tuttavia, le persone sopra i 12 anni che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino sono circa il 60% in Italia e negli altri grandi paesi UE, un po’ meno in USA (che sono invece più avanti con il ciclo completo) e quasi il 70% in UK. Il punto è che la soglia di immunità di comunità è ora salita al 90%, dall’80%, proprio a causa della maggiore contagiosità.

Restano, quindi, tantissime le persone da vaccinare, mentre la curva dei vaccinati tende ad appiattirsi, assumendo una forma a esse, perché incontra resistenze di vario genere a farsi iniettare lo stimolante degli anticorpi. Cosicché, anche le piccole percentuali di mortalità e ospedalizzazione daranno numeri alti, essendo applicate a grandi cifre.

Come reagiranno le persone? E i governi? La fiducia, che ha raggiunto punte elevate anche in Italia (ai livelli del 2018), tornerà a calare bruscamente, mentre risalirà la paura di uscire di casa, risvuotando ristoranti, bar, luoghi di villeggiatura, mezzi di trasporto?

Oppure ci sarà una corsa a vaccinarsi? E le filiere produttive incontreranno nuovi ostacoli perché le frontiere verranno chiuse, al fine di evitare di importare il virus? O perché si amplia l’esercito dei contagiati e di quelli che ne sono venuti in contatto, cosicché viene a mancare manodopera, come già stanno denunciando gli imprenditori inglesi? Infine, i governi saranno costretti a fare retromarcia e reintrodurre limitazioni alle attività di frequentazione sociale? Cina, Taiwan, Russia, Israele e Spagna lo hanno già fatto.

La probabilità che tutto ciò accada è elevata. Perché, ancora una volta, abbiamo sottovalutato il pericolo. E la sola attesa che si verifichi potrebbe avere ripercussioni sui mercati azionari, che sconterebbero l’allontanarsi del ritorno a una vita e a profitti normali. Dando un altro colpo alla fiducia stessa. Sebbene, come spieghiamo in un altro articolo, non sarebbe una vittoria dell’orso sul toro, borsisticamente parlando, ma solo una correzione.

Tuttavia, possiamo scongiurare la minaccia. Come? Alla francese, cioè alleando gli egoistici impulsi alla vita sociale libera, un sacrosanto diritto (specie tra i giovani, che non vivranno una seconda gioventù), con il dovere sociale di vaccinarsi. Parigi ha posto le persone di fronte alla scelta di vaccinarsi o di non poter andare nei luoghi deputati a riunire gruppi, più o meno numerosi, di individui. Non è un obbligo, anche se ci assomiglia molto; e i cugini d’Oltralpe hanno inondato di richieste di vaccinazioni il loro sistema sanitario.

In Ohio, invece, hanno sperimentato una lotteria legata al codice della vaccinazione. Un’idea che potrebbe avere grande successo in Italia, dove spopolano varie forme di giochi, più o meno derivati dal Lotto.

Vaccinare è, come ha più volte ripetuto Jerome Powell, leader della FED, il più potente strumento di politica espansiva. Sia nel breve sia nel lungo periodo, perché evita che il virus continui a circolare e a mutarsi, finendo per bucare le difese erette con i vaccini. Grazie al cielo, l’estate ci è alleata, con il caldo che riduce la sopravvivenza del virus e la vita condotta più all’aperto che nelle stanze ammorbate: approfittiamone per prepararsi all’inverno!

Oltre alla possibilità di aumentare le vaccinazioni, preclusa all’inizio dell’estate 2020, sul piatto dell’ottimismo riguardo alle prospettive economiche ci sono altri tre pesanti motivi.

Primo, la consapevolezza che la farmacologia ha fatto progressi stupefacenti nel trovare cure preventive e terapie contro il virus. Altri preparati più efficaci e facili da somministrare arriveranno; un giorno, magari, per via orale, come accadeva nella nostra infanzia con l’antipolio di Sabin, su una zolletta di zucchero. La guerra stellare continua e alla fine sarà vinta.

