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La Borsa ritrova la carica, Wall Street aiuta

Imagoeconomica

Dopo qualche giorno in fuga, il Toro si è riaffacciato oggi sulla scena delle piazze europee, che chiudono l’ultima seduta della settimana in progresso, favorendo il rimbalzo in avvio di Wall Street. Il cambio si clima non si è invece registrato a Tokyo, che ha perso lo 0,63%, mentre la fiamma olimpica veniva accesa in uno stadio deserto.

Gli investitori, a caccia di buoni affari dopo le vendite di ieri, tornano dunque sull’azionario in occidente e trascurano per un giorno i bond, in particolare quelli americani e tedeschi, in rally nelle ultime quattro sedute. Risalgo inoltre i prezzi dei future del petrolio e resta sulla cresta dell’onda l’oro. Cede il dollaro, con l’euro che si muove intorno a 1,186. 

In Europa, Milano riagguanta i 25 mila punti, salendo dell’1,67%, con le banche e nonostante il tonfo di Amplifon (-6,39%); si apprezzano inoltre Francoforte +1,75%; Parigi +2,07%; Amsterdam +1,25%; Madrid +1,49%; Londra +1,31%. I settori che registrano i maggiori rialzi sono quelli che più hanno sofferto nelle ultime sedute. Nell’auto Volkswagen compie un salto del 5,83%, con un primo semestre brillante: un utile operativo di circa 11 miliardi di euro, grazie a una solida ripresa della domanda dopo il calo dovuto all’impatto della pandemia. Sulla base dei dati preliminari relativi alla prima metà dell’anno, il cash flow netto dell’automotive si è attestato intorno ai 10 miliardi di euro. La casa automobilistica pubblicherà i risultati del secondo trimestre il 29 luglio.

Bene le compagnie aeree, spunti sul lusso.

In Piazza Affari tornano ad occupare i piani alti del listino le banche, in particolare Banco Bpm +5,8%; Mediobanca +2,72%; Unicredit +3,26%. Nelle assicurazione è in evidenza Unipol +2,72%.

Rialzano la testa i titoli petroliferi con Tenaris +3,14%. Per Ubs è un momento favorevole per il comparto grazie all’andamento dell’attività estrattiva. 

Nell’industria: Cnh +3,44%; Stm +3,74%. Stellantis, +2,81%, beneficia dell’apprezzamento degli analisti della strategia di elettrificazione delle linee del gruppo. Secondo Intesa Sanpaolo, pur nella consapevolezza dei rischi di esecuzione del piano, le sinergie dalla fusione Psa-Fca mettono Stellantis in una posizione solida per beneficiare in termini di crescita dai piani transizione all’elettrico. Nel contesto si rianima Exor +2,62%.

Leonardo, +2,73%, in scia al decollo di Airbus (+3,43%) a Parigi, grazie alla  consegna di quasi 300 aerei nuovi nel primo semestre e alle indiscrezioni su una nuova commessa in Pakistan.

Cerca il riscatto anche Telecom, +1,37%, dopo le pesanti perdite delle ultime sedute, anche a seguito dell’istruttoria avviata dall’Antitrust sull’accordo Tim-Dazn per la Serie A.

Nel lusso sale Moncler +1,84%, mentre Ferragamo perde lo 0,66%, dopo il taglio del giudizio da parte di Goldman Sachs, che ha portato il rating a ‘sell’ da ‘neutral’.

Sono solo tre le blue chip negative e a vestire la maglia nera è Amplifon (-6,39%). Sorte analoga è toccata alla concorrente Sonova a Zurigo.

