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La Francia vota i sindaci, Parigi verso la svolta green

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Ritorno alla normalità significa anche ritorno alla democrazia. La Francia, a differenza di altri Paesi europei, ha sospeso il campionato di calcio, ma in compenso è la prima a cimentarsi col ritorno alle urne dopo il lockdown. Domenica 28 giugno in tutto il Paese si vota per il secondo turno delle elezioni municipali: il primo turno, svoltosi nel lontanissimo 15 marzo scorso, aveva coinvolto oltre 35.000 Comuni (in Francia c’è un’unica tornata per tutti), tra i quali in più di 30.000 casi (le tante realtà rurali) il sindaco è stato già eletto. Ne restano da assegnare solo 5.000 (con quasi 160.000 candidati coinvolti nei ballottaggi), che però sono i più importanti perché riguardano le città più grandi tra cui Parigi, dove la sindaca uscente, la socialista Anne Hidalgo, vola verso la riconferma.

Ecco perché questa tornata, seppur condizionata dal virus che porterà l’astensione a livelli altissimi (si stima il 60%, dopo il 55% del primo turno), ha comunque la valenza di un voto nazionale, e dunque di un banco di prova per il governo Macron: sono infatti chiamati ai seggi 16,5 milioni di francesi, quasi il 40% del corpo elettorale. Proprio sulla capitale si gioca la partita più importante. Anne Hidalgo, per due mandati braccio destro dell’ex sindaco Bertrand Delanoe (frequenta l’Hotel de Ville da un ventennio), non dovrebbe avere grossi problemi: ha già vinto al primo turno col 29,3% dei voti, contro il 22,7% della candidata del centrodestra ed ex ministra con Sarkozy, Rachida Dati, e il 17,2% della macroniana ed ex ministra della Salute Agnès Buzyn (Parigi è uno dei 786 Comuni dove il ballottaggio è a tre, e in 155 città è addirittura a quattro).

I sondaggi danno Hidalgo al 45%, contro il 34% di Dati e il 20% di Buzyn. La candidata di La République en Marche, il partito del presidente, si avvia dunque ad un risultato modesto, proprio nella città che tre anni fa aveva incoronato Emmanuel Macron all’Eliseo, col 90% delle preferenze nel ballottaggio con Marine Le Pen. La campagna per LREM è stata disastrosa: prima la presenza del dissidente Cédric Villani, poi lo scandalo sessuale di Benjamin Griveaux, infine la candidatura frettolosa dell’ex responsabile della Salute, che ha portato ad una sfida tra sole donne. Hidalgo ha una buona popolarità, ha ottenuto le Olimpiadi estive del 2024, e ha puntato tutta la campagna elettorale su ambiente e mobilità sostenibile, incassando il sostegno dei Verdi, che in Francia sono ancora un partito che “sposta”.

Considerata dagli avversari una “radical chic” (Oltralpe si usa dire “bobò”, che sta per bourgeois bohémiens), la sindaca nata in Spagna ha conquistato consenso col suo stile pacato e sta rendendo Parigi una città sempre più green e “slow”. Alcune proposte sono persino rivoluzionarie e non piaceranno agli automobilisti: Hidalgo vuole portare la velocità massima consentita a 30 km/h in tutta la città, salvo che sulle grandi arterie; vuole aggiungere 50 km di piste ciclabili, fino a coprire praticamente il 100% delle strade; ha lanciato il progetto “ville du quart d’heure” (città del quarto d’ora), cioè fare in modo che ogni cittadino, grazie a mezzi pubblici e mobilità dolce, possa raggiungere qualsiasi destinazione in 15 minuti. In virtù del risultato che sta per conseguire, qualcuno la vorrebbe addirittura come candidata alla presidenza della Repubblica nel 2022, ma lei si è già detta non interessata.

Ma se Parigi è Parigi, cosa accade invece nel resto del Paese? Secondo i sondaggi, potrebbero cadere diverse roccaforti, a destra come a sinistra. Il centrosinistra quasi ovunque si presenta diviso, col partito di Macron e “tutti gli altri” che corrono ognuno per conto loro. Nonostante questo, la candidata della gauche potrebbe riconquistare Marsiglia, che di recente era diventata una roccaforte del centrodestra. Stesso copione dovrebbe materializzarsi a Montpellier. A testimonianza che i temi ambientali in Francia vanno molto di moda, a Lione sono addirittura favoriti i Verdi, all’interno di una coalizione di centrosinistra che starebbe per conquistare anche il governo dell’area metropolitana. Gli stessi Verdi insidiano la sindaca uscente (è in carica dal 2001) Martine Aubry, storica esponente del Partito socialista, di cui fu anche segretaria.

I candidati di LREM difficilmente hanno raggiunto i ballottaggi, ma saranno un ago della bilancia. Generalmente a favore del centrosinistra, ma non sempre: a Bordeaux ad esempio il sindaco uscente, del partito repubblicano, incasserà proprio il sostegno della lista di Macron. Ma nonostante questo rischia seriamente di perdere, ancora una volta a favore degli ecologisti. A Le Havre si è candidato il Primo ministro, e sindaco uscente della città del Nord, Edouard Philippe, il quale però ha fatto capire che in caso di rielezione resterà a capo del governo, in attesa di un sempre più probabile rimpasto in autunno. Nonostante la scarsa popolarità di questo governo, Philippe ha raccolto il 43% dei consensi al primo turno (nel 2014 fu eletto direttamente).

Infine, la grande perdente di questa tornata: Marine Le Pen e il suo Rassemblement National. Se è vero che LREM non ha fatto faville, quello di RN invece è un vero e proprio flop: dopo il ballottaggio presidenziale conquistato nel 2017, l’estrema destra ha insediato solo 3 sindaci al primo turno, e domenica 28 giugno l’unico candidato con buone chance di vittoria è quello di Perpignan. In Francia il vento sta cambiando. E anche le modalità di voto: causa emergenza Covid-19, il voto nei seggi sarà elettronico (e con tutte le solite misure, dalle mascherine al distanziamento) e il ministero dell’Interno sta esplicitamente incoraggiando il voto per procura. Sarà però difficile trovare qualcuno a cui delegare, visto che a votare andranno in pochi.

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