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Influenza aviaria, da Ue stop a importazione di pollo dal Brasile: ecco cosa sta succedendo

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Mezzo mondo, ad incominciare dall’Unione europea, ha sospeso le importazioni di carne di pollo dal Brasile, dove in un allevamento nel Rio Grande do Sul è esplosa la settimana sorsa una epidemia di influenza aviaria. Le autorità locali per ora ridimensionano l’allarme, sostenendo che “nessuno ha una sicurezza sanitaria come la nostra” e che il focolaio è limitato al piccolo comune di Montenegro: adesso il Paese ha circa 3 settimane di tempo per auto-dichiararsi fuori dall’epidemia, se in questo lasso di tempo non verrà registrato nessun nuovo caso. “Il rischio di infezione umana da parte del virus dell’influenza aviaria – ha aggiunto il ministero dell’Agricoltura – è basso e, nella maggior parte dei casi, si verifica tra operatori o professionisti con contatti intensi con uccelli infetti (vivi o morti)”.

Blocchi globali: molti Paesi fermano le importazioni dal Brasile

L’ottimismo del governo brasiliano non è però condiviso da buona parte degli importatori globali, e mentre la Russia ha recentemente comunicato che bloccherà gli acquisti solo dal Rio Grande do Sul, rimane folta la lista dei partner che hanno totalmente fermato le transazioni con l’intero Brasile: Unione europeaMessicoCorea del SudPerùCanadaUruguayArgentinaColombiaSudafrica e soprattutto la Cina, che è il primo acquirente mondiale della carne di pollo brasiliana. A differenza della Russia che è solo il 25 esimo mercato di destinazione, a Pechino e dintorni giungono dal Brasile – che è il primo esportatore al mondo di pollami, oltre che di carne bovina – 563 mila tonnellate di  carne avicola all’anno, secondo i dati di ABPA (Associação Brasileira de Proteína Animal). Secondo le stime, solo contando i maggiori importatori e quelli che hanno imposto il divieto totale quindi oltre alla Cina l’Unione europea, il Messico, il Cile, il Sudafrica e la Corea del Sud, il Brasile non riuscirà a vendere 150 mila tonnellate di carne di pollo ogni mese, finché durerà l’epidemia di influenza aviaria.

Russia e altri Paesi adottano misure più mirate

Tra quelli che hanno scelto una linea più soft, limitando il blocco al solo Rio Grande do Sul come ha fatto la Russia, ci sono il Regno Unito e Cuba, mentre addirittura hanno fermato l’import solo dall’area specifica colpita dal contagio SingaporeHong KongFilippineIndiaParaguay e Vietnam. Il Giappone, dove recentemente è stato in visita ufficiale il presidente Lula firmando importanti accordi anti-dazi e che già oggi è tra i primissimi compratori di pollo dal Brasile, ha invece annunciato che manderà un’equipe di tecnici a fare sopralluogo e controlli nel focolaio sudamericano. L’influenza aviaria al momento non sta impattando sul prezzo della carne di pollo né in ambito internazionale né nello stesso Brasile, che però rischia di perdere tanti soldi dalle mancate esportazioni. Se lo stop dovesse durare circa 2 mesi, come ipotizza il ministero dell’Agricoltura in base al termine di sospensione previsto dalla Cina, le perdite per il settore avicolo potrebbero raggiungere gli 1,7 miliardi di dollari.

Impatto economico: perdite miliardarie per il Brasile

Nel 2024 il Brasile ha esportato carne di pollo e uova per un valore di quasi 900 milioni di dollari al mese e fino a pochi giorni fa si vantava di essere l’unico Paese, tra i maggiori produttori globali di pollo, a non aver registrato focolai di influenza aviaria negli ultimi tre anni. Restano però non pochi dubbi sulla sicurezza alimentare nei vari Paesi da cui importiamo il cibo che finisce sulle nostre tavole: se l’influenza non preoccupa più di tanto e lo stop al pollo brasiliano è più che altro precauzionale, va anche detto che il Brasile ha registrato nel 2024 il record di utilizzo di “agrotoxicos”, ossia prodotti tossici in ambito agricolo. Il governo Lula ne ha autorizzati ben 663, il 20% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2000 erano appena 82 i pesticidi e affini liberati dalle autorità. E c’è di peggio: secondo la polizia il 25% dei pesticidi usati in Brasile è illegale, cioè comprato online sul mercato parallelo, da produttori di dubbia affidabilità. Tra questi prodotti c’è il Fipronil, un pesticida che ha un impatto devastante sull’ecosistema ad incominciare dalle api, e che l’Unione europea ha rigorosamente vietato nel 2017. In Brasile l’utilizzo ne è stato solo parzialmente limitato, e solo dall’inizio del 2024.

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