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In Slovacchia e Slovenia un interessante caso di pax editoriale tra siti online e giornali di carta

Accadono cose interessanti per l’editoria, in Slovacchia e Slovenia. L’idea è venuta nel maggio del 2011 a Tomàs Bella, ex direttore di SME Online, l’edizione digitale del principale giornale slovacco. Bella ha convinto i responsabili delle testate più diffuse a firmare un accordo per condividere un unico paywall e dividere il ricavato con questi parametri: il 40% va al sito sul quale l’abbonamento è stato sottoscritto, il 30% va al sito sul quale il lettore legge le informazioni, il 30 per cento va alla struttura di Piano Media. L’accordo è stato sottoscritto da nove editori e da 12 testate, otto quotidiani, un settimanale, due mensili e un website di gossip. Nel primo mese sono stati incassati 40 mila euro, non pochi in un paese di 5 milioni di abitanti.

Bella è riuscito in una impresa ritenuta impossibile, quella di convincere giornali in concorrenza fra di loro a collaborare per rendere fruttuose le proprie edizioni online. Il lettore non solo ha una maggiore facilità di accesso grazie ad un semplice e accettabile sistema di pagamento (0,99 euro al giorno, 2,90 al mese, 29 all’anno) ma è anche liberato dalla sgradevole sensazione di pagare una società editrice per contenuti che può facilmente trovare gratis nelle pubblicazioni di un’altra.

Dalla prossima settimana, il progetto si estenderà a tutti i giornali della Slovenia, un paese con caratteristiche diverse e con una larga diffusione di giornali regionali. Ma poco importa: “Quello che unisce le due nazioni – ha commentato Bella – è il fatto che tutti i giornali sono in crisi e hanno un disperato bisogno di trovare nuovi canali di introito”. In Slovenia i lettori pagheranno di più che in Slovacchia (1,99 a settimana, 4,89 al mese, 48,90 all’anno) e i giornali dovranno trovare il modo di convivere in un mercato fortemente competitivo.

Se molti sperano nel successo dell’operazione, non mancano le critiche. Piano Media agisce un po’ come Apple, applicando una ritenuta del 30%, la stessa che viene praticata alle applicazioni scaricate dall’App Store. Inoltre, Tomàs Bella invita inoltre i giornali partecipanti a occuparsi solo dei contenuti, lasciando a lui le operazioni di marketing, di raccolta pubblicitaria e di pubbliche relazioni, cosa che piace poco ai titolari delle testate, i quali vogliono giustamente mantenere un controllo diretto sul loro brand e sull’uso che se ne fa.

Secondo i progetti di Piano Media, Slovacchia e Slovenia sono solo l’inizio. Sarebbero in corso contatti con gli editori in 11 nazioni europee e in tre o quattro paesi dovrebbero essere sottoscritti accordi di collaborazione entro la fine dell’anno. Se l’operazione avrà successo, nel mare agitato dell’editoria la logica finora imperante del “si salvi chi può” potrebbe essere sostituita da una più sensata strategia comune.

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