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Le minute della Fed gelano le Borse: il Quantitative easing potrebbe finire. Milano inizia male

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LE MINUTE DELLA FED GELANO WALL STREET E L’ASIA
PREVISTO UN AVVIO DIFFICILE. ORO IN CADUTA LIBERA

“Diversi partecipanti alla riunione del Fomc hanno voluto far presente che la Fed dovrebbe tenersi pronta a modificare gli interventi sul mercato nel caso di cambiamento delle condizioni dell’economia”. In questo modo le minute della Fed confermano che non tutti condividono la politica di Ben Bernanke, ovvero i piani di acquisto sul mercato di titoli di Stato ed obbligazioni legate ai mutui per 85 miliardi al mese. L’opposizione si è fatta sentire nella riunione del 30 gennaio scorso . Gli stimoli, dicono i contestatori, vanno decisi mese per mese a seconda dell’evoluzione dell’economia. La scelta di legare gli acquisti ad un obiettivo a medio termine, ovvero il calo della disoccupazione, rischia solo di alimentare il “moral hazard” di Wall Street.

Quale sarà l’effetto pratico delle minute? Difficile che Bernanke cambi rotta. Il presidente della Fed gode del resto di un ampio consenso nel board, compresa l’ala delle colombre che chiede interventi ancora più drastici, come si evince dalle minute. Ma il fronte dell’opposizione ha ottenuto un risultato: instillare nella mente degli operatori il dubbio che il “quantitative easing” potrebbe finire prima del previsto.

GLI INDICI

La reazione dei mercati non si è fatta attendere.

A Wall Street gli indici principali hanno chiuso in ribasso: Dow Jones -0,77% , S&P – 1,24% e Nasdaq- 1,53%.

Scendono anche le Borse asiatiche: Tokyo – 1,42%. Ancora più marcata la discesa di Hong Kong -1,80%. Oltre alla pubblicazione delle minute della Fed pesa la stretta al credito immobiliare in Cina, secondo quanto anticipato dal leader uscente Wen Jiabao.

Cadono oro e sterlina. Brusca discesa ieri della sterlina a 0,8727 nei confronti dell’euro, minimo dal novembre 2011. Ora la moneta britannica è trattata a 0,8733. Il dollaro recupera sull’euro a 1,3250.

Precipita l’oro, finito stamane in Asia a 1565 dollari l’oncia, contro i 1.580 dollari di ieri , minimo dal luglio scorso.

Un improvviso flusso di vendite nell’ultima mezz’ora di contrattazione ha colpito ieri i listini europei, fino a quel momento quasi in equilibrio.

Parigi è arretrata dello 0,6%, Madrid -0,7%, Francoforte -0,3%. Solo Londra ha chiuso in tenue rialzo (+0,2%).

In Francia ha corso Lafarge, primo produttore mondiale di cemento, in rialzo del 5,4% dopo avere annunciato risultati 2012 migliori delle attese.

A Milano l’indice FtseMib è sceso dello 0,8%.

Sul mercato dei titoli di Stato, il Btp a 10 anni è scambiato a un rendimento del 4,41%, invariato da stamattina, con spread a quota 276, invariato .

IL MONITO DI S&P, MA IL TESORO NON TEME L’EFFETTO VOTO

Standard & Poor’s si fa interprete dei timori della grande finanza per il voto italiano: “Attualmente la crescita economica, piu’ della performance dei conti pubblici, e’ il principale rischio’ per il merito di credito dell’Italia. Lo scrive l’agenzia in un rapporto dedicato alla zona euro sottolineando che ‘c’è il rischio che dopo le elezioni del 25 febbraio ci possa essere una perdita di slancio sulle riforme strutturali necessarie per migliorare le prospettive di crescita” che restano comunque “ limitate dalle rigidità del mercato del lavoro, da un settore dei servizi pesantemente protetto e dall’elevato peso fiscale che ricade sul lavoro e sulle imprese’. S&P sottolinea anche che ‘la storia dell’Italia, fatta di coalizioni governative deboli e frammentate, contribuisce a spiegare il suo alto debito pubblico’, pari al 127% del Pil a fine 2012. S&P ha un rating sul Paese BBB+ con outlook negativo.

Parlamento nuovo, decennale nuovo. Con ogni probabilità il Tesoro italiano lancerà il nuovo benchmark decennale italiano scadenza 2023, quello su cui si basa il calcolo dello spread con il Bund, nella mattina di mercoledì 27 febbraio, il giorno dopo la proclamazione dei risultati. L’emissione, tra i 4 e i 5 miliardi, sarà il test più significativo delle aste di fin mese(20 miliardi circa) . Sempre mercoledì sarà collocato il BTp a 5 anni per un importo tra i 2 e i 3 miliardi. Il giorno prima, ad urne ancora calde, toccherà ai BoT: il mercato prevede un’offerta di titoli semestrali per un importo che potrebbe arrivare ai 9 miliardi di euro. Prima ancora, lunedì 25. è in programma l’offerta di CTz e BTp indicizzati all’inflazione dell’area euro per un ammontare di 4 miliardi.

INSIDE PIAZZA AFFARI

In Piazza Affari non sono mancati i netti rialzi e ribassi. A frenare il listino ha contribuito la discesa di Telecom Italia che ha perso il 2,4% dopo la rinuncia a collocare il bond “ibrido” a 60 anni.

Al contrario riprende la corsa di Telecom Italia Media (+6,1%).

Giù Mediaset (-3,8%) dopo il rialzo di martedì.

Anche le banche hanno chiuso deboli: Unicredit è scesa del 2,3% Banco Popolare -2%, Pop.Milano ha perso il 3,6%.

Intesa -1,2%. Dal bilancio del Crédit Agricole emerge che la banque verte ha venduto nello sorso autunno la partecipazione residua (l’1,953%) nella banca guidata da Enrico Cucchiani.

Fra le assicurazioni, Generali è scesa dell’1%, Unipol -2,5%,Fondiaria-Sai-3%.

Nel senso opposto, fra i titoli migliori del listino figurano A2A +3,8% e Parmalat +4,3%. Buon rialzo anche di Autogrill+2,5%.

Fra i titoli industriali, Ansaldo StS è salita del 2,9%, in calo Finmeccanica-0,5% e StM -0,45.

Pirelli è salita dello 0,4%. Chiusura in calo sia per Enel -1,4% che per Eni -0,9%.  

S’impenna al rialzo Seat Pagine Gialle (+11,7%), che rimbalza dopo l’uscita dell’ultimo fondo azionista, Owl Creek asset Management.

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