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La Cina è (forse) la più grossa economia del mondo, ma non la migliore

La classifica del Pil delle nazioni comunicata dalla Banca mondiale e basata sui cambi a parità di potere d’acquisto adombra un sorpasso, già quest’anno, della Cina sugli Usa, e simboleggia quindi un nuovo baricentro nell’economia del terzo pianeta. Tuttavia, non è tutt’oro quel che luce.

L’artefice della spinta della Cina verso il mercato, Deng Xiaoping, disse: “Lasciate che qualcuno diventi ricco prima degli altri”; un modo rilassato di accettare quelle diseguaglianze che Mao voleva appiattire a tutti i costi. Ma oggi il primo ministro Xi Jinping avrebbe ragione di guardare con diffidenza a quel detto di Deng. 

L’indice della diseguaglianza in Cina sta sorpassando quello degli Usa: un sorpasso poco lusinghiero, a differenza di quello del Pil. Tanto più che quel ‘qualcuno’ che diventa ricco prima degli altri sono dirigenti del partito o imprenditori ammanicati col potere, non cittadini qualunque. 

La stretta relazione fra élite finanziarie e politiche assicura una crescente diseguaglianza, e non solo in Cina: questo è il tratto comune che lega le proteste in Thailandia, i timori del partito comunista cinese nei confronti dell’irrequietezza sociale, il cinismo dei filippini e degli indonesiani verso le promesse di redistribuzione dei redditi e l’analoga diffidenza dei sudcoreani rispetto alle assicurazioni della Presidente Park Geun Hye sul contenimento del potere dei grandi conglomerati (‘chaebol’).


Allegati: Bloomberg

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