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Intesa Sanpaolo, utile netto a 4,37 miliardi nei primi 9 mesi 2022: record dal 2008. Dividendo interim da 1,4 miliardi

Imagoeconomica

Intesa Sanpaolo chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile netto pari a 4,37 miliardi di euro, il miglior risultato dal 2008, in aumento del 9% rispetto a 4,01 miliardi dei primi nove mesi del 2021. Tale dato esclude 1,3 miliardi di euro di rettifiche di valore per Russia e Ucraina. L’utile netto contabile è pari a 3,28 miliardi di euro, in calo del 18%.

Messina: ora siamo una banca a esposizione zero verso la Russia

Escludendo tali accantonamenti, “siamo pienamente in linea con l‘obiettivo previsto dal Piano d’impresa di un utile netto di oltre 5 miliardi nel 2022” ha commentato Carlo Messina, Ceo di Intesa SanPaolo.
Nel terzo trimestre 2022 è stata ridotta di circa il 65% (circa 2,3 miliardi di euro) l’esposizione verso la Russia, scesa allo 0,3% dei crediti a clientela complessivi del Gruppo. ”Ora possiamo essere considerati una banca a esposizione zero verso la Russia. Continueremo a lavorare per ridurre la limitata esposizione residua” dice ancora Messina.

Guidance aggiornata a oltre 4 miliardi di utile netto. Il 23 novembre dividendo interim da 0,0738 euro ad azione

“La solida performance operativa e il massiccio de-risking della Russia, ci permettono di aggiornare la guidance di utile netto a più di 4 miliardi per il 2022, nonostante il peggioramento nella fornitura di materie prime ed energia” dice una nota dell’istituto milanese. Invariato, inoltre, l’impegno di Intesa Sanpaolo per un payout del 70%, con 2,3 miliardi di dividendi già maturati. Il 23 novembre verrà distribuito un interim dividend di 1,4 miliardi, pari a 0,0738 euro per azione.

L’istituto segnala una distribuzione aggiuntiva agli azionisti di 1,7 miliardi di euro tramite il buyback avviato il 4 luglio e concluso l’11 ottobre 2022, oltre alla decisione in merito al buyback per il restante ammontare di 1,7 miliardi di euro autorizzato dalla BCE che verrà assunta entro l’approvazione dei risultati al 31 dicembre 2022. Infine, IntesaSanpaolo ha segnalato un’eventuale ulteriore distribuzione da valutare anno per anno a partire dal 2023.

“Intesa Sanpaolo è pienamente in grado di continuare a operare con successo in futuro, potendo contare sui punti di forza che contraddistinguono il Gruppo, in particolare sotto il profilo finanziario, operativo, tecnologico e organizzativo” dice il Gruppo. “La formula del Piano di Impresa 2022-2025 e, in particolare, l’obiettivo di 6,5 miliardi di utile netto al 2025 sono confermati, con un’ulteriore crescita potenziale derivante dall’aumento dei tassi di interesse, dall’elevata flessibilità nella gestione dei costi operativi e dallo status di banca a “zero npl”. L’attuazione del Piano procede a pieno ritmo, con le principali iniziative industriali ben avviate” dice la nota

Common Equity Tier 1 ratio a regime al 12,4%

La struttura di capitale, superiore ai requisiti regolamentari con un Common Equity Tier 1 ratio è a regime al 12,4%, senza considerare circa 110 centesimi di punto di beneficio da assorbimento delle imposte differite attive (DTA), di cui circa 40 nell’orizzonte di Piano e considerata la deduzione di 2,3 miliardi di dividendi maturati nei primi 9 mesi del 2022 e i 3,4 miliardi di buyback.

