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In Borsa le incognite del nuovo governo e lo stacco cedole

Imagoeconomica

La pace non c’è ancora, ma Cina e Usa hanno per ora evitato lo scoppio della guerra commerciale. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha confermato la sospensione delle tariffe doganali tra Usa e Cina il giorno dopo l’annuncio di un “accordo” tra i due paesi per ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti. Il vice premier cinese, Liu He ha aggiunto che Pechino aumenterà le importazioni di prodotti statunitensi, anche se non si è comunque impegnata in un obiettivo concreto come invece voleva l’amministrazione Trump. Pechino si è impegnata ad aumentare “significativamente” i suoi acquisti di beni americani, anche se però non sono stati offerti molti altri dettagli. “ Se la Cina non rispetterà i suoi impegni – ha ammonito – il segretario al Tesoro Stephen Mnuchin – il presidente potrà sempre decidere di rimettere in opera le sanzioni” .

Sul tavolo un aumento dell’import cinese di prodotti agricoli (30-50 miliardi) e di energia. Pechino, in cambio, potrebbe aver sbloccato il dossier Zte, il colosso tlc tagliato dal mercato Usa per gli accordi sottobanco con la Corea del Nord e l’Iran.

L’intesa sembra molto vaga ma serve a sbloccare il vertice a Singapore tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-Un fissato per il 12 giugno e dà una mano a Trump in vista delle elezioni legislative di novembre negli Stati agricoli repubblicani, in fibrillazione dopo l’aumento dei dazi cinesi sulla soia in risposta alle sanzioni di Washington.

In cima all’agenda finanziaria internazionale figura anche il dossier Italia, in vista del possibile varo del governo giallo verde preceduto da molti interrogativi e preoccupazioni di vario genere cresciute, se possibile, nel week dopo la sorpresa del no alla Tav, pur caldeggiata dalla Lega in campagna elettorale, la miccia che potrebbe accelerare la frattura con la Francia (e con Bruxelles). Facile prevedere che di Italia si parlerà molto a fine settimana al vertice dell’Eurogruppo.

La lista che sarà presentata al presidente Sergio Mattarella dovrebbe essere capeggiata dal docente di Diritto Privato Giuseppe Conte, all’Interno Matteo Salvini, allo Sviluppo economico (e al Lavoro) Luigi Di Maio, agli Esteri Giampiero Massolo e all’Economia o Paolo Savona o Giancarlo Giorgetti.

La Borsa di MIlano si accinge a riaprire i battenti dopo un calo del 3%, nella settimana peggiore da febbraio. Non meno critica la situazione del reddito fisso: il rendimento del Btp, a 2,22%, sui massimi dal luglio del 2017. Schizza in alto lo spread con il Bund, a 173 punti base, massimo da sette mesi. In un mese è salito di oltre 50 punti base. Record negativo dal 2012 (quando si insediò il governo tecnico di Mario Monti) per il differenziale con il bono spagnolo, a 80 punti base.

In particolare, si guarda alle banche, il comparto più a rischio giù del 3,2% (-9% da inizio mese). L’andamento molto peggiore della media europea fotografa la crescente perdita di fiducia degli investitori nei confronti del “sistema Italia”.

Pesa l’incognita Monte Paschi, dopo le sortite del responsabile economico della Lega Claudio Borghi.

Inoltre, Il contratto di governo tra M5s e Lega inquieta operatori, quotati e non, ed esperti del settore del recupero crediti, dal momento che prevede la soppressione delle norme sull’azione nei confronti dei debitori senza la preventiva autorizzazione della magistratura.

A caratterizzare la seduta di Piazza Affari sarà anche la giornata dei dividendi. Una lunga serie di società quotate a Piazza Affari, tra cui molte blue chip (Poste Italiane, Generali, Eni con rendimenti tra 5,4 5%, ma in vetta c’è Intesa con il 6,5% ) staccherà la cedola. Si è calcolato che l’impatto cumulato sull’indice FtseMib sarà di circa l’1,65%.

Si stima che per il 2018 la somma dei dividendi che le società quotate a Piazza Affari pagheranno ai propri azionisti sui risultati di bilancio del 2017 peserà per circa il 3,10% del valore dell’indice principale della Borsa milanese.

Da segnalare in settimana l’assemblea Enel, fissata per giovedì prossimo.

Occhi puntati anche sulla tradizionale assemblea generali di Confindustria, anche per sondare gli umori delle imprese in prospettiva di un esecutivo a trazione grillo-leghista che – stando alle indicazioni del contratto approvato dalle forze politiche – sembra voler premere sull’accelerazione della spesa pubblica e dell’ampliamento del disavanzo.

Riflettori stamane sul prezzo del petrolio dopo lo scontato (e sospetto) successo del presidente uscente Maduro alle elezioni del Venezuela, che non servirà probabilmente a rilanciare le estrazioni di greggio del Paese, che resta sull’orlo del collasso.

Venerdì le quotazioni hanno toccato nuovi massimi degli ultimi tre anni e mezzo a 80,20 dollari Usa grazie all’assist offerto da Morgan Stanley che in un report sul settore energetico, ha previsto un prezzo del petrolio intorno ai 90 Usd nel medio periodo.

In settimana verranno rese note le minute sia dell’ultima riunione della Bce che dell’ultimo vertice della Federal Reserve. In settimana sono previsti interventi del presidente Jay Powell,di William Dudley di New York e di Lael Brainard, altro membro della banca centrale.

Si avvia alla chiusura la campagna delle trimestrali Usa. Tra gli ultimi a scendere in campo Tiffany’s, Target, Ralph Lauren e altri del consumo.

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