All’origine del tonfo ci sarebbe l’ordine esecutivo dell’amministrazione Biden per promuovere la concorrenza nell’economia americana. Nel mirino è finita anche l’industria degli apparecchi acustici. “La mancanza di concorrenza fa aumentare i prezzi per i consumatori – si legge nel documento – le famiglie stanno pagando prezzi più alti per beni di necessità come i farmaci da prescrizione, gli apparecchi acustici e i servizi internet”. Gli impianti per sentirci meglio sono così cari negli Usa che “solo il 14% circa dei 48 milioni di americani con problemi di perdita di udito li utilizza”. “Il costo medio è superiore ai 5mila dollari al paio e spesso non è coperto dall’assicurazione”.

Si ferma in rosso Nexi, -0,59%, che in seduta ha sfiorato un rialzo dell’1,7%. dopo indiscrezioni stampa secondo cui starebbe valutando la possibile acquisizione del merchant acquiring della greca Eurobank.

Lievissimo ribasso per Hera -0,06%.

La chiusura è in verde anche per l’obbligazionario: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata in calo a 110 punti base (-1,04%). Il tasso del titolo italiano sale appena, +0,77%. Il benchmark tedesco, uno dei principali beni rifugio, chiude in rialzo a -0,34%.

Sul primario il Tesoro ha assegnato in asta BoT a 12 mesi, scadenza 14-07-2022, per 7,5 miliardi, pari all’intero importo offerto, a fronte di una richiesta di 9,4 miliardi. Il rendimento medio ponderato sale di 3 punti base rispetto all’ultima asta a -0,459 per cento.

Nell’ultima riunione della Bce, secondo quanto emerge dai verbali del 9 e 10 giugno, si è osservato che la ripresa dell’eurozona manca ancora di solidità, rispetto ad altre importanti economie del mondo. Allo stesso tempo “le pressioni inflazionistiche registrate in alcune di queste economie ciclicamente più avanzate, in particolare negli Stati Uniti, potrebbero essere precursori di futuri sviluppi nell’eurozona”. Nel meeting si è ipotizzata anche una riduzione del volume di titoli acquistati sul mercato, salvo poi decidere di mantenere un orientamento ancora molto espansivo.

Salgono oggi i rendimenti del Terasury decennale Usa, che al momento è intorno a 1,35%, dopo essere sceso ai minimi da febbraio nella seduta di ieri, condizionata dai timori sulla ripresa legati alla rapida diffusione nel mondo della variante Delta del coronavirus.

Le nebbie sul futuro non si sono ancora diradate. “Penso che uno dei maggiori rischi per la crescita globale sia che abbiamo prematuramente dichiarato vittoria contro il Covid”, sostiene in un’intervista al FT, Mary Daly, presidente della Federal Reserve di San Francisco e componente con diritto di voto, quest’anno, al Fomc, il braccio di politica monetaria della Banca centrale statunitense. 

Pfizer si apprezza a New York dell’1,5% dopo aver chiesto l’autorizzazione per una terza dose del suo vaccino.

Eppure torna l’appetito per il rischio.

In campo valutario lo yen ha perso forza contro la valuta Usa.

Lo yuan è rimasto stabile dopo che la banca centrale cinese ha annunciato la riduzione di 50 punti base dal 15 luglio del coefficiente sulle riserve di liquidità che le banche devono obbligatoriamente mantenere presso l’istituto.

Tra le materie prime corre il petrolio. Il Brent si muove intorno a 75,55 dollari al barile, in progresso del 2% circa e il Greggio americano lo rincorre, in rialzo del 2,2% a 74,55 dollari al barile. Recentemente hanno pesato sui prezzi le divisioni in seno all’Opec+, nel timore che un mancato accordo su un allentamento delle restrizioni potesse indurre in alcuni la tentazione di abbandonare completamente i limiti alla produzione. Intanto però le scorte di greggio e carburante negli Usa sono calate, e la domanda di benzina ha raggiunto i suoi massimi dal 2019, secondo i dati pubblicati ieri dalla Energy Information Administration, segnale che l’economia si sta rafforzando.

Bene l’oro con consegna immediata: +0,35%, 1809,30 dollari l’oncia.

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