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La guerra spinge ai massimi la spesa per la Difesa: boom in Borsa e ricavi record per le big del settore. E l’Italia?

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La domanda nel settore della Difesa ha raggiunto il suo apice nel 2023, trainata dalle guerre in Ucraina e nel Medio Oriente, portando la spesa a un record di 2.443 miliardi di dollari (+6,8% rispetto all’anno precedente), equivalente al 2,3% del Pil mondiale. Questo ha avuto un impatto diretto sui bilanci dei big del settore, riflesso nelle loro quotazioni in Borsa. Mentre gli analisti prevedono ulteriori aumenti dei ricavi nel 2024 (+6%), il rendimento azionario dei leader del settore è stato eccezionale nel quadriennio 2019-2023, crescendo del 68,7%, il doppio rispetto all’andamento dell’indice azionario mondiale (+34,8%). Secondo il report dell’Area Studi Mediobanca, che esamina i conti annuali di oltre 330 multinazionali industriali, i leader del settore della Difesa hanno conquistato il podio con un impressionante aumento del 22,8%, seguiti dal comparto Media & Entertainment (+19%) e dalla Moda (+17,9%), in coda l’Alimentare (-1,4%), il Metallurgico e l’Oil&Gas (entrambi +1,4%).

Difesa: il successo delle aziende europee in Borsa

Particolarmente degno di nota è stato il successo delle aziende europee della Difesa, con un aumento del 42,3% in Borsa, superando di gran lunga le controparti statunitensi (+8,6%). Questo risultato è stato guidato dalle eccellenti performance di aziende come Rheinmetall (+80,5%) e Hensoldt (+80,3%), seguite dalla svedese Saab (+56,7%) e in Italia da Leonardo (+55,9%) e Fincantieri (+21,9%) che si è classificata al nono posto. Non solo le loro azioni hanno mostrato una crescita significativa, ma anche i ricavi delle aziende del settore sono aumentati del 6% nei primi tre mesi dell’anno, ben oltre la media industriale (+1,5%). In aumento anche la redditività: nel primo trimestre 2024 il margine operativo netto segna +2,6%. In accelerazione a doppia cifra le WebSoft (+53,8%), l’Elettronico (+21,3%) e il comparto Media&Entertainment (+15,5%), con in forte contrazione il Metallurgico (-28,1%), l’Oil&Gas (-19,4%) e l’Automotive (-10%).

Il record della spesa mondiale per la Difesa

La spesa globale per la Difesa, come accennato, ha raggiunto il record nel 2023, toccando i 2,443 trilioni di dollari (+6,8%), guidato dalle crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente e dalla guerra in Ucraina. Interessante notare che la spesa pro-capite per la difesa è la più alta dal 1990, raggiungendo i 306 dollari a persona, con un incredibile valore giornaliero di 6,7 miliardi di dollari.

Il panorama della spesa globale per la difesa mostra gli Stati Uniti in testa con il 37,5% del totale, pari a 916 miliardi di dollari, seguiti dalla Cina al 12,1% (296 miliardi). L’Italia, al dodicesimo posto, contribuisce all’1,5% del totale mondiale, con 35,5 miliardi, e prospetta un aumento del +5,5% nel 2024. Nonostante l’obiettivo di raggiungere il 2% del Pil entro il 2028 (come richiesto dalla Nato), gli italiani spendono già 1,7 dollari al giorno per la difesa del proprio Paese, oltre il doppio della media mondiale (0,8 centesimi), ma è ancora inferiore di tre volte rispetto all’Ucraina e del 20% rispetto alla Russia. 

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, mentre la Russia è in settima posizione (5,9%). Gli Usa scendono al ventiduesimo posto (3,4%), la Cina al sessantanovesimo (1,7%) e l’Italia al settantacinquesimo (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963).

Tra i Paesi in cui i cittadini investono di più nella difesa, spiccano Qatar, Israele e Stati Uniti. Invece Costa Rica, Islanda e Panama non investono in difesa.

