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La sterlina scivola nel giorno di Brexit

FIRSTonline

Alle 13.20 l’ambasciatore britannico presso la Ue consegnerà la lettera con la notifica della volontà del Regno Unito di uscire dall’Unione europea della premier Theresa May al presidente della Ue Donald Tusk. Lo ha precisato lo stesso Tusk annunciando, per le 13,45, una dichiarazione alla stampa.

In attesa dell’ora X perde colpi la sterlina, sui minimi da una settimana. La valuta britannica scende dello 0,30% nei confronti di quella americana, a 1,2419 dollari. Il cambio euro/sterlina si posiziona invece a 0,8690, con la moneta unica che mostra un rialzo dello 0,11%.

Il dollaro si sta rafforzando ed è scambiato stamattina a 1,078 contro l’euro da 1,081 della chiusura di ieri sera. 

Poco mossa Piazza Affari, attorno alla parità. L’indice Ftse Mib galleggia attorno a quota 20.300 dopo aver segnato in apertura il nuovo record dell’anno a 20.388 punti. Più vivaci Francoforte (+0,5%) e Parigi (+0,3%). Piatta la City londinese.

Stamane intanto l’Antitrust Ue ha bocciato la fusione tra il London Stock Exhange e la Deutsche Boerse.

Ieri sera la presidente della Fed Janet Yellen ha ribadito che l’economia è in ripresa e che il mercato del lavoro è in netto miglioramento dalla fine della recessione, anche se permangono aree di disoccupazione elevata. Il mercato incorpora ormai altri due rialzi dei tassi nel corso del 2017.

Petrolio in rialzo dello 0,5%, con il Brent a 51,5 dollari al barile e il Wti a 48,6. Eni è invariata. Prosegue il rialzo di Saipem (+2%), mentre è invariata Tenaris dopo il +8% di ieri.

Tassi in rialzo sul mercato dei titoli di Stato: il Btp a 10 anni è scambiato a un rendimento del 2,16%, da 2,15% di ieri. Bund a 0,41%, dallo 0,38%, spread invariato a 175 punti base. Il Tesoro ha collocato stamane tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot semestrali (prima tranche) con scadenza settembre 2017, offerti oggi in asta. Il rendimento medio è rimasto stabile a -0,294%, lo stesso livello dell’asta di febbraio. Il minimo storico era stato toccato a dicembre 2016 a -0,317%. 

Brilla a Milano la stella delle Generali (+1,10% a 14,80 euro), premiata da diversi broker: Rbc e Credit Suisse, hanno alzato la raccomandazione a Neutral da Underperform, portando entrambi il target price a 15 euro. 

Unicredit +0,76%: dopo un periodo di sospensione, Citigroup ha fatto ripartire la copertura con raccomandazione Buy e target price a 16,6 euro. “Se la ristrutturazione in corso andrà a buon fine – si legge in una nota – Unicredit diventerà una delle banche più efficienti in Europa”. 

Positive anche Intesa (+0,4%) e Banco Bpm (+0,3%). Fineco Bank +0,23%: Citigroup ha alzato il target price da 6,90 a 7,70 euro, confermando la raccomandazione buy.

È ripartita stamane l’Opa di Lactalis su Parmalat (-0,65% a 3,04 euro). L’obiettivo è di raggiungere il 90% per procedere al delisting.

Ancora in fermento Telecom Italia (+0,4%): il collegio sindacale ritiene che Vivendi sia in grado di influenzare i consiglieri. Vivendi ha emesso un comunicato in cui dice di non avere il controllo del gruppo replicando così al giudizio opposto del collegio sindacale. Si profila la partecipazione del gruppo all’asta per i diritti Tv del calcio. Rothschild, infine, sta lavorando per cercare il partner finanziario, che dovrebbe avere il controllo della newco per la realizzazione della rete a banda larga nelle aree a fallimento di mercato, secondo due fonti.

Sale anche Mediaset (+0,4%): il presidente Fedele Confalonieri durante l’audizione in AgCom ha sostenuto che Vivendi dovrebbe scendere sotto il 10% del capitale. 

Tra gli industriali, Leonardo (+0,5%) ha firmato con il Pakistan un nuovo contratto per la fornitura di ulteriori elicotteri AW139, con consegna a partire dall’inizio del 2018. Fiat Chrysler +0,1%, StM -0,2%. Moncler (-1%) ripiega dai massimi storici della vigilia.

Fuori dal listino principale, balza ancora Tps (servizi tecnici di ingegneria aeronautica) che ha debuttato ieri all’Aim con un rialzo di oltre il 40% ed è stata fermata oggi in volatilità quando saliva di un altro 18%.

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