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Lagarde (Bce): crescita Ue più debole nel breve per l’effetto dazi e per il rafforzamento dell’euro sul dollaro

Imagoeconomica

Un taglio si attendeva e un taglio è arrivato, ma la parola chiave che ha caratterizzato questo consiglio direttivo è solo una: incertezza. Finché non si capirà l’evoluzione della guerra commerciale e non si arriverà a un accordo definitivo sui dazi con gli Stati Uniti, è quasi impossibile fare previsioni certe su inflazione e crescita e dunque stabilire quale dovrà essere la politica monetaria da intraprendere. E benché il 9 luglio scadrà la sospensione concessa dall’amministrazione Usa all’Unione Europea, date le continue intemperanze di Donald Trump, potrebbe davvero accadere qualsiasi cosa.

“Nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, ha confermato la presidente della Bce Christine Lagarde in conferenza stampa a Francoforte. Lagarde ha però rassicurato: “Con il taglio di oggi, la Bce giunge alla fine del ciclo di politica monetaria”. “Siamo in una buona posizione per navigare nell’incertezza che è all’orizzonte”, ha aggiunto.

La Bce taglia i tassi per l’ottava volta

Con un solo voto contrario all’interno del direttivo, la Banca centrale Europea ha tagliato i tassi di 25 punti base, portando il tasso sui depositi dal 2,25 al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%. Da giugno 2024 è l’ottava volta che l’Eurotower interviene sul costo del denaro.

Quanto ai programmi di quantitative easing, la BCE fa sapere che il Programma di acquisto di attività (PAA) ed il Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) “si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile”, dal momento che l’Eurotower non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Le nuove proiezioni della Bce sull’inflazione 

Per quanto riguarda le proiezioni, l’inflazione potrebbe scendere al 2% medio annuo nel 2025, all’1,6% nel 2026 per tornare al 2.0% nel 2027. “Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, pari a 0,3 punti percentuali sia per il 2025 sia per il 2026, riflettono principalmente ipotesi più basse sui prezzi dell’energia e un euro più forte”, si legge nel comunicato. L’inflazione core salirà del 2.4% nel 2025 e dell’1.9% nel 2026 e 2027, con poche variazioni rispetto a marzo. Parlando in conferenza stampa, Lagarde ha sottolineato spiegato che “la gran parte degli indicatori di inflazione di base suggeriscono una stabilizzazione sostenibile all’obiettivo del 2%” e le attese al 2027 danno un’inflazione all’obiettivo del 2%”.

Le incertezze sulla crescita

Quanto alle previsioni di crescita, molto dipenderà dall’impatto della guerra commerciale e delle decisioni che arriveranno sui dazi. Ad oggi, Francoforte per il 2025 conferma le stime di marzo, prevedendo una crescita dello 0,9% visto “l’andamento del primo trimestre più vigoroso rispetto alle attese”. Per il 2026 invece, le stime si riducono all’1,1% (da 1,2%), mentre per il 2026 si prevede una crescita dell’1,3% (confermata anche in questo caso).

Nel comunicato diffuso al termine del direttivo, la Bce sottolinea l’attuale contesto di “elevata incertezza” e avvisa che la guerra commerciale potrebbe influire sulle stime di crescita e inflazione. “Benché ci si attenda che l’incertezza relativa alle politiche commerciali gravi sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine, l’incremento degli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo”, ha detto la presidente della Bce in conferenza stampa a Francoforte, aggiungendo che “le prospettive dell’economia dell’area euro sono più deboli nel breve termine” e citando fra i fattori di freno l’incertezza relativa ai dazi e la forza dell’euro che rendono più difficili le esportazioni. “Al tempo stesso vari fattori mantengono l’economia resiliente, fra cui un forte mercato lavoro e condizioni di finanziamento più favorevoli grazie anche ai tagli dei tassi operati dalla Bce”.

La Bce ha elaborato diversi scenari che variano in base al possibile andamento della guerra commerciale: “Un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni. Al contrario, se le tensioni commerciali dovessero risolversi con esito favorevole, la crescita e, in misura minore, l’inflazione sarebbero superiori rispetto allo scenario di base”, ha avvertito nel comunicato post riunione il consiglio direttivo, secondo cui i dazi imposti dagli Usa rappresentano uno shock sulla domanda che manifesta quindi il suo impatto su attività economica e inflazione nello stesso senso.

Lagarde: “Non lascerò la Bce in anticipo”

Nel corso della conferenza stampa successiva all’annuncio Lagarde ha nuovamente smentito l’ipotesi di una suo possibile addio anticipato alla Bce per andare a guidare il Forum economico mondiale di Davos. “Sono pienamente determinata a portare a termine la mia missione e a completare il mio mandato”, ha detto la numero uno dell’Eurotower. Qualche giorno fa, era stato il Financial Times a paventare una possibile uscita anticipata della numero uno della Bce.

Bce verso pausa a luglio?

Secondo molti analisti, dopo il taglio stabilito oggi, la Bce si prenderà una pausa a luglio, per capire quale sia il reale impatto sull’economia della guerra commerciale. Ulteriori possibili tagli potrebbero invece arrivare nelle riunioni di settembre e ottobre.

“In linea con le attese, la Bce ha tagliato i tassi dello 0,25%, portando il tasso sui depositi al 2,0%. Poiché l’incertezza legata al commercio continua a rappresentare un rischio per la crescita economica dell’area euro e la disinflazione underlying sembra destinata a persistere, ci aspettiamo altri due tagli dei tassi, che potrebbero portare il tasso sui depositi all’1,5% entro fine anno. Stiamo monitorando attentamente l’evoluzione fiscale e i flussi dei fondi pensione, che potrebbero creare opportunità  interessanti per gli investitori nel reddito fisso”, ha commentato Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro Strategies di Goldman Sachs Asset Management.

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