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Juve, lo scudetto è suo per la nona volta di fila

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Buona la seconda. Questa volta la Juventus non sbaglia, batte la Sampdoria e si prende il trentaseiesimo scudetto della sua storia, il nono consecutivo, il primo con Sarri dopo i tre vinti con Conte e i cinque di Allegri. A mettere la firma sul titolo bianconero, com’era ovvio che fosse, Cristiano Ronaldo, autore del gol che ha rotto l’equilibrio sul finire del primo tempo (45’+7’) e del tiro che, complice un Audero tutt’altro che irreprensibile, ha permesso a Bernardeschi di trovare il 2-0 finale, per quanto l’errore dal dischetto a tempo quasi scaduto gli abbia macchiato, almeno parzialmente, la prestazione.

In mezzo però anche un paio di grandi parate di Szczesny (su Ramirez e, soprattutto, su Quagliarella) e, più in generale, diverse occasioni Samp, a dimostrazione di un momento poco brillante, al di là della vittoria finale. Resta comunque la straordinaria impresa di aver vinto il nono scudetto consecutivo, record assoluto dei principali campionati europei: come la Juve, insomma, nessuno mai.

“Questo titolo ha un sapore forte, particolare, vincere è difficile, ogni anno è complicato: nello sport non c’è mai niente di facile – il commento a caldo di Sarri – I meriti? Cristiano Ronaldo e Dybala fanno la differenza, ma il grosso lo fa la società, il presidente è un grande personaggio, ti sta vicino nei momenti difficili. I dirigenti si sentono molto qui, bisogna capire il loro modo di pensare, entrare in punta di piedi e cambiare le cose piano piano per avvicinarle alle proprie idee: non si può arrivare dove si vince da anni e imporsi, sarebbe poco intelligente”.

Archiviato, con qualche patema di troppo, il discorso scudetto, è tempo di pensare alla Champions League e alla rimonta sul Lione, necessaria per entrare nelle final eight di Lisbona. Missione tutt’altro che semplice, perché oltre alle evidenti difficolta tecnico-tattiche ci si stanno mettendo pure gli infortuni a complicare la vita alla Signora: ieri si sono fermati anche Dybala, costretto a uscire al 40’, e De Ligt (78’), il che, al netto dell’ennesima ricaduta di Douglas Costa e di un Higuain molto lontano dalla forma ideale (clamoroso l’errore all’82’), rende la rosa sempre più decimata.

“Nei prossimi giorni valuteremo tutto, la sensazione però è che Paulo abbia un problema muscolare – ha sospirato Sarri – Alla Champions ci penseremo solo da domani, ora prendiamoci un giorno per gustare la soddisfazione: poi arriveranno il bello e il difficile assieme, è un torneo in cui è praticamente impossibile fare previsioni, però credo che se superassimo il Lione poi potrebbe succedere davvero di tutto”.

Domenica di sorrisi anche per Lazio e Roma, entrambe vittoriose contro Verona e Fiorentina. Il successo più roboante è sicuramente quello degli uomini di Inzaghi, capaci di espugnare il Bentegodi con un clamoroso 5-1, ma classifica alla mano è evidente che abbia maggior peso quello dei giallorossi, ora davvero a un passo dall’obiettivo Europa League. Se mercoledì Fonseca riuscirà a ripetersi anche a Torino, sarà qualificazione sicura alla fase a gironi, ma il risultato potrebbe arrivare a prescindere se il Milan, impegnato a Genova un paio d’ore prima, non facesse punti.

Insomma, la Roma ha buone possibilità di chiudere il suo campionato con 90 minuti di anticipo e questo grazie al successo di ieri, molto più complicato di quanto non si pensasse alla vigilia. Per avere ragione della Fiorentina i giallorossi hanno avuto bisogno di due rigori, entrambi trasformati da Veretout (45’, 87’): in mezzo il pari della Viola con Milenkovic (54’), ma soprattutto occasioni da una parte e dall’altra, per una partita bella e combattuta.

“Loro non perdevano da sei partite e hanno sempre fatto buoni risultati, ma noi abbiamo fatto una buona gara – il commento di Fonseca – Stiamo giocando bene, con fiducia, le altre cose non sono un problema. Ora pensiamo al Torino”.

Vittoria spettacolare invece per la Lazio, tornata sui livelli di qualche tempo fa. Per sua sfortuna la sveglia è arrivata troppo tardi per ambire allo scudetto, ma quantomeno c’è ancora il tempo per arrivare secondi e chiudere la stagione con la coscienza a posto. Grande protagonista di giornata Ciro Immobile, autore di una tripletta (due su rigore al 45’ e al 94’, l’altro all’84’) che lo porta a quota 34 gol in campionato, due in meno del recordman Higuain, e alla pari con Lewandowski per la scarpa d’oro. In mezzo le reti di Milinkovic-Savic (56’) e Correa (63’), ad annullare il momentaneo vantaggio del Verona con Amrabat su rigore (38’).

“Si è vista la Lazio che conoscevamo prima, con i cambi in panchina e la rosa adeguata per fare queste partite – l’analisi di Inzaghi – Per noi era importante questa vittoria, non vogliamo arrivare quarti: la squadra non lo merita per quel che ha fatto”.

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