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La guerra dei dazi minaccia la crescita, Bce avverte: “Prospettive offuscate da eccezionale incertezza”

Pixabay

L’inflazione nell’Eurozona sta finalmente rallentando e si avvicina al tanto desiderato obiettivo del 2%, con l’indice dei prezzi al consumo che ha raggiunto il 2,2% a marzo. Nonostante questo segnale positivo, la Bce, nel suo ultimo bollettino economico, avverte che “le prospettive economiche sono offuscate da eccezionale incertezza“, con “notevoli rischi al ribasso”. A pesare sul futuro sono le nuove barriere commerciali, seppur ancora poco chiare, e le persistenti turbolenze nei mercati globali, che frenano gli investimenti aziendali. I consumatori, preoccupati per il futuro, potrebbero scegliere di contenere la loro spesa. Inoltre, le prospettive sull’inflazione restano incerte: i dazi potrebbero spingerla sia al rialzo che al ribasso, aumentando ulteriormente le sfide economiche. 

Inflazione: il ritorno (quasi) al 2%

L‘inflazione continua a rallentare, in linea con le attese degli analisti e delle stesse proiezioni della Bce. A marzo, l’indice dei prezzi al consumo si è attestato al 2,2% su base annua, vicino al target del 2%, sostenuto dal calo dei prezzi energetici (-1%) e dalla tenuta dei beni industriali non energetici, rimasti stabili allo 0,6%. Anche i servizi hanno mostrato segnali di moderazione, scendendo al 3,5%, mezzo punto in meno rispetto a fine 2024.

La Bce guarda con attenzione non solo i dati mensili, ma l’inflazione di fondo, che esclude i fattori volatili. La crescita dei salari sta rallentando (dal 4,5% al 4,1% nel quarto trimestre 2024) e i margini di profitto delle imprese sono scesi dell’1,1%, riducendo la pressione inflazionistica. Nonostante questo, la Bce rimane cauta, consapevole delle turbolenze nel commercio globale e dei rischi sulle prospettive inflazionistiche.

Economia dell’Eurozona: solida, ma incerta

L’economia dell’area euro non vola, ma non affonda nemmeno. Dopo mesi di venti contrari, nel primo trimestre del 2025 si intravedono segnali di stabilizzazione, soprattutto nel manifatturiero, il più colpito dalle debolezze della domanda globale. La disoccupazione, a febbraio, ha toccato il minimo storico del 6,1%, segnale di un mercato del lavoro ancora sorprendentemente resiliente.

Ma l’incertezza è ovunque. Le tensioni geopolitiche – dalla guerra in Ucraina alle crisi in Medio Oriente – e le crescenti barriere al commercio internazionale stanno erodendo la fiducia e rendono difficile per famiglie e imprese prendere decisioni di lungo periodo. La domanda di credito aziendale è in leggera flessione, e molte imprese rinviano investimenti in attesa di condizioni più chiare. Tuttavia, elementi come l’aumento dei redditi reali, la discesa dell’inflazione e il sostegno degli investimenti pubblici – soprattutto in difesa e infrastrutture – potrebbero stimolare la domanda interna nei prossimi mesi.

Politica monetaria: tassi in calo, ma con prudenza

Ad aprile, la Bce ha ridotto i tassi di 0,25% – portando il tasso sui depositi al 2,25%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,40% e quello marginale al 2,65% – ma ribadisce l’approccio “guidato dai dati”: ogni mossa sarà valutata di volta in volta, sulla base delle prospettive di inflazione, della trasmissione della politica monetaria e del contesto economico e finanziario.

Questa flessibilità si rende necessaria in un momento di eccezionale incertezza globale. Se da un lato l’economia dell’area euro ha dimostrato una certa resilienza agli shock esterni, dall’altro le tensioni commerciali internazionali, la crisi climatica e gli scenari geopolitici instabili rendono il quadro altamente instabile.

Prestiti, mutui e mercati: l’effetto domino

I tassi di interesse privi di rischio sono scesi nelle ultime settimane, riflettendo un clima di crescente incertezza. I mercati azionari hanno perso terreno, mentre l’euro si è rafforzato del 5,2% contro il dollaro, soprattutto a causa delle aspettative di rallentamento dell’economia Usa e delle nuove politiche commerciali, come i dazi annunciati a inizio aprile. L’euro si è apprezzato anche contro il renminbi cinese (+6%), a seguito delle difficoltà economiche della Cina e delle previsioni di impatti negativi legati ai dazi statunitensi.

Sul fronte del credito, il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 4,1% a febbraio, mentre quello sui mutui ipotecari si è attestato al 3,3%. La domanda di mutui da parte delle famiglie è tornata a crescere (+1,5% su base annua), favorita dall’allentamento dei criteri bancari. La crescita dei prestiti alle imprese è tornata positiva (+2,2%), ma le banche, come emerge dall’indagine sul credito, stanno diventando più caute: i criteri di concessione si sono irrigiditi, soprattutto a causa delle incertezze economiche.

Rischi e prospettive: camminare sul filo

Nel panorama tracciato dalla Bce, il cammino dell’economia europea appare molto incerto. Le tensioni commerciali internazionali minacciano di frenare l’export e intaccare la fiducia di imprese e consumatori, mentre le persistenti crisi geopolitiche – dall’Ucraina al Medio Oriente – continuano a proiettare ombre su crescita e investimenti. Anche i mercati finanziari restano un sorvegliato speciale: eventuali turbolenze potrebbero raffreddare la domanda interna proprio nel momento in cui si intravedono segnali di ripresa. Ma le insidie non arrivano solo dai capitali o dalla politica: la frammentazione delle catene globali, ad esempio, rischia di far lievitare i costi e riaccendere la pressione inflazionistica, così come gli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, potrebbero far impennare i prezzi alimentari e minare la stabilità dei bilanci familiari. In risposta, la Ue sta cercando di rafforzare le sue fondamenta economiche con iniziative come la “Bussola per la competitività“, l’euro digitale e l’Unione dei mercati dei capitali. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, sarà necessario trasformare le ambizioni politiche in azioni coordinate.

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Categories: Economia e Imprese