Intesa Sanpaolo a fianco di famiglie e imprese

Intesa Sanpaolo si dichiara “motore dell’economia reale e sociale del Paese”: nei primi nove mesi dell’anno le erogazioni a medio e lungo termine a favore di famiglie e imprese in Italia sono state pari a 46 miliardi (64,5 miliardi in totale) e con un supporto a 3.200 imprese italiane rientrate in bonis. “Siamo consapevoli di come la crisi energetica e l’aumento del costo della vita stiano causando un notevole peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie in un contesto sociale già difficile” ha detto Messina. “Per queste ragioni abbiamo stanziato 30 miliardi di euro a favore di imprese e famiglie dando la possibilità di sospendere o rimodulare mutui e prestiti, concedendo erogazioni a tassi agevolati e permettendo rateizzazioni a tasso zero”.

Il risultato della gestione operativa è salito del 2%, cost/income a 49,4 %

Il risultato netto è pari a 930 milioni di euro che si confronta con quello pari a 1.330 milioni nel secondo trimestre 2022 e a 983 milioni nel terzo trimestre 2021. Il conto economico consolidato del terzo trimestre 2022 registra interessi netti pari a 2,4 miliardi di euro, in aumento del 14,1% rispetto ai 2,09 miliardi del secondo trimestre 2022 e del 19,4% rispetto ai 2 miliardi del terzo trimestre 2021. Il risultato della gestione operativa è salito del 2%, passando da 7,83 miliardi a 7,99 miliardi di euro. Il cost/income ratio nei primi nove mesi del 2022 è stato pari al 49,4%.
I proventi operativi netti sono stati pari a 15,8 miliardi di euro, in aumento dello 0,1%% rispetto ai 15,78 miliardi dei primi nove mesi del 2021, in seguito a maggiori interessi netti (+8,2% a 6,44 miliardi).

Riduzione dei crediti deteriorati lordi di 3,9 miliardi, incidenza dei netti all’1,0%

Il costo del rischio dei primi nove mesi del 2022 annualizzato a 54 centesimi di punto (da 59 nell’esercizio 2021), a 27 se si esclude lo stanziamento per l’esposizione a Russia e Ucraina al netto di circa 0,3 miliardi di euro di rilascio a valere sulle rettifiche generiche effettuate nel 2020 per i futuri impatti di COVID-19 (da 25 nell’esercizio 2021 se si esclude lo stanziamento per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati), con 0,4 miliardi di euro di overlay per accantonamenti generici ancora disponibili miglioramento della qualità del credito.
I crediti deteriorati sono diminuiti, al lordo delle rettifiche di valore, di circa 3,9 miliardi di euro da fine 2021 e di circa 54 miliardi dal picco di settembre 2015, mentre lo stock di crediti deteriorati scende, dal dicembre 2021, del 25,5% al lordo delle rettifiche di valore e del 14,8% al netto. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari al 2,4% al lordo delle rettifiche di valore e all’ 1,3% al netto considerando il dato contabile al 30 settembre, pari rispettivamente al 2,2% e all’ 1,2% pro-forma tenendo conto della riduzione per le ulteriori cessioni previste nel 2022 già oggetto di accantonamento nel quarto trimestre 2021. Considerando la metodologia adottata dall’EBA, l’incidenza dei crediti deteriorati è pari all’ 1,9% al lordo delle rettifiche di valore e all’ 1% al netto considerando il dato contabile al 30 settembre, rispettivamente all’ 1,7% e allo 0,9% pro-forma tenendo conto della riduzione per le ulteriori cessioni previste nel 2022 già oggetto di accantonamento nel quarto trimestre 2021. Il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati al 46,9% a fine settembre 2022, con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 65,8%;

Per l’Italia, chiaro ritorno alla crescita nel 2024 dopo il rallentamento del 2023

“Nei primi nove mesi del 2022 la nostra Banca ha affrontato uno scenario straordinariamente
complesso
” commenta Messina. “La grave crisi internazionale causata dal conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina, con
il notevole incremento dell’inflazione hanno trovato un’economia italiana solida e in grado di
reagire. L’economia italiana è molto più forte di quanto non fosse durante la crisi precedente, grazie a solidi fondamentali. Anche se nel 2023 si dovesse verificare un rallentamento della crescita economica o una leggera recessione, l’economia italiana si riprenderà rapidamente già nel 2024“.


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