Secondo, la robustezza della ripresa, ossia del ritorno ai livelli di attività pre-pandemia, come evidenziano gli indicatori coincidenti e anticipatori.

Terzo, le politiche economiche sono e rimarranno super espansive, tanto quanto serve. Lo ha più volte ribadito il Ministro dell’Economia italiano, Daniele Franco. Lo hanno sottolineato il G-7 e il G-20. E le banche centrali sono diventate super-pragmatiche e adattabili, mandando definitivamente in soffitta il pilota automatico teorizzato da Milton Friedman, che perciò ricevette perfino il premio Nobel (a conferma che quella economica è tutto fuorché una scienza esatta).

A proposito dei segnali congiunturali, i dati dell’ultimo mese hanno confermato che l’Italia sta guidando la pattuglia dei paesi avanzati nella ripresa, come nel 2020 l’aveva capitanata nella recessione. Un rimbalzo molto aiutato, qui come altrove, dalle misure di sostegno della politica fiscale, la quale ora ha aggiunto il PNRR e in autunno assommerà le misure contenute nella legge di bilancio. Cosicché anche nei prossimi anni ci sarà supporto alla domanda interna; e al potenziale di crescita.

Il PMI italiano dei servizi si sta unendo coralmente a quello del manifatturiero, che è ai massimi, nel rivelare la potenza della ripresa. Che beneficia degli impulsi espansivi dal resto del mondo, dove pure i PMI sono elevati in Occidente, mentre l’Oriente lontano patisce le carenze vaccinali (repetita juvant).

Ma è soprattutto l’industria a correre ancora, con gli ordini che promettono nuovi guadagni di produzione anche nei prossimi mesi, sempre che non la ostacolino carenze varie (chip, materie prime, manodopera: le imprese hanno i lai assai più facili delle parole di soddisfazione ).

D’altra parte, si fa presto a dire ripartire. Occorre riorganizzarsi, recuperare le persone che si erano licenziate o che comunque, data la male parata, erano andate altrove. E poi si vorrebbe personale bello e che formato, cosicché il serbatoio ampio dei giovani senza occupazione rimane pieno.

In alcuni comparti si è raggiunta, peraltro, la piena capacità, e ciò stimolerà altri investimenti, i quali, come diceva Mario Draghi, quando era ancora Governatore della Banca d’Italia (rivelando la sua anima genuinamente keynesiana, avendo ricevuto l’imprinting da Federico Caffè), sono domanda presente e offerta futura; con effetti moltiplicativi e accelerativi sui consumi e sugli investimenti stessi.

Che i consumi stiano prendendo il testimone dagli investimenti (i quali erano ripartiti per primi) lo si vede anche dal ritorno delle vendite al dettaglio ai livelli di fine 2019. La spesa delle famiglie torna a essere alimentata da quelli che un tempo gli inglesi chiavano “redditi guadagnati”, per distinguerli dai trasferimenti pubblici, grazie al miglioramento del mercato del lavoro. Con la disoccupazione che, nella nuova versione ISTAT (che include i cassintegrati da oltre tre mesi che non abbiano svolto azioni di ricerca di un nuovo impiego nel periodo della rilevazione statistica), scende anche più rapidamente. Rafforzando la fiducia e riducendo il risparmio precauzionale, con relativo aumento del moltiplicatore.

Alla fine del Delta, il Po si getta nell’Adriatico, un mare meno tempestoso di altre parti del Mediterraneo. Lo stesso accadrà, con le vaccinazioni, all’economia italiana. Che, comunque, deve attrezzarsi a navigare senza troppi affanni negli Oceani procellosi della globalizzazione e dei mutamenti tecnologici. Ma questa è un’altra storia, con una trama assai più complessa e dove i mostri da combattere sono assai più temibili e duri a debellare perfino dell’epidemia.

Economia, ripresa alla prova della variante Delta

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