Difesa: Usa al primo posto, seguono Europa e Asia 

Il predominio è saldamente nelle mani delle grandi aziende statunitensi, rappresentanti il 74% del totale, seguite da quelle europee con il 22% e da quelle asiatiche con il 4%. Negli Stati Uniti, con 15 aziende leader, la Francia segue con tre società; mentre Germania, Gran Bretagna, India e Italia contano due aziende ciascuna, con quest’ultima che contribuisce al 19% del fatturato europeo e al 4,2% di quello mondiale.

I primi cinque posti per i ricavi nel settore della Difesa sono occupati interamente da aziende statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi nel 2023), Rtx (36,8 miliardi), Boeing (31miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi). Leonardo si piazza all’ottavo posto (11,5 miliardi) e Fincantieri al venticinquesimo (2 miliardi). Nel panorama europeo, la top 10 vede in testa la britannica BAE Systems (25,8 miliardi), seguita da Leonardo e Thales; mentre Fincantieri si colloca al nono posto.

Tra le aziende che registrano un significativo aumento dei ricavi spiccano V2x (+37,1% rispetto al 2022) e Korea Aerospace Industries (+37%), seguite da Parsons (+29,7%), Saab (+22,9%) e Bharat Electronics (+18,1%).

Nonostante l’aumento dei ricavi, l’ebit margin medio è in calo, passando dal 7,9% nel 2019 al 7,4% nel 2022 e al 7,2% nel 2023. Le aziende asiatiche si distinguono per la redditività, con Bharat Electronics (ebit margin al 26,5%) e Hindustan Aeronautics (25,9%), seguite da Aselsan (17,2%) e Curtiss-Wright (17%). In forte crescita invece gli investimenti, che hanno raggiunto quota 13 miliardi di euro (+12,6% rispetto al 2022), rappresentando il 2,8% dei ricavi (rispetto al 2,7% del 2022). Francia e Turchia sono leader negli investimenti (entrambe al 7,2%), seguite da Germania (6,2%) e Stati Uniti (6,1%). La distribuzione di dividendi è aumentata del 5% sul 2022, con il 77% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi.

La capitalizzazione in Borsa

Dal punto di vista patrimoniale, le aziende della Difesa registrano un ammontare di mezzi propri sostanzialmente equivalente a quello dei debiti finanziari a fine 2023. Hindustan Aeronautics risulta la più capitalizzata, seguita da Dassault Aviation (capitale netto pari a 21,8 volte i debiti finanziari) e Naval Group (8,4%). Rispetto al 2019, i mezzi propri sono aumentati del 34,5% e quelli di terzi del 35,4%, mentre la liquidità è cresciuta del 29,8%, raggiungendo il 29,8% dei debiti finanziari a fine 2023.

La capitalizzazione aggregata delle multinazionali della Difesa si attesta a 760 miliardi di euro a fine 2023, pari allo 0,8% del valore complessivo delle Borse mondiali. La capitalizzazione media risulta essere 4,6 volte i mezzi propri, con le aziende italiane tra le meno valorizzate in Borsa. Fincantieri quota 2,2 volte il capitale netto, mentre Leonardo è allineata ai mezzi propri. A fine marzo 2024, la capitalizzazione aggregata sale a 808 miliardi di euro, con il 73% in capo alle aziende statunitensi, con Rtx, Boeing e Lockheed Martin in testa con valori di Borsa superiori ai 100 miliardi di euro.

Così le industrie europee delle Difesa hanno recuperato terreno in Borsa rispetto alle controparti americane, ma risultano ancora inferiori per le spese degli Stati membri: il bilancio comunitario, 352 miliardi e 14,4% del totale globale, è pari a poco più di un terzo di quello degli Usa. Altri due punti deboli sono la frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e la scarsa propensione a cooperare. Per Mediobanca investire nella Difesa “ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche”.

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Categories: Finanza e